Larino, a rischio la Camera Iperbarica e altri servizi 

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Nell’ambito della sanità regionale invece di riprogrammare, si continua ancora a scegliere la strada più breve: il taglio di prestazioni indispensabili

di Anna Maria Di Pietro

26 aprile 2021

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Tra qualche mese, la Camera Iperbarica, ultimo baluardo dell’ormai agonizzante sanità pubblica molisana, non sarà più attiva a causa del pensionamento dell’unica anestesista, Pina Lallo, responsabile del servizio, e delle altre figure addette. Quindi, la scusa, perché di questo si tratta, sarebbe la mancanza di personale. Ma a rischiare la chiusura sarebbero anche altri uffici che erogano servizi essenziali. In un quadro regionale a tinte fosche, invece di riprogrammare, si continua ancora a scegliere la strada più breve: il taglio di prestazioni indispensabili per la salute dei cittadini

Quella della Camera Iperbarica è una storia infinita. Chiusa e riaperta più volte, è stata sempre al centro di tante polemiche, fino al 2019, quando si è inaugurata, dopo tante proteste, la nuova sede attigua al Vietri. La struttura all’avanguardia, costata molte migliaia di euro e attiva come sempre, visto che è l’unica nel centro-sud, oggi è di nuovo sotto i riflettori.
Il pretesto, però, è davvero ridicolo, perché il pensionamento di un dipendente non è un fatto improvviso e questo testimonia il menefreghismo con cui la nostra regione viene amministrata, perché, di fatto, non esiste nessun nuovo piano di assunzioni per sostituire le figure uscenti. Che sarà una sospensione temporanea (così è stato detto dalla ASREM) è alquanto aleatorio: la temporaneità in Molise non esiste e, soprattutto, non è mai esistita per tutti i servizi dismessi al Vietri. Ricordiamo, per esempio, il Reparto di Oculistica, che doveva spostarsi al San Timoteo solo per il periodo estivo, ma che non è mai più tornato all’ospedale di Larino. Impressa nella memoria di tutti i larinesi, c’è una scena: insieme al mobilio e ai macchinari, portavano via anche la statua di Santa Lucia. Per dire che non hanno proprio risparmiato niente. Dunque, la chiusura dell’Iperbarica è un teatrino già visto, dove gli attori cambiano volto, ma recitano sempre lo stesso copione. Burattinai e burattini della politica che, a turno, si passano il testimone, mantenendo, però, sempre la stessa linea. Purtroppo, altri uffici e ambiti si trovano in forte sofferenza a causa della carenza di personale.

Il Ser.T, per esempio, che eroga prestazioni atte alla cura e alla riabilitazione di persone dipendenti da sostanze o da comportamenti compulsivi, ad oggi può contare su un solo dipendente e un medico presente solo due volte a settimana. Lo stesso accade per il Cup, che con una sola addetta non riesce a far fronte adeguatamente alle richieste delle centinaia di persone che, un giorno sì e uno no, sono costrette a chiamare le Forze dell’Ordine per scongiurare assembramenti e far valere i propri diritti. Pare che entro giugno la questione si risolverà con la privatizzazione del servizio, che è una via molto battuta per quanto riguarda la sanità regionale. Sempre per il pensionamento dei dipendenti e la mancata sostituzione, altri uffici rischiano nel tempo di cessare la propria attività. Sarà una sorta di effetto domino che porterà il Vietri verso il totale abbandono, con il placet della politica nostrana. Tanti sono i disagi e ancora molti se ne aggiungeranno. Possibile che a nulla sono servite le manifestazioni e gli appelli da parte di cittadini e istituzioni locali? Eppure, la realtà è sotto gli occhi di tutti. Allora, bisogna cambiare passo, fare rete, protestare all’unisono, partendo però dal basso, dal popolo, rimettendo al centro della scena la gente, soprattutto quella che vive il disagio ogni giorno. Non più richieste vuote, che spesso hanno altri scopi, ma azioni forti, capaci di muovere le coscienze, e tanto coinvolgenti da diventare una forza. Lamentarsi non è la via d’uscita. Come non lo è il nuovo commissariamento: la Regione è in fortissimo deficit finanziario, hanno già affilato la mannaia per i nuovi tagli e tutti i molisani sanno dove si andrà a incidere.

di Anna Maria Di Pietro

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