Giovanni Tucci e l’eternità relativa

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È venuto a mancare a quasi cento anni un'altra personalità di rilievo del passato molisano

di Franco Valente - fb 

21 dicembre 2020

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Se nel Molise vuoi portare un esempio di vero signore devi necessariamente immaginare la figura di Giovanni Tucci.

Ci ha lasciato che aveva quasi cento anni e con lui si chiude definitivamente la stagione dei grandi costruttori di questa regione. Di quelli che l’hanno costruita sognando di trasmetterla alle future generazioni.

E’ stato uno straordinario interprete di quella funzione che oggi viene assegnata per meriti politici ma che egli si era guadagnata sul campo fino a diventare Direttore Generale della Ragioneria Regionale del Molise.  Quando i conti si facevano perché i bilanci quadrassero.

Con Giovanni era nato un sodalizio culturale che si concretizzava in ricchissime chiacchierate sulle bellezze storiche e artistiche della nostra terra. Che egli amava a maggior ragione quando qualcuno ne cantava i valori.

Socialista vecchio stampo, con una vena di anarchismo che gli derivava dalla tradizione familiare dei modellatori del ferro, si sentiva l’erede culturale di colui che aveva trascinato il Liberty europeo a Campobasso: Giuseppe Tucci, di cui era orgogliosamente figlio.

Ho avuto il privilegio di essere accompagnato e guidato da Giovanni a osservare e toccare, una per una, tutte le opere che suo padre aveva disseminato, qua e là, nella Campobasso che si avviava a uscire dai confini dell’antica cinta aragonese.

Con lui ho scoperto la bellezza delle panchine della piazza della Prefettura, del lampadario del Mario Pagano, delle maschere del Teatro Savoia, del piccolo mausoleo di Romagnoli, delle cancellate della Villa de Capoa. Sempre vestito elegantemente con il vezzo del papillon per ricordare le impertinenze politiche di suo padre non sempre amato dal governo fascista.

Con Giovanni Tucci ho visitato mezzo Molise e dovunque era ricevuto con un affetto e una devozione che si può riservare solo ai grandi uomini provvisti di una prorompente personalità.

Un autentico democratico. Una formidabile capacità dialettica nella semplificazione di una materia arida come la contabilità perché anche i politici più ostinati venissero plasmati come suo padre plasmava il ferro nel rispetto delle regole.

Era impossibile fargli uscire dalla bocca una frase che suonasse rimprovero verso personaggi impegnati in politica. Soprattutto quando iniziavano, com’è nell’ordine naturale delle cose, la parabola discendente.

Con Giovanni avevamo quasi completato la preparazione di una monografia con le opere del padre.

Completare l’impresa oggi rientra in quell’obbligo morale che serve a cristallizzare un’eternità relativa che è la celebrazione sulla terra di una memoria storica fatta di contaminazioni culturali dove la coerenza individuale si intreccia con tradizioni familiari e convinzioni politiche. 

di Franco Valente - fb

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