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Perchè NO al fotovoltaico su terreni agricoli

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Il “Biodistretto dei Laghi Frentani” dice un tassativo NO a tali realizzazioni

di Loredana Pietroniro

28 maggio 2021

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Produrre energia elettrica con l’uso di pannelli fotovoltaici è una pratica che si sta sempre più diffondendo, anche grazie a sostanziosi contributi, e alla quale non si può che guardare con favore, dal momento che si utilizza una fonte energetica inesauribile, il sole, e si contribuisce in modo sostanziale alla riduzione di emissione in atmosfera di gas serra.

Accanto alla creazione di piccoli impianti localizzati sui tetti degli edifici, però, stanno ora iniziando a proliferare le richieste di autorizzazione alla creazione di impianti a terra, denominati un po’ eufemisticamente “parchi fotovoltaici”: si tratta di schiere di pannelli disposti in file parallele con adeguato orientamento, sopraelevati rispetto al piano di campagna. 

Il Molise non è esente da questo fenomeno, infatti sono state già presentate le richieste per impianti che occuperebbero superfici di diversi ettari su terreni fertili precedentemente adibiti a colture di pregio. Come “Biodistretto dei Laghi Frentani” abbiamo discusso e ci siamo confrontati con altre realtà interessate da progetti analoghi, giungendo alla conclusione che sia fondamentale dire un tassativo NO a tali realizzazioni, per molte ragioni, la prima delle quali è: perché occupare suolo agricolo per realizzare impianti che possono trovare spazio (e quanto!) su superfici già irrimediabilmente compromesse dal punto di vista naturale, come ad esempio i tetti dei capannoni? 

Chiediamo a gran voce di bloccare il consumo di suolo, per cui ribadiamo un chiaro no agli impianti fotovoltaici nei campi, suggerendo invece come impianti a terra si possono fare su aree già irrimediabilmente compromesse, come le discariche o le cave esaurite. Il motivo fondamentale della nostra posizione nettamente contraria è ovviamente che la creazione dei “parchi” comporta consumo di suolo (non così semplicemente restituibile alla natura o all’agricoltura ad esaurimento dell’impianto…), consumo di suolo che in definitiva presenta una contraddizione di fondo: quella di ricorrere ad una fonte energetica rinnovabile consumando però un’altra risorsa non riproducibile, il suolo, che è una risorsa finita ed è il risultato di un processo lento “pedogenesi” che dura migliaia di anni! 

Ci sono poi altre considerazioni da fare: 

Chiediamo quindi, che la Regione ed i singoli Comuni che hanno aderito al Biodistretto si esprimano con un netto no alla costruzione di qualsiasi parco fotovoltaico a terra che vada ad occupare suolo agricolo fertile e che si individuino altre forme adatte a favorire, da una parte la creazione di piccoli impianti familiari, dall’altra la realizzazione di impianti anche di grandi dimensioni su superfici già sfruttate per altri scopi, come tetti di capannoni, supermercati e centri commerciali, parcheggi e altri terreni già sottratti all’uso agricolo e impermeabilizzati. Suggeriamo infine che siano i Comuni a realizzare impianti fotovoltaici sui tetti degli edifici pubblici, magari con sistemi di raccolta di finanziamenti tra i cittadini: sarebbe un’interessante forma di partecipazione collettiva alla produzione di energia.

di Loredana Pietroniro (“Biodistretto dei Laghi Frentani”)

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