Contro chi chiama “borghi” i nostri paesi

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I paesi sono Paesi "nobili" e non sono né borghi per gareggiare e né, tanto meno, città come tante amministrazioni si "divertono" per ragioni di consenso a far scrivere sulle tabelle di arrivo nei paesi

di Andrea Di Consoli (da lecronachelucane,it)

11 dicembre 2020

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La prima volta che notai la mutazione linguistica fu qualche anno fa, allorquando un sindaco dell’area sud della Basilicata, un buonista con velleità culturali, iniziò ad appellare “borgo” il suo paese, scimmiottando tradizioni linguistiche del centro-nord. Ogni volta che pronunciava la parola “borgo” sentivo salire in me una profonda irritazione. Avrei voluto prenderlo per il bavero e dirgli: “Amico, si dice paese! Capito? Li abbiamo sempre chiamati paesi, i nostri comuni. Da dove te ne esci ora con questo borgo?” Il guaio è che quel che credevo essere un’isolata posa intellettualoide è diventata negli anni un’abitudine disusa, tanto che in Basilicata è tutto un pullulare di iniziative intitolate “autunno nel borgo”, “il mercatino del borgo”, “vota il borgo più bello d’Italia”. Sarà anche una posizione tradizionalista, la mia, ma proprio non ce li vedo i nostri vecchi – compagnia alla quale presto apparterrò pure io – avviarsi dalle campagne e dalle contrade e dire: “Vado al borgo”, “scendo al borgo”. Abbiamo sempre detto “vado in paese”, “scendo in paese”, e non saranno certo queste anime belle da rivista patinata a farci cambiare abitudini linguistiche. Aggiungo che la parola “paese” porta con sé una parola fondamentale come “paesano”, che è il vero bersaglio, a mio avviso, della mutazione linguistica in atto – perché di questa parola ci si vergogna. Sembra una polemica di poco conto, e invece è il classico caso in cui con la sostituzione di una parola si tenta di sostituire il significato di una cosa. Perché una cosa è dire “paese” e altra cosa è dire “borgo”. Per esempio a me càpita spesso di pensare che un giorno ritornerò nel mio paese di origine, ma questo pensiero è dolce anche perché dolce è la parola che esprime questo desiderio. Se si chiamasse “borgo”, il mio paese, è probabile che mi piacerebbe di meno anche il mio paese.

di Andrea Di Consoli (da lecronachelucane,it)

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