A Sesto Campano le prostitute non pagavano Pedaggio

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Lo prescriveva espressamente la pandetta, scolpita su pietra, che ancora si conserva nell’antico castello: “per qualsivoglia meretrice non si esigga cosa alcuna”

di Franco Valente - fb

8 marzo 2021

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Il primo paese che il viaggiatore che viene dalla Campania incontra entrando nel Molise é Sesto.
Il suo aggettivo Campano fu aggiunto dall’amministrazione comunale quando, dopo l’unità di Italia, il paese fu staccato dalla Campania. Gli amministratori per protesta, essendo obbligati a dare un secondo nome perché non venisse confuso con gli altri Sesto italiani, lo chiamarono Campano. Il suo nome autentico gli deriva dalle circostanze che l’antica taverna, sicuramente esistente già in epoca imperiale, si trovava al miglio centesimo sesto da Roma.
Sesto ha una antica tradizione storica che alcuni vogliono collegata alla presenza di un conte longobardo di cui non si ha traccia nei documenti. 

Una fortificazione longobarda però doveva esservi e traccia di essa dovrebbe ritrovarsi nel poderoso mastio quadrato di quello che rimane della cinta medioevale del paese vecchio, forse il più violentato dalle moderne manie di trasformazione.
Se però sulla cortina esterna nulla rimane di esteticamente pregevole dell’antico castello, il cui volume é però perfettamente riconoscibile nonostante gli scempi degli uomini, un originale portale introduce ad una corte interna dove una porta immette nella grande stanza-cisterna a fianco della quale, nei tempi moderni, é stata collocata l’antica tavola con i pedaggi che si dovevano pagare per il passo alla Taverna del Duca.
Un duca democratico che aveva stabilito che “per qualsivoglia meretrice non si esigga cosa alcuna” a differenza del principe di Monteroduni che una decina di miglia più avanti, sulla Lorda, pretendeva da ebrei e meretrici il pagamento rispettivamente di cinque grana e dieci grana anche se non portavano nulla appresso.
Sesto Campano, la cui chiesa é dedicata a S. Eustachio protettore del paese, deve molto all’opera dei benedettini di Montecassino che nel suo territorio amministrarono vari monasteri come quello di S. Pietro di Sesto, giù nella valle, i cui resti sono stati inesorabilmente travolti dalle ruspe per realizzare un campo per i containers. 

La pandetta di Sesto Campano fu, dunque, autorizzata dalla Camera della Sommaria il 14 giugno 1744. 
Da 10 anni Carlo di Borbone aveva conquistato la corona di re del Regno di Napoli e subito dopo aveva dato particolare impulso alla riorganizzazione del sistema stradale compreso il tratto importante che collegava la capitale all’Abruzzo.
Una parte significativa della ristrutturazione delle strade riguardò la revisione del tracciato che anticamente costeggiava il Volturno nel territorio compreso tra Presenzano e Venafro e che originariamente passava per la cosiddetta Solfatara di Sesto e per l’antica Taverna Vecchia.
La strada fu spostata più a monte per evitare che il Volturno, con le sue piene e con le continue tracimazioni che ne modificavano il letto in quella parte pianeggiante, rendesse problematico il suo uso soprattutto nei periodi invernali.
Non è del tutto chiaro se la pandetta fosse posta all’esterno della Taverna Vecchia o se, nel 1744, già si trovasse davanti alla rinnovata taverna settecentesca che ancora oggi è il punto di passaggio obbligatorio per i traffici tra la Campania e le terre d’Abruzzo e di Molise.
Le disposizioni contenute sono particolarmente interessanti.
Le mercanzie alimentari destinate alla Capitale per antica decisione aragonese erano esenti dal pedaggio. Una diversa applicazione della norma avrebbe comportato la perdita della concessione degli Spinola, che erano i feudatari di Sesto, e la pena di tre anni di reclusione per l’esattore.
La pandetta del Passo della Taverna del Sesto murata nel cortile del Castello di Sesto Campano. Fu da me trascritta nel 2002.

CAROLVS DEI GRATIA VTRIVSQUE SICILIAE REX
PANNETTA SEV TARIFFA DELLI DERITTI DEL PASSO DEL SESTO DELL’ILL.MO D. CARLO AMBROGIO
SPINOLA DELLA ZERDA MARCHESE DE LOS BALBASES IL QUALE SI HA DA ASSIGGERE IN UN LVOGO
SOLAMENTE E PROPRIO NELLA TAVERNA DETTA DEL PASSO DEL SESTO NELLA STRADA REALE DA QVEI
PASSEGGIERI CHE PASSANO PER QVELLA COLLE LORO SOME DI ROBBE MERCANZIE E ANIMALI SENZA AL
TERAZIONE ALCVNA DA OSSERVARLA INVIOLABILMENTE ALIAS IPSO FACTO IPSOQVE
IVRE S’INTENDA INCORSO ALLA PENA DELLA PERDITA DEL PASSO PREDETTO ED ALTRO
A IVRE STATVTA CONTRA NOVA ET INDEBITA VECTIGALIA EXIGENTES SIVE IMPONEN
TES ED ALL’ESATTORE D’ANNI TRE DI GALERA E SENTENDOSI ALCVNA PARTE LESA PER
QVALSIASI CONTRAVENZIONE SINE PIGLI INFORMAZIONE A SVA ISTANZA DALLE CORTI
CONVICINE E SI MANDI SVBITO IN REGIA CAMERA ET PENES ACTA EXACTIO
PRAEDICTA FIAT HOC MODO V2 = PER OGNI SALMA DI GRAN VALORE GRANA TRE
PER OGNI SALMA DI PELLE GRANA TRE = PER OGNI SALMA DI SOLA GRANA TRE
PER OGNI SALMA DI VACCHETTA GRANA TRE = PER OGNI SALMA DI CANNAVELLO
GRANA TRE = PER OGNI SALMA DI MIELE GRANA TRE = PER OGNI SALMA
DI TARANTOLA GRANA TRE = PER OGNI SALMA DI RAMA GRANA TRE = PER
OGNI SALMA DI SALZUME D’OGNI SORTE GRANA TRE = PER OGNI SALMA DI
LEGNAME QVALE SERVE PER FARE TINTA GRANA TRE = PER OGNI SOMA DI
GRANO GRANA DVE = E SE LE D.E SALME NON SARANNO DI CARICO INTIERO PAGANO
SOLAMENTE PRO RATA ALLE SVDDETTE RAGIONI E NON PIV’ = PER CENTINARO D’ANI
MALI GROSSI CARLINI CINQVE = PER CENTINARO D’ANIMALI MINVTI CIOE’ PECO
RE, CAPRE ED AGNELLI GRANA VENTICINQUE = PER CENTINARO DI PORCI E CASTRA
TI CARLINI TRE = E SE DETTI ANIMALI SARANNO MAGGIORE O MINOR NV
MERO DI VN CENTINARO, SI PAGHI PRO RATA ALLE SUD.E RAGIONE E NON PIV’ = E SE
SIA TENVTO A PAGARE COSA ALCVNA = ITEM PER QVALSIVOGLIA MERETRICE NON
SI ESIGGA COSA ALCVNA = ITEM NON SI ESIGGA COSA ALCVNA PER LE ROBBE CHE
SERVONO PER VSO PROPRIO DI CASA FAMIGLIA E POSSESSIONE SOTTO LE PENE VT SVPRA
DATVM NEAPOLI EX REGIA CAMERA SVMMARIA DIE
14 MENSIS JVNY 1740  -  LVDOVICVS
...ERNO M. C. = CARLO MAVRO = ...M  FISCVS RVOTI  = DOMINICVS CECERE

......ARIO                                   ...OCVS  SIGNI

(Foto: la pandetta di Sesto Campano)

di Franco Valente - fb

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