Manifestazione popolare "Cacciamoli"

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Ieri mattina presso il consiglio regionale del Molise a Campobasso si è tenuta la manifestazione di protesta popolare "Cacciamoli" per chiedere le dimissioni dell’intero Consiglio Regionale

da Maurizio Cavaliere (da isnews.it)

17 marzo 2021

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Cori, slogan, striscioni e invettive contro Toma, accuse anche agli altri consiglieri. Davanti al Consiglio regionale schierato il reparto Mobile della Polizia. 

La protesta c’è stata. Più forte del previsto. Davanti all’ingresso del Consiglio regionale circa 150 cittadini provenienti da tutto il Molise, tanti da Termoli, ma anche da Isernia e Venafro, si sono radunati per chiedere le dimissioni dell’intero Consiglio regionale, in particolare degli amministratori che stanno gestendo in prima persona da un anno ormai l’emergenza pandemica in Molise. 

Al grido di ‘Vergogna’ ‘Andate a casa’ ‘Dimissioni’ e ‘Via la mafia dal Molise’, muniti di centinaia di cartelli e striscioni, i manifestanti hanno rappresentato la loro rabbia per l’immobilismo amministrativo rispetto all’ospedale Covid - siamo l’unica regione italiana ed esserne sprovvista - ma anche per l’incapacità “di portare avanti un’azione politica pronta a fronteggiare l’emergenza, in grado di rallentare la violenta esplosione del Covid, soprattutto nell’ultima ondata pandemica tutt’ora in corso. Oltre 400 morti in un anno, migliaia di molisani che piangono queste vittime del Covid ma anche, come spiegato negli interventi dei manifestanti, in primis Emilio Izzo, di una strategia fallimentare nella gestione stessa del problema. 

Il Presidente Toma non ha raggiunto la sede assembleare, oggi era a Roma, ma il Consiglio si è svolto comunque, nel silenzio di un Palazzo protetto dalle Forze di Polizia, che era bersaglio di invettive e accuse rivolte ai propri... inquilini dai più definiti ‘abusivi’. I manifestanti non hanno risparmiato nessuno: da Toma a Giustini, a Florestano, a tutti i consiglieri regionali, nessuno escluso, compresi quelli che invitano i colleghi alle dimissioni ma non agiscono per primi. Tutti sotto accusa in via IV Novembre, il popolo prova a sfiduciare chi ha votato alle elezioni. 

Ci sono poliziotti del reparto Mobile, alcuni arrivati da fuori regione, c’è la troupe di La7, in diretta, perché la situazione è grave, ma soprattutto ci sono i cori, i schietti, gli striscioni e l’appello doloroso dei parenti delle vittime, con il Presidente dell’Associazione Francesco Mancini, il quale ricorda che molti di quelli che sono morti al ‘Cardarelli’ sono stati privati della dignità di uomini e donne, di quelle cure assistenziali garantite dalla legge e da una società realmente degna di tale nome. Mani alzate, i manifestanti hanno proceduto un passo alla volta, dietro uno striscione, verso l’ingresso del Palazzo. Fermati dalle Forze armate, hanno rincarato la dose, chiedendo un incontro con i consiglieri. La rabbia monta ma la manifestazione resta nei binari della protesta pacifica, è un tentativo simbolico di occupazione del Palazzo, prevale il buonsenso di chi ha perso i propri cari, mentre dentro, in Consiglio, si parla e ci si accusa reciprocamente. 

È il giorno del giudizio, in Molise. L’immagine dell’istituzione di appanna, mentre viene tirato in ballo l’europarlamentare Aldo Patriciello e mentre piovono accuse anche su chi ha gestito la sanità, non solo Toma, ma anche Frattura e soprattutto Iorio. Il popolo chiede le dimissioni in massa dei consiglieri regionali e dentro, in assise, lo sanno tutti. Ci sono difficoltà, c’è imbarazzo e ci sono purtroppo anche 400 molisani che sono morti. Si parla di sfiducia al Presidente Toma, il Consiglio è in corso. Fuori dal Palazzo c’è attesa, la gente vuole un segnale forte. Qualcosa succede, la politica è in crisi più di quanto non lo siano i cittadini rispetto al Covid. La rabbia cresce, mentre il Covid non rallenta la sua micidiale corsa.

da Maurizio Cavaliere (da isnews.it)

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