La pandetta di Rionero Sannitico 

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Quando per superare il valico si rischiava la vita

di Franco Valente - fb

9 marzo 2021

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Una delle immagini del medioevo che più delle altre rimane impressa nella mente degli studenti è quella dei pedaggi che si dovevano pagare per superare un ponte o attraversare un passo.
Il Molise non era estraneo a tali esazioni che, rimaste nella competenza dei feudatari, erano ancora in essere fino alla fine del XVIII secolo.
Nel 1792 furono abolite nel Regno di Napoli e con la riforma dei primi anni del XIX secolo definitivamente soppresse quando fu sciolta la Regia Camera della Sommaria, sostituita nel 1807 dalla Regia Corte dei Conti.
Di esse, come pura testimonianza, nel Molise rimangono almeno 5 esempi che ebbi modo di trascrivere qualche anno fa per comunicarne il testo a Luigi Serra che poi li ha pubblicati in una agevole lavoro del 2006: “I diritti di passo nel Regno di Napoli e le tariffe su pietra nel Molise”.
Quella di Sesto Campano e quella di Rionero Sannitico erano state da me pubblicate nel volume sui luoghi antichi della provincia di Isernia.
Ultimamente ho avuto la possibilità di rettificare alcune inesattezze che derivavano dalla impossibilità di leggere direttamente il testo. E’ il caso, in particolare, della pandetta di Rionero Sannitico che, qualche anno fa, estratta dalla facciata della chiesa di S. Bartolomeo Apostolo, dove era collocata semincastrata nel terreno, ora si trova nell’androne del Municipio.

G. Masciotta (Il Molise dalle origini ai nostri giorni, vol.III, Cava 1952, p.435) l’aveva pubblicata senza possibilità di verificarne il testo che probabilmente gli era stato comunicato da qualche cultore locale e dal quale ricavava la data del 1691 sulla base di cinque righe finali che ora sono risultate inventate.
In realtà la pandetta è più antica e le ultime due righe nascoste, poi scoperte, lo confermano perché portano la data 1585 (solo le ultime due cifre sono dubbie) e il nome del Presidente della Regia Camera della Sommaria Annibale Moles.
Per questo motivo si può affermare con certezza che solo nel caso di Rionero si tratti di una pandetta originale del XVI secolo, mentre le altre tavole molisane, come si vedrà, sono riedizioni aggiornate nel XVIII secolo in cui si fa riferimento ai diritti originari di passo da parte del feudatario.
Questo il testo inciso sulla pietra:
PASSO CHE S’ESIGE PER
LA BARONIA DI RIO NIGRO
CONCESSO EX CA.VS
P(er) OGNE SOMA GRANA TRE
P(er) SOMA MENORE AN.LE BA
CINE. CAVALLINO. BVFA°. SOMA
PIV DI VNO CARLINO L’VNO Q(uan)DO
SONO PER MERCANTIA PER OGNE ANIM(ale)
MINVTO DI MERCANTIA P(er) RC° GRA
NO PECVRINO VNO GRANO P(er) O(gn)I
PECVRA LANUTA VN GRANO
HAEC IN ANNO 1585
ANIBAL MOLES 

Annibale Moles, il cui nome appare in coda al documento epigrafico, fu personaggio di grande notorietà nel periodo vicereale, non solo per il suo prestigioso incarico di Presidente della Regia Camera della Summaria, ma anche per la sua ricognizione cui seguì la spietata confisca dei beni della comunità valdese in Calabria nel 1562.
Le condizioni della strada allora erano terribili. Furono i Borbone a restaurarla e renderla praticabile poco dopo l'abolizione dei pedaggi.
Certamente re Carlo di Borbone restò impressionato quando vi passò nel 1744.
Mons. Celestino Galiani (1681 – 1753) nel Diario della Guerra di Velletri riferisce i particolari dell’attraversamento di Rionero il 2 aprile 1744:
“A 2 di questo mese, giorno di giovedì santo, si partì da' Fornelli, per andar a dormire nella misera terra di Rionegro. Si ebbe a passare l'infame strada di Monte Vallone, la peggiore, forse, che sia al mondo. Come l'invernata non aveva fatto altro che nevicare, e da dieci giorni era piovuto continuamente, la qual pioggia, in quei luoghi, tra gli Appennini, era stata neve; quindi, non ostante che, da più giorni, più centinaia di persone avevano lavorato per accomodare la menzionata strada; fu trovata si pessima, che non può credersi se non da chi l'ha veduta. Il fango, in certi siti, arrivava a petto de' cavalli; ma, in altri, ve n'era almeno per un paio di palmi; e tal fango, come cretoso, era attaccaticcio, e nello stesso tempo, quasi tutto in salita e sdruccioloso. Quindi non può descriversi a bastanza le fatiche delle povere bestie, per tirar su i calessi e le some. S. M. ebbe a farla tutta a cavallo, poiché anche il suo calesse, benché tirato da famosi cavalli rimase arenato nel fango. Il Sig. duca di Salas, benché lunga tal pessima strada da cinque miglia in circa, la fece tutta a piedi, io la feci a cavallo; ma il segretario e il cameriere la fecero a piedi.
Molti calessi e carriaggi, anche di quei di S. M., rimasero per strada, che poi, ne' giorni appresso, si son fatti tirar da bovi. Da per tutto non si vedevano che calessi rovesciati, muli e cavalli caduti, e, per dir tutto, vi morirono non solo delle bestie, ma anche qualche uomo. Il patimento de' poveri soldati, che viaggiavano a piedi, fu incredibile. Quindi, quasi tutti. cavalieri, officiali, ed ogni altro genere di persone cominciò a dolersi ed a biasimare la risoluzione presa di condurre un re colla sua corte e con più reggimenti di soldati per tali luoghi impraticabili; dispiacendo, sopra tutto, a' capi militari il patimento della truppa, che si sarebbe tutta ammalata ed in gran parte ancora disertata. Como infatti succèdette; giacché, nel solo reggimento delle milizie di Montefuscoli, da Venafro a Rionegro, ne disertarono trenta, e venti se ne ammalarono. Sopra tutto, fu grandissimo l'incomodo e il patimento del povero sig. d. Lelio Carafa, il quale, quantunque per la sua grossezza e mal di gambe sia affatto impotente a camminare, pure ebbe a strascinarsi a piedi per un mezzo quarto di miglio; giacché ancora il suo calesse, quantunque tirato da quattro famosi muli, cadde e si arenò nel fango. Come, adunque, Dio volle, tutti malconci, giungemmo la sera, verso le ore 21 o 22, nella terra di Rionegro, dove tutti furono assai malamente alloggiati. A me per alloggio fu assegnato la sagrestia della chiesa, grondante acqua ed incapace di abitazione, anche perché vi era il sepolcro".

(Foto: la pandetta di Rionero Sannitico)

di Franco Valente - fb

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