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Chiesa di S. Antonio Abate

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Sant'Antuon Mercurio e Angelo il monumento più rappresentativo dell’arte barocca a Campobasso

di Mario Borraro 

19 aprile 2021

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Nel 1458, la città di Campobasso aveva esteso i suoi confini al di là della originaria cerchia di mura. Fu pertanto stabilito di edificare una seconda cerchia, al fine di includere tutta la parte della città che ormai si era estesa ai piedi del colle. Al di fuori di queste mura, nell’antica piazza chiamata “Maiura” o “Chiaia”, sorge la Chiesa di Sant’Antonio Abate, il monumento più rappresentativo dell’arte barocca a Campobasso. 

Nata come oratorio dell’Ospizio dei Benedettini di S. Maria di Fora, sembra sia stata sede del primo ospedale che si conosca a Campobasso. Fu trasformata in chiesa nel 1572 dalla Congrega delle Maestranze. La struttura architettonica della chiesa è molto semplice, essendo costituita da un’unica navata. Sulle pareti laterali sono pre senti quattro altari barocchi intagliati in legno e rivestiti di oro zecchino, al di sopra dei quali sono collocate pregevoli tele di scuola napoletana. Il primo altare sulla parete destra è dedicato a S. Antonio Abate, con una statua lignea al centro, datata al XV secolo, sovrastata da tele raffiguranti episodi della vita del Santo, risalenti alla metà del XVII secolo. Proseguendo lungo la stessa parete, segue l’altare del Crocefisso, detto anche della Madonna della Candelora. Nella parte lignea dorata dell’altare, due piccoli dipinti, risalenti al 1640 ed attribuiti a Paolo Finoglio, rappresentano due volti di Martiri con al centro la lunetta raffigurante il Padre Eterno. Di fronte all’altare di S. Antonio, sulla parete sinistra della Chiesa, vi è l’altare di San Benedetto, dominato al centro da un meraviglioso dipinto che raffigura San Benedetto che esorcizza un frate ossesso, opera attribuita al maestro Francesco Guarino da Solofra e datata al 1643. Proseguendo sulla stessa parete, è possibile ammirare l’altare del Sacro Cuore, con al centro una statua di legno che raf figura la Madonna delle Grazie con il Bambino, databile alla prima metà del Cinquecento. 

Essa è affiancata in bas so da due tele che raffigurano S. Gregorio Magno e San Giovanni Battista e in alto da due tele più piccole che rappresentano S. Francesco d’Assisi che riceve le stimmate e S. Antonio di Padova, dipinti attribuiti a Scipione Cecere, pittore napoletano del Sei cento, la cui firma compare sotto il dipinto di S. Giovanni Battista. All’interno della chiesa sono inoltre ospitate opere del periodo fiammingo del tardo Cinquecento, come la tela che raffigura Le tentazioni di Sant’Antonio Abate, posta sulla parete di fondo del coro. Al centro del dipinto è raffigurato S. Antonio seduto ad un tavolo con il Vangelo tra le mani, mentre al suo fianco compare a tentarlo il demonio nelle vesti di una fanciulla che ha tra le mani un ventaglio ed uno specchio, simboli della vanità femminile e della lussuria. Si tratta, evidentemente, della stessa scena rappresentata sul Mistero dedicato a S. Antonio Abate, sul quale è raffigurato il Santo tra due angeli e tre demoni, uno dei quali, sotto forma di donzella, sta seduto sulla barella rimirandosi in uno specchio, simbolo del diavolo che cercò di sedurre il Santo. Sulla datazione del dipinto gli studiosi non sono concordi, tuttavia esso risalirebbe ad un periodo compreso tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, e dunque prece dente alla realizzazione degli ingegni. 

È possibile ipotizzare, quindi, che, per la realizzazione di una delle sue macchine, Di Zinno abbia tratto ispirazione da questa meravigliosa tela, conservata peraltro in una delle Chiese maggiormente impegnate nell’allestimento dei Misteri. Dall’uno e dall’altro lato della chiesa vi erano le balconate di legname al di sopra delle quali erano dipinti diversi miracoli di S. Antonio. Oggi, lungo la parte superiore delle pareti laterali sono presenti degli affreschi che raffigurano episodi della vita del Santo, tra i quali S. Antonio che entra in chiesa e rimane colpito dalle parole del Vangelo e il momento in cui, dopo essersi spogliato di tutte le sue ricchezze, si ritira in eremitaggio nel deserto. Sul cielo della navata compare una grande tela, realizzata nel 1939 da Amedeo Trivisonno, che raffigura il Padre Eterno e lo Spirito Santo sotto forma di colomba. Più avanti compare la figura di Cristo in Croce affiancato dagli angeli, mentre nella parte inferiore della tela è raffigurato il Trionfo di S. Michele Arcangelo su Lucifero, tema cui è dedicato l’undicesimo Mistero. Quest’ultimo rappresenta, infatti, l’evento della cacciata di Lucifero dal Paradiso a seguito della sua ambizione a prendere il posto di Dio. Sull’ingegno realizzato da Di Zinno, S. Michele allontana con una spada i demoni dal Paradiso, facendoli precipitare nell’inferno, mentre Lucifero tenta invano di aggrapparsi ad un trono rovesciato, simbolo del potere. 

Nella parte esterna della chiesa, di particolare interesse sono le due faci scolpite in pietra a bassorilievo sui due stipiti dell’entrata. Anticamente, dette faci, portate dai coloni e dagli artigiani, solevano aprire la processione del Corpus Do mini ornati di spighe, fiori e nastri, a rappresentare la luce diffusa dal Cristianesimo sulla terra. Al termine della processione, venivano conservati proprio nella Chiesa di S. Antonio Abate. Oggi è possibile ammirarne un simbolo sul primo Mistero, quello di S. Isidoro, dove è presente un grosso cero, che non ha alcuna relazione con il miracolo del Santo che viene rappresentato, ma vi è stato posto a premura dei coloni, proprio in memoria dell’antica face. Il Mistero di S. Crispino, invece, fu sostituito alla face dei calzolai, i quali, come ogni altra maestranza, avevano un altare servito a loro spese nella chiesa di S. Leonardo. Attorno alla Chiesa di S. Antonio Abate nacque una Confraternita che raccoglieva i cosiddetti “idioti”, ossia gli illetterati, i cui capi erano comunque scelti tra le famiglie più influenti della città. 

A differenza delle altre due Confraternite dei Crociati e dei Trinitari, i cui rapporti furono segnati per lungo tempo da un forte antagonismo per la conquista del potere civile nella città – che si espresse anche nei contrasti relativi all’occupazione delle posizioni principali durante la processione del Corpus Domini – la Confraternita di S. Antonio Abate non aveva posto e potere nella vita civile di Campobasso, ma aveva una funzione esclusivamente religiosa, occupandosi spesso dell’attenuazione dei contrasti tra le due confraternite maggiori. Il problema relativo al diritto di precedenza tra queste ultime, in occasione della processione del Corpus Domini, venne risolto con il criterio dell’alternanza: S. Antonio avrebbe partecipato ogni anno, mentre le altre due si sarebbero alternate nella preparazione degli ingegni. 

La Chiesa di S. Antonio Abate ha avuto particolare rilevanza nella tradizione dei Misteri, poiché, oltre ad essere sede di una delle confraternite maggiormente impegnate nell’organizzazione della processione del Corpus Domini, diventò, dopo il terremoto del 1805, la sede unica in cui venivano conservati tutti gli ingegni, non solo quelli curati dalla propria confraternita. Di qui i Misteri riprendevano ogni anno il giro della città, che, secondo un Decreto Prefettizio da tato al 1912 e conserva to presso l’Archivio di Stato di Campobasso, prevedeva il seguente itinerario: S. Antonio Abate – Borgo – Corso Garibaldi, Trinità, Corso Vittorio Emanuele, Quadra to Rione di Via Amedeo, Via Ferrari, Via XX Settembre. 

di D'Errico Emilio - fb

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