La banda partigiana di Trivento

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Nuovo splendido murales realizzato da Claudia Romagnoli, da un’idea di Michele Messere, ed inaugurata il giorno della Liberazione

di A.C. La Terra

27 aprile 2021

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Una nuova bellissima opera di Claudia Romagnoli, in arte Croma, testimonia il senso civico e di appartenenza dei campobassani, sotto forma di omaggio ai partigiani che hanno liberato l’Italia dal nazifascismo. Il murale è stato realizzato in una traversa di via Monte Grappa, voluto da un residente: quel Michele Messere che l’anno scorso si meritò gli applausi di tutti noi per aver ripulito la targa della strada, Via dei Martiri Molisani della Residenza, appunto. Fu un gesto simbolico, come smacchiare quel luogo e quei drammatici eventi storici dall’oblio e dal revisionismo spicciolo di cui sono spesso fatti oggetto.

Con la collaborazione di Casa del Popolo, Associazione Malatesta e Fermenti liberi, e il supporto di notizie fornite dallo storico Fabrizio Nocera, Claudia Romagnoli ha rievocato le gesta della Banda partigiana di Trivento 

Complimenti agli autori di questo nuovo manifesto di arte e di libertà, che rappresenterà un nuovo ‘must to see’ tra gli appassionati di street art e un nuovo presidio fisico della nostra memoria.

Il Molise non è stata una terra feconda sul fronte della lotta partigiana. Ma ci sono state rare eccezioni. Una su tutte: forse pochi sanno che a Trivento, tra il ’43 e il ’44, ci fu una banda di partigiani riconosciuta dal Governo nel dopoguerra che faceva capo a Giovanni Porfirio e a sua moglie Mary Neiman. Un gruppo di circa cinquanta persone che ebbe diversi conflitti a fuoco con i tedeschi contribuendo alla cacciata dal territorio molisano e nazionale nei pressi della ‘Linea Gustav’.
Episodi storici che sono stati raccontati e soprattutto studiati a lungo e in modo approfondito dal prof dell’Unimol, Fabrizio Nocera, che ne ha fatto il suo argomento di tesi nel dottorato di ricerca conseguito proprio all’Università degli Studi del Molise per la cattedra del prof Giovanni Cerchia. Il titolo è emblematico: ‘Le bande partigiane lungo la linea Gustav. Abruzzo e Molise nelle carte del Ricompart’. Un lavoro che gli è valso un doppio riconoscimento: l’ambito e prestigioso premio ‘Matteotti’ e il riconoscimento ‘Acqui Storia’. Il motivo? Eccolo spiegato: “L’autore, con il suo metodico e dettagliato lavoro di ricerca, ha focalizzato la sua tesi sull’attività partigiana in Abruzzo e Molise, un contributo alla valorizzazione del ruolo della Resistenza nel Sud Italia, tutt’oggi sottovalutato rispetto al Centro Nord”.
Bisogna dire che l’unico libro che ha trattato l’argomento è stato finora ‘E fu guerra in Molise’ di Ada Trombetta. Ma la precisione con cui Nocera parla di cosa successe in territorio molisano in quei tragici mesi è una novità assoluta. Come detto, quella di Giovanni Porfirio di Trivento fu l’unica banda partigiana riconosciuta, in quanto ebbe diversi scontri a fuoco con i tedeschi e rimase in vita oltre il limite dei tre mesi, stabilito dal Governo per il riconoscimento ufficiale.
Ma chi era Giovanni Porfirio e come fondò la banda? “Era un militante comunista di Trivento, appunto, schedato dai fascisti e dunque sotto la lente delle autorità locali – spiega Fabrizio Nocera –. Viaggiò molto: in America conobbe la polacca ebrea Mary Neiman, che poi divenne la sua compagna. I due si trasferirono per un periodo anche in Russia prima di tornare nel paese d’origine dove, dopo l’armistizio, decisero di fondare la banda”.
Si combatteva in quei mesi del 1943 sui rilievi trignini e del chietino. Tra l’altro, la banda ‘Porfirio’ recitava un ruolo preciso e delicato: “Essendo Mary una quasi madrelingua inglese – prosegue Nocera – il loro compito principale divenne quello di agevolare la fuga dei prigionieri alleati che erano riusciti a evadere dai campi di concentramento per soldati prigionieri di Sulmona. Attraverso sentieri segreti e nascosti, riuscirono a portare in salvo circa 1500 soldati prigionieri”.
Un’attività del genere non poteva sfuggire ai tedeschi che presentarono il ‘conto’ al comandante dei Carabinieri di Trivento: “Se non ci consegnate Giovanni e la sua banda – minacciarono – prendiamo dieci giovani del paese e li fuciliamo”. Il comandante Cattari si recò a casa Porfirio, raccontando tutto a Mary, che gli rispose: “Non ti dirò mai dov’è Giovanni ma al suo posto prendi me”. Una frase che colpì così tanto il carabiniere da fargli prendere una decisione da vero patriota: si unì anche lui alla banda dei partigiani per combattere gli ‘invasori hitleriani’.
Una storia che mette i brividi e fa capire la grandezza morale di persone che davvero lottavano tra la vita e la morte. Arrivati gli Alleati, gli scontri si concentrarono sul confine molisano-abruzzese per circa dieci giorni, al termine dei quali i tedeschi furono battuti. “Trivento fu liberata dopo giorni di acerrima battaglia, i giovani non furono fucilati e l’attività della banda Porfirio cessò nel gennaio del 1944”. (da primonumero.it)

di A.C. La Terra

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