Quando le decisioni dei giudici si scolpivano sulla pietra

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Carovilli: la sentenza del Giudice Mazzocchi per la Fida dei pascoli delle Universita’ di Carovilli e Castiglione

di Franco Valente - fb

11 marzo 2021

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Carovilli deve parte della sua esistenza a una circostanza: il suo territorio è attraversato da un tratturello che fa da scambiatore tra i due tratturi Castel di Sangro-Lucera e Celano-Foggia, i più importanti della dorsale appenninica. Su quel tratturello, poco fuori dell’abitato, dove un piccolo pianoro domina l’ambiente circostante, si erge l’antica chiesa di San Domenico, dello stesso colore della lana delle pecore, mezze sporche e mezze pulite, che vi stazionano davanti, come una volta, a brucare l’erba di un magnifico prato. Che è anche il luogo dove ancora oggi si tengono le fiere.

Un luogo che una volta era di grande importanza soprattutto per i commerci legati alla transumanza.
Una lapide murata sulla parete esterna della chiesa ricorda, ormai inutilmente, che fu necessaria una sentenza del giudice Mazzocchi per ripristinare nel 1793, regnante Ferdinando IV di Borbone, il diritto che “…alle Università di Carovilli e Castiglione fusse mantenuto il possesso d’esigere a tenore dell’antico solito la fida per gli animali così grossi che minuti che passano e pascolano fuori del Regio Tratturo l’erba riservata a bovi aratori di detta Università...”. 

FERDINANDUS IV DEI GRATIA REX & C.
LLRIS. MARCHIO D. PHILIPPUS MAZZOCCHI M. L. C.
NICOLAUS DE DOMINICI PRAESES
R.AE   CAM.AE ET COM.US
A TUTTI E SINGOLI OFF.LI MAGGIORI E MINORI DI
QUALSIVOGLIA T.BLE SAPRETE COME NELLA CAUSA
TRAL R.O   F.O LI LOCATI DELLA R.A DOG.A DI FOG.A COLL
UN.ITA’ DI CAROVILLI E CASTIGLIONE IN CONTADO DI
MOLISE STA ORDINATO PRECEDENTE   ISTANZA FISCA
LE CHE L’UN.ITA’ SUD.A FUSSE TENUTA IN POSSES
SO D’ESIGGERE A TENORE DELL’ANTICO SOLITO
NUTI CHE PASCOLANO FUORI DEL R.O
TRATTURO L’ERBA RISERVATA A BOVI ARATORI
DI DETTA UN.TA G.NA 15 PER OGNI MORRA DI PECORE
G.NA 20 SE CI PERNOTTANO CARLINI CINQUE PER
OGNI CENTO PORCI E PER OGNI CENTINAIO DI ANI
MALI GROSSI CARLINI   30 MENTRE COSI CON DEC.TO
DE 27 FEBRARO 1793 IN ESECUZIONE DE PRECED.TI
D.TI STA PRESCRITTO COSI ESEGUIRETE E FATE ESE
GUIRE SOTTO PENA D’ONCE D’ORO XXV R.O F.O
PHILIPPUS MAZZOCCHI
NICOLAUS DE DOMINICI
D.R PHILIPPUS CIOLLI CAUSSAE PATRONUS
THOMAS SCOTTI ACT.SO CEDULARIJ

La tavola lapidea di Carovilli costituisce un’importante testimonianza della complessità della gestione dei pascoli dell’Alto Molise nell’ambito della complicata organizzazione della transumanza tra i pascoli estivi della montagna abruzzese e molisana e quelli invernali della pianura pugliese e campana, distinguendo comunque le aree di pascolo delle Università dal tracciato ben individuato del Regio Tratturo.

In essa è richiamata la cosiddetta “fida”, l’antico diritto feudale agrario dello "jus affidaturae" (affidatura), che consentiva alle comunità locali (le università) far utilizzare i pascoli destinati ai “bovi aratori” previo pagamento di un corrispettivo giornaliero da parte di chi passava per i territori di Carovilli e Castiglione.

Le tariffe venivano calcolate sulla base della caratteristica degli animali che evidentemente consumavano una maggiore o minore quantità di erba in dipendenza della loro consistenza fisica e del tempo di sosta.
Per questo pagavano “grana 15 per ogni morra di pecore”. Una morra era un raggruppamento di mille pecore.
Se la morra rimaneva anche la notte il corrispettivo era maggiore: “grana 20 se ci pernottano”.

Per i maiali e per i cosiddetti “animali grossi” la tariffa era maggiore: “carlini cinque per ogni cento porci e per ogni centinaio di animali grossi carlini 30”.

di Franco Valente - fb

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