I furbetti del contado

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“Un governatore campione mondiale di scaricabarile, che per rivendicare il ruolo di commissario gioiva dei fallimenti commissariali”

di Antonio Celio

22 aprile 2021

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Molise 2022. Facciamo un salto nel futuro prossimo, per immaginarci fuori da quest’incubo che ci toglie il sonno da più di 13 mesi. Cosa ricorderemo della pandemia? Probabilmente ci resteranno impresse le immagini indecorose di una politica così concentrata a pretendere il potere, da dimenticarsi di esercitarlo al meglio. Ci ricorderemo di sicuro del governatore campione mondiale di scaricabarile, che per rivendicare il ruolo di commissario – del resto lo fa da inizio legislatura – gioiva dei fallimenti commissariali. Quando, direttamente o indirettamente, non era lui stesso a provocarli. Ci ricorderemo di un numero imprecisato di deliberazioni vuote del Consiglio regionale. Io che seguo con attenzione le adunanze dell’assise regionale, senza perdermene una, ho difficoltà a dire quante volte si sia votato per il Centro Covid al Vietri, a meno che non vada a controllare. Di sicuro ricorderò il doppio gioco di Toma, che votava in Consiglio a favore del progetto con al centro l’ospedale frentano ma, nel mentre, scriveva a chiunque avesse il potere di bloccarlo. Sempre pronto a puntare il dito contro il cattivo commissario: ‘Ah, se solo fossi stato io commissario!’, ci ha ripetuto all’infinito.

A proposito, probabilmente ci dimenticheremo – e sarà un bene – anche dell’ex generale. Venuto in Molise col chiaro mandato di far quadrare i conti di una sanità in disavanzo da più di un decennio, ha fatto il solletico ai privati che drenano una buona fetta del budget sanitario. E si è battuto, a giorni alterni, per un progetto in cui diceva di credere fermamente, ma poi si arrendeva a chi gli diceva ‘non si può fare’. E firmava tutt’altro, poi ci ripensava, poi denunciava. È finito miseramente sotto accusa per abuso d’ufficio: forse in preda al panico, ha nominato impropriamente il direttore generale Asrem come commissario per l’emergenza Covid. Come a dire: ‘Tanto decidete tutto voi, a questo punto me ne lavo le mani’. Ha mancato di autorevolezza e di determinazione l’ex commissario e non credo ci mancherà nel 2022. Ancora, ci resterà come un marchio a fuoco nella mente l’immagine del signor Lombardi, che, nel video inviato alla figlia, disperato le diceva ‘non riesco a respirare’. Con settimane di ritardo, la stessa Asrem ha praticamente ammesso di avere degli impianti obsoleti e le immagini hanno fatto il giro del web, indignandoci tutti. Ora indaga la Procura e possiamo solo farci un’idea, ma al termine delle indagini sarà nostro dovere pretendere giustizia, nel rispetto di quel dolcissimo signore che, forse, con un po’ più d’ossigeno si poteva salvare.

Ci ricorderemo anche di come ha reagito una parte della politica regionale. In particolare, inutile girarci intorno, penseremo all’ex pasionaria, che ha chiesto con rabbia la testa di Sansone e di tutti i filistei per poi dire, solo qualche ora più tardi, di essere pronta a scrivere una nuova pagina per il Molise. Cosa non ti fa una poltrona sulla via di Damasco! È da prima della pandemia che su questo periodico libero vi raccontiamo i giochetti di palazzo, la guerra intestina del centrodestra molisano, che costringe il presidente a continui rimpasti per sedare gli appetiti dei suoi commensali. Povero Toma, proprio non lo invidio. Ora avrà altre gatte da pelare, con la seconda pasionaria rimasta senza poltrone di livello (e dire ch’era stata la prima ad essere accontentata) e un ingombrante ex presidente, impossibile ormai da tenere a bada. Non c’è poltrona che non abbia provato, cosa potrà mai proporgli il povero ‘Donato Jones’ per farlo rientrare nei ranghi?

Ma i problemi del presidente non finiscono qui: sono in tanti – dicono i ben informati, spesso nascondendosi dietro pseudonimi – ad essere scontenti. Pare infatti che i centristi si stiano riposizionando, testando vecchie e nuove alleanze. Non ci resta che attendere il momento propizio, in cui decideranno di staccare la spina. È probabile che ciò avvenga a ridosso della scadenza naturale della legislatura, ma i colpi di scena sono sempre possibili.

Nel 2022 ci ricorderemo certamente della torre Covid: chissà se per allora sarà pronta! Ricordate l’intervista rilasciata dal governatore ad un’emittente privata? Altro che Larino Centro Covid, l’ex hospice del Cardarelli può essere riconvertito in quattro mesi, tuonava. Anche in questo caso, ho perso il conto: era metà giugno, tirate voi le somme. Mi sorprende però che – al netto dei ritardi di Arcuri – abbiamo dovuto aspettare febbraio per sentirci dire, dal consorzio che dovrebbe realizzare i lavori, che ci sarebbero errori progettuali. Anzi, testualmente: “Il progetto non c’è”. Da qui ad un anno ci staremo sicuramente chiedendo se quei sei milioni – che sicuramente lieviteranno, per italica abitudine – si sarebbero potuti spendere meglio, salvando qualche vita preziosa.

Un’altra immagine che difficilmente potremo cancellare è quella degli 895 vaccinati di Pozzilli. Infilandosi nelle maglie delle indicazioni vaghe e dei controlli nulli – a torto o a ragione – il già vaccinato europarlamentare ha messo al sicuro tutti i suoi dipendenti, anche i giornalisti della tv che fa capo al gruppo. E, incalzato dalle telecamere di La7, ha candidamente commentato: “La legge non esiste”. Sicuramente non intendeva dire che siamo in uno stato d’anarchia, il messaggio va contestualizzato, ma la sensazione è proprio quella. Sa tanto di Marchese del Grillo, di “io so’ io e voi non siete un ca**o”, ma dubito che Monicelli sarebbe arrivato a tanto. Intanto sarà proprio ‘sor marchese’ – con buona probabilità – a decidere ancora quale schieramento vincerà le prossime elezioni regionali. E, dunque, sarebbe bene riscrivere questo pezzo e proiettarlo a dopo la torta elettorale, magari a giugno 2023, per evitare qualche altra delusione.

Caso Neuromed a parte, che non sta a me condannare non essendo un magistrato, ho provato un profondo sdegno in tante altre pretese di priorità vaccinale. Sono state tantissime infatti le associazioni professionali a chiedere che i propri iscritti – dato il contesto di estrema esposizione in cui operano – fossero vaccinati prima degli altri cittadini. La mia categoria, quella dei giornalisti, non ha fatto eccezione. Nel mio piccolo, voglio rubare ancora qualche secondo del vostro tempo per dichiarare pubblicamente: mai e poi mai toglierei il vaccino a chi ne ha più bisogno. Dunque, non mi chiamate perché vi ci mando davvero per direttissima!

di Antonio Celio (da lafonte.tv)

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