Venti di cambiamento

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Il progetto governativo da qui al 2030/2050 prevede un esorbitante aumento di impianti eolici e fotovoltaici, tale da sconvolgere in modo definitivo ed irrimediabile il paesaggio in nome della difesa dell’ambiente

di Gianluigi Ciamarra

21 giugno 2021

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Chiedo venia a tutti gli amici presenti sulla mia pagina Facebook se li tedio trattando ripetutamente di problematiche riguardanti il paesaggio ed i rischi ad esso connessi per l’utilizzo sconsiderato e selvaggio di fonti di energia rinnovabili impattanti, inquinanti e poco produttive, quali ad esempio l’eolico, ritenute tali non solo dal sottoscritto ma da una folta schiera di intellettuali, scienziati e studiosi della materia.
Il progetto governativo da qui al 2030/2050 prevede un esorbitante aumento di impianti di tal tipo, tale da sconvolgere in modo definitivo ed irrimediabile il paesaggio italiano che oltre a rappresentare un valore irrinunciabile, è una delle fonti più importanti per l’economia italiana.
A ciò aggiungasi il parallelo piano del governo di triplicare gli impianti fotovoltaici sulle aree verdi che comprometterebbero in maniera disastrosa ogni forma di sviluppo dell’agricoltura, sottraendo ad essa terreni fertili e produttivi.
Da calcoli effettuati da esperti del settore, gli impianti eolici da realizzare dovrebbero essere inseriti lungo 5.000 (cinquemila) km della dorsale appenninica (la quale di per se’ ha un lunghezza di 1.200 km), mentre la superficie che verrebbe occupata da impianti del fotovoltaico a terra ammonterebbe a 200.000 (duecentomila) ettari!
In nome di un presunto ed utopico sviluppo sostenibile e della salvaguardia dell’ambiente, paradossalmente si distrugge l’ambiente stesso, la biodiversità, l’avifauna, la natura!  Opere devastanti che offenderebbero, in spregio anche all’art. 41 della Costituzione, la libertà e la dignità della collettività, sovrana nel proprio territorio ora più che mai minacciato da irreversibili manipolazioni che non solo minano l’ambiente sano, ossia il paesaggio che è espressione e portatore di valori estetici, spirituali e culturali, ma pregiudicano anche l’ambiente salubre costituzionalmente protetto dall’art. 32 Cost.
Il Piano governativo, se realizzato così come concepito, porterà ad una selvaggia distruzione del paesaggio e dell’ambiente: le aree interne del nostro Paese (soprattutto del Meridione), quelle più sensibili e meno adatte a subire trasformazioni ambientali e paesaggistiche, peraltro già diffusamente compromesse da interventi dello stesso settore energetico, saranno le prime, e forse le uniche, a subire disastrose conseguenze.
La consapevolezza del pericolo in agguato è presente quasi esclusivamente nelle popolazioni che queste terre abitano e che, pur vivendo in uno sconfortante isolamento, da esse traggono sostegno e nutrimento, anche spirituale.
Stessa consapevolezza, ahimè, non hanno coloro che popolano i grossi centri e il resto della Penisola, lontani da queste zone immerse tra le montagne. Cosa ne sanno e cosa può importare loro della perdita di un paesaggio, del consumo di suolo sottratto al lavoro dei campi, della scomparsa della biodiversità, della mutilazione di boschi?
Le aree interne, con i loro piccoli paesi, esistono e dignitosamente resistono in umili ma ricchi contesti dove le esigenze energetiche sono ridotte al minimo essenziale. Esse già brillano di luce propria: le autentiche luci sono quelle naturali che illuminano i boschi, le valli e i crinali non ancora aggrediti dall’eolico industriale, le testimonianze archeologiche del passato, gli estesi quadri naturali e panoramici.
Eppure esse sono destinate al sacrificio sotto l’incalzare di grandi impianti industriali dell’eolico (o del fotovoltaico a terra) in nome di sempre maggiori bisogni di un mondo energivoro (il Molise, per gran parte formato da aree montane, produce energia in misura più che doppia rispetto al proprio fabbisogno, cedendo senza alcun corrispettivo il surplus energetico).
Nel rispetto delle leggi, ci opporremo a questi nuovi metodi di colonizzazione, alla espropriazione delle nostre campagne, dei monti, degli antichi borghi, delle aree protette, della identità e della memoria storica dei nostri luoghi e delle nostre bellezze. Se la Costituzione è ancora dalla nostra parte (art. 9 - “La Repubblica promuove lo sviluppo e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”) alle lobby di quello che può definirsi uno dei più grossi affari del nostro secolo verrebbe da dire: ”Non più pale per i nostri venti, ma pane per i vostri denti”. 

di Gianluigi Ciamarra

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