Le donne di acciaio

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Nella ricorrenza della festa della donna

di Margherita M. Morsella

8 marzo 2021

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Adesso si chiama il Quartiere Della Moda oppure Chabanel Fashion District ed ha preso un fascino e stile degno di chi ha anterioremente sudato sulle macchine da cucire nelle manifatture tessili esistenti prima in quel quartiere.

Nella storia della nostra provincia, l’industria dell’abbigliamento della citta` di Montreal ha svolto un ruolo preminente per il suo sviluppo.  

Il settore dell’abbigliamento è stato gravemente scosso negli ultimi anni da forze quali l’aumento della concorrenza estera a basso costo, nuove tecnologie e cambiamenti nella catena di fornitura.

Gli immigranti italiani e le donne in particolare hanno lavorato in gran parte nell’industria dell’abbigliamento come tagliatori e operatori di macchine da cucire, tra altro.

La contribuzione delle donne operaie, queste donne che hanno lavorato e sudato nelle fabbriche di abbigliamento sulle strade St-Laurent, Chabanel, St-Urbain, St-Viateur, Park Avenue non è stata mai propriamente riconosciuta o onorata pubblicamente dalla nostra comunita`.

Queste donne sono le nostre nonne, madri, zie, vicine di casa, che tutte hanno lavorato nelle fabbriche tessili di Montreal per contribuire al benessere della famiglia e per permettere ai propri figli di avere accesso all’istruzione e ad una migliore qualità di vita.

Queste donne d’acciaio, come le definisco io, lavoravano a fianco alle donne quebecchesi ed altre donne immigranti.  Lavoravano a cottimo dalla mattina alla sera con un salario da miseria.  Queste donne facevano vivere le loro famiglie senza mai lamentarsi della loro stanchezza.  Sono queste le donne dimenticate dalla nostra comunità e dalla nostra società.

I notabili della nostra comunità hanno eretto, con ragione, monumenti e creato opere d’arte per commemorare i detenuti di Petawawa. Hanno esaltato la contribuzione degli uomini d’affari. Celebrano la riuscita dei professionisti e dei politici.

Ma nessuno ha ancora reso omaggio a queste donne d’acciaio che hanno contribuito alla crescita della città di Montreal, una contribuzione uguale a quella degli uomini di origine italiana che hanno lavorato alla costruzione delle ferrovie e delle autostrade.

>Perché non commissionare un’opera d’arte o di un monumento per onorare queste donne dimenticate, il cui sudore, lacrime, dolori e dispiaceri sono scomparsi dai muri di queste fabbriche trasformate in lofts e che non hanno lasciato quasi nulla di visibile nella Storia di tutto quel passato.

Impariamo ancora una volta dalla comunità ebraica di Montreal che ha un Museum of Jewish Montreal dove esiste un’esibizione sull’industria tessile chiamata: «Inside the Shmata Factory». Hanno raccolto foto e storie orali dei protagonisti di questa storia. Ammirevole.

Ma noi, cosa abbiamo fatto per commemorare la fatiga delle nostre donne che hanno fatto andare avanti quelle fabbriche e le loro famiglie?

Mi ispiro di quel movimento chiamato «Statues for Equality» e «Monumental Women» che hanno chiesto ed agito per ereggere statue in onore alle donne in citta` come New York, Belfast, Berlino, Madrid. 

Mi ispiro anche dalla statua situata ad Ottawa chiamata «The Famous Five» oppure «The Valiant Five».  Illustre quest’omaggio alle cinque donne canadesi che il 27 agosto 1927 presentarono una petizione al governo federale che poi fu la base di una causa immanente chiamata «The Persons Case».  Prima di questa causa decisa dalla Corte Suprema, le donne canadesi non erano definite come essendo una Persona.  

Posso già visualizzare la statua alle Donne di Acciaio composta da cinque donne raggruppate e rappresentate non come vittime sfruttate ma come donne forte, resiliente ed intemporale.

Ci necessita l’appoggio e il sostegno da tutti i livelli della comunità e dei politici per trasformare questo sogno in realtà, in modo che queste donne prendono il loro posto e facciano parte della Storia di questa citta` e della nostra comunità.

Montreal 8 Marzo 2020

Citazione di Ernest Hemingway:

«Ma di cosa sei fatta, tu?

Di quello che ami, disse lei.

Più l’acciaio.« 

dal libro Islands in the Stream

(foto: quadro di Prudence Heward, The Immigrants)

di Margherita M. Morsella (Avvocato, Premio Justice Pro-Bono Paris-Québec 2020)

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