Dal terrazzo, osservatorio sul mio paese dell'anima

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I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre

di Vincenzo Colledanchise

23 aprile 2021

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La mia fanciullezza l’ho vissuta lungo il viale che portava al Convento, perché vi abitava la zia, vedova di guerra, che mi ospitava. 

Mi piaceva curiosare dal terrazzo della zia i dirimpettai: il maestro della scuola elementare, che dal suo balcone semiaperto rallegrava i passanti suonando con impeto il pianoforte, quando non suonava il suo amato strumento, si prodigava a dirigere cori giovanili con l’umile armonium del convento. Il maestro Dionisio era figura austera, stimata e benvoluta.

Al suo fianco abitava zio Gennaro, cuoco rinomato, quando non si recava in campagna, lo si notava intento presso un mezzo a caricare enormi casse di piatti, stoviglie e pentole, utensili del suo mestiere con i quali si portava presso i paesi limitrofi, in case private, dove preparava i suoi rinomati pranzi nuziali, che all’epoca si tenevano in casa.

Era molto generoso, quando in paese durante le feste giungevano di prima mattina, dopo viaggio notturno in corriera, gli assonnati suonatori di bande musicali, la loro prima tappa era presso la casa del cuoco, che amava offrire loro la colazione mattutina di caffè e latte con i suoi gustosi biscotti.

Davanti alle case di costoro in un ampio slargo, amavano ritrovarsi la domenica pomeriggio i soliti amici a giocare interminabili partite a bocce sullo sconnesso pavimento di terra battuta, partite che finivano con grosse bevute di birra per i vincitori.

Poterono giocare finchè non venne collocata su quello spiazzo una monumentale fontana offerta dalla Cassa del Mezzogiorno, vissuta di stenti, senza zampillo d’acqua alcuno, finchè dopo qualche decennio di vita ingloriosa, si è misteriosamente eclissata.

(Foto: Commissione dei festeggiamenti di S. Antonio, presenti, tra gli altri: N. 1- il maestro Dionisio Mitra e n. 2: il cuoco Gennaro Evangelista. Al Centro il Padre Guardiano. P. Giovanni)

di Vincenzo Colledanchise

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