Una grave perdita per la nostra nazione

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Una perdita che i media nazionali hanno quasi ignorato. Franco Cassano non ha raccontato il Sud che abbiamo alle spalle, ma il Sud che abbiamo davanti

di Franco Arminio - fb

25 febbraio 2021

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Volevo prendermi qualche settimana di pausa dalla Rete, anche perché sto curandomi da una fastidiosa infezione che forse è legata allo stress accumulato negli ultimi mesi, ma mi sono sentito in dovere di scrivere questa cosa in memoria di una persona che voleva bene al mio lavoro forse anche di più di quanto io volevo bene al suo. Un caro abbraccio ai suoi familiari.
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Franco Cassano è morto dopo una lunga malattia, attraversata senza mai perdere attenzione alle vicende degli altri.
Negli ultimi anni il suo lavoro era stato poco frequentato. Lui aveva la colpa agli occhi degli accademici della muffa di aver scritto un libro sociologico che era al tempo stesso popolare e raffinato. Il suo Pensiero meridiano non nasceva da una trovata, era il frutto dell’incrocio tra lo studioso e il percettivo. Studiare il mondo senza guardarlo serve ancora meno che guardarlo senza studiarlo. Lui era riuscito a fare tutte e due le cose.
Chi si appresta a ragionare su come spendere i soldi per il Sud nei prossimi anni farebbe bene a darsi una lettura dei libri di Cassano. Non ci troverà progetti, ma visioni, cioè quello che veramente serve. In un’epoca dominata dagli intellettuali adusi alla tecnica e alla scienza, Cassano era legato a un vecchio arnese sempre utilissimo: il pensiero, a cominciare dal pensiero di Camus e di Leopardi, due figure a lui tanto care.
Franco Cassano era molto generoso. Oltre alla bellissima prefazione a un mio libro del 2010, un libro che si chiama Oratorio Bizantino e che fu pubblicato da Ediesse, la casa editrice della Cgil, una volta venne ad Aliano al festival La luna e i calanchi. In quel periodo era deputato del Pd. Mi colpì e quasi mi imbarazzò il suo intervento in cui in sostanza esprimeva più fiducia nel mio lavoro di quanto ne avesse lui nel lavoro parlamentare suo e dei suoi colleghi.
L'ultima volta che l’ho chiamato mi ha parlato delle difficoltà quotidiane che arrivano dall’avere un tumore al cervello, ma la telefonata è stata assai lunga perché gli premeva sapere cosa stavo scrivendo, come andava la casa della paesologia, come era il libro sul terremoto che avevo iniziato a scrivere e che ora vedrà la luce senza che lui potrà leggerlo. Io posso solo sperare che in tanti adesso provino a leggerlo o rileggerlo: l'editoria negli ultimi anni poco si è occupata di valorizzare il suo lavoro, ma i suoi libri non sono affatto scaduti.
Cassano non racconta il Sud che abbiamo alle spalle, ma il Sud che abbiamo davanti, non ci parla dell’uomo della tecnica che forse è un ferrovecchio, ma dell’uomo dei miti meridiani, che forse è l’uomo dell’avvenire.

di Franco Arminio - fb

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