Aree interne e futuro del lavoro

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Il Molise come un laboratorio sperimentale dove attuare proprio quel nuovo modello di sviluppo capace di invertire finalmente la trappola del ritardo in cui si trovano le Aree interne e il Mezzogiorno in generale

di Micaela Fanelli - fb 

3 dicembre 2020

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Al Sud Italia, così come certificato dai dati Svimez, sono quarantacinquemila gli addetti che, dall’inizio della pandemia, lavorano in smart working per le grandi imprese del Centro-Nord. Ma si tratta di un dato parziale, perché non tiene conto anche delle imprese piccole e medie, molto più difficili da rilevare. Ricomprendendo queste ultime si stima, infatti, che il fenomeno potrebbe aver riguardato nel lockdown addirittura circa 100 mila lavoratori meridionali.

Numeri questi, che fanno riflettere sulla grande opportunità che lo #smartworking rappresenta per il Sud e, in modo particolare, per le Aree Interne. Esso potrebbe caratterizzarsi come strumento per frenare quell’emorragia che ogni anno costringe giovani e meno giovani a dover abbandonare per lavoro il luogo in cui sono nati e cresciuti.

Sappiamo benissimo come la perdita di popolazione nel Mezzogiorno e nelle Aree Interne si concentri proprio nella componente in età lavorativa. Lo dicono i numeri. Basta pensare che, dall'inizio del nuovo secolo ad oggi, la popolazione meridionale è diminuita di 33mila abitanti a fronte di un aumento di 3 milioni e 282 mila nel Centro-Nord.

Con la dematerializzazione, lo sviluppo delle tecnologie, lo smart working, diventa oggi la concreta possibilità per vivere diversamente luoghi e spazi, soprattutto quelli del lavoro. Si può decidere di abitare in un posto senza che esso debba necessariamente coincidere con quello nel quale si opera.

Ma come favorire lo smart working nelle aree interne? Sicuramente attraverso una policy nazionale sia nel settore pubblico che in quello privato, potenziandolo nel contesto SNAI - Strategia Nazionale delle Aree interne - e con interventi mirati relativi alla programmazione europea. Parlo di tre macro aree di intervento e di un nuovo modello di sviluppo per ripopolare e garantire un futuro possibile ai tanti bellissimi borghi delle nostre aree interne e, soprattutto, strumenti e strategie finalizzate ad ottenere risultati significativi e duraturi.

In questo senso penso al Molise come un laboratorio sperimentale dove attuare proprio quel nuovo modello di sviluppo capace di invertire finalmente la trappola del ritardo in cui si trovano le Aree interne e il Mezzogiorno in generale.

Ecco perché appare ora più che mai necessario lavorare a una Proposta di Legge regionale per favorire lo smart working. Il mio augurio è che in tale direzione si possa lavorare senza bandiere politiche, per il bene del nostro territorio e dei nostri giovani.

C’è solo bisogno della voglia di scegliere questa come una leva del futuro ciclo di programmazione. Lo proporrò anche al partenariato, a partire dalle rappresentanze sindacali, ricordando come nel nostro Paese ci siano già tanti giovani che si stanno ritrovando per ragionare e promuovere un nuovo modello di sviluppo a partire dall'Associazione South Working - Lavorare dal Sud https://bit.ly/2Vqg4hD. 

A tutti i ragazzi e professionisti interessati dico seguite questo gruppo, le loro proposte e la loro energia: decisamente contagiosa!

Intanto ieri sera per parlare di tutto questo e di tanto altro ero presente all’incontro “Aree interne e futuro del lavoro”, organizzato dal Centro Ricerca Aria e dalla Fondazione Brodolini.

Le nostre nuove idee per un nuovo Molise!

di Micaela Fanelli - fb 

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