L'estate di San Martino

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Quando ogni mosto diventa vino, anche a Castelpetroso

di Franco Valente - fb

11 novembre 2020

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PER SAPERE LA DATA DEL PORTALE DI S. MARTINO A CASTELPETROSO SI DEVE ANDARE DAVANTI ALLA CHIESA DI S. FRANCESCO A ISERNIA.

Una delle chiese che nel Molise meriterebbe uno studio accurato per capire le sue evoluzioni nel tempo sicuramente è quella che nel centro antico di Castelpetroso è dedicata a S. Martino.

Alcune vistose datazioni apposte sulla base del campanile (1607) e sullo zoccolo dell’acquasantiera (1600) farebbero ritenere che all’inizio del XVII secolo grandi trasformazioni siano avvenute al suo interno e sulla facciata.

La data apposta sull’epigrafe che riferisce della consacrazione dell’altare maggiore ci assicura che nel 1740 furono eseguite le trasformazioni più significative per gli aspetti liturgici. 

Quella del 1853 apposta sul piccolo oculo laterale della facciata ricorda che altre trasformazioni furono effettuate alla metà del XIX secolo forse per risolvere qualche vecchio problema creato mezzo secolo prima dal terremoto del 1805.Se invece vogliamo capire quale sia l’epoca di costruzione del portale della chiesa di S. Martino di Castelpetroso dobbiamo spostarci a Isernia, davanti alla chiesa di S. Francesco.

Lo consiglia quell’affinità stilistica che a volte è la sola via percorribile per datare un monumento.

Con ragionevole sicurezza possiamo fare preliminarmente una considerazione generica che ci permette di essere relativamente sicuri che ambedue i portali siano collocabili in un’epoca che non può essere posteriore al 1266.

E’ l’anno in cui Carlo d’Angiò conquistava il regno di Sicilia e dava inizio al Regno di Napoli. Da quella data nelle parti nostre comparve il giglio francese che divenne una sorta di marchio ideologico delle architetture angioine.

Da qualche tempo sto cercando di dimostrare che proprio da quell’anno appaiono su tutte le architetture del nostro territorio alcuni elementi decorativi che direttamente o indirettamente si ispirano al giglio francese. 

Un segno che, per una sorta di damnatio memoriae, poi verrà escluso dai dominatori aragonesi che arrivarono con Alfonso d’Aragona nel 1442.

Però, come è nell’ordine naturale delle cose, le architetture a volte vengono iniziate quando vi è un particolare regime e vengono completate durante quello successivo e non sempre si fa in tempo a correggere quegli elementi che già erano stati applicati all’interno delle murature.

Al massimo si procede alla cancellazione di quegli elementi che vistosamente sono incompatibili con l’ideologia dei nuovi arrivati.

Così sembra sia accaduto per la facciata della chiesa di S. Francesco di Isernia che, secondo i documenti a cui fanno riferimento tutti i cronisti locali, sarebbe stata iniziata prima del 1259 (anno in cui fu fusa la campana) e sarebbe stata terminata nel 1267, cioè nell’anno successivo all’ascesa di Carlo d’Angiò.

Quindi possiamo plausibilmente ritenere che il portale isernino sia stato eseguito dopo il 1250 e prima del 1267.

A confermare il limite superiore della datazione rimane l’epigrafe che ricorda la consacrazione della chiesa: A. D. 1267 SUB TEMPORE FRATRIS BENEDICTI MIN. ACTUM EST HOC OPUS.

Analogamente possiamo ragionare per il portale di S. Martino a Castelpetroso dove la contestuale assenza del giglio angioino e l’affinità stilistica con il portale di Isernia porta a far ritenere che sia stato lo stesso lapicida ad eseguire le due opere e che la datazione di S. Martino sia riconducibile allo stesso periodo di quella di S. Francesco.

Sicuramente la facciata di Castelpetroso era diversa da quella attuale e non è sufficiente un esame superficiale per capire come fosse.  

Non è semplice capire se l’oculus centrale sia dello stesso periodo del portale e se la facciata nel suo complesso abbia subito uno stravolgimento sostanziale.

I dubbi vengono osservando quattro colonnine che, con capitelli anch’essi databili genericamente nel XIII secolo, sono finiti a formare uno pseudo lanternino al culmine del campanile.

Sembra che siano elementi provenienti da altro luogo e che siano stati riassemblati in epoca abbastanza recente per sistemarvi la piccola campana. Forse qualche anziano muratore ancora potrebbe essere di aiuto a svelare il mistero.

di Franco Valente - fb

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