Piano piano, sottovoce, facciamo pace Fred

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Ad un anno dalla scomparsa di Fred Bongusto, abbiamo il piacere di annunciare la pubblicazione ormai prossima del volume dedicato al celebre cantante nato a Campobasso, dal titolo “Fred Bongusto – Il Crooner che fece sognare l’Italia”

di Michele Colitti (da ilbenecomune.it) 

10 novembre 2020

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Si può dire che questo libro, scritto e curato da un maestro della scrittura giornalistica, Giuseppe Tabasso, arricchito e completato dal lavoro meticoloso e appassionato di Tiziano Carozza, sia figlio del lockdown, dal momento che è stato composto grossomodo durante la scorsa primavera quando gli italiani, loro malgrado, sono stati costretti a stare in casa e a uscire soltanto per le strette necessità.

Proprio in questo clima, non certo ideale per tessere le relazioni umane, abbiamo lavorato con il Comune di Campobasso per creare una cornice di eventi e di contenuti che potesse rappresentare degnamente il tributo dei campobassani a questo grande artista che ha sempre portato la sua città natale nel cuore. Avevamo dunque pensato, insieme all’amministrazione, in particolare con l’Assessore alla Cultura Paola Felice – che ringraziamo per la sua disponibilità e sensibilità – ad una serie di presentazioni del libro da realizzare in un contesto più ampio di eventi culturali dedicati a Fred Bongusto.

Purtroppo, la seconda ondata della pandemia ha rovinato i nostri piani costringendo anche il Comune di Campobasso a ripensare gli eventi in funzione dei protocolli sanitari. Tutto ciò, comunque, rende il lavoro di Tabasso e Carozza, se possibile, ancora più prezioso, una specie di rosa nel deserto, a riprova che le esperienze più belle e importanti della nostra storia possono rivivere e tradursi in memoria collettiva tramite la parola scritta.

Pubblichiamo di seguito la recensione scritta da Michele Colitti e vi ricordiamo che è possibile PREORDINARE la copia del volume in formato cartaceo (13 euro) ed eBook (5 euro) mandando una mail all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


 

La prima volta che ho sentito nominare Fred Bongusto avevo all’incirca 10 anni: durante quegli anni, che segnarono un grande cambiamento rispetto al passato in ambito musicale, la tradizione delle belle voci italiane aveva ceduto il passo al pop, al rock e a tutta una generazione di artisti nuovi che ascoltavo e registravo per ore dalla radio che mi faceva spesso grande compagnia. Erano, per me, gli anni delle compilation, dei nastri riavvolti con le matite e dei primi cd acquistati con le paghette.

Ricordo una musicassetta nel cruscotto dell’utilitaria di famiglia, verde scuro, con alcuni dei grandi successi della musica italiana e “Amore fermati” come traccia numero 5. Il cognome Bongusto era fatalmente simile a quello di un mio compagno di scuola. Alla domanda se fossero parenti, mio padre mi sconvolse confermando l’origine campobassana di Fred Bongusto.

Pensavo, ingenuamente, che i cantanti famosi potessero provenire solo dalle grandi città.

Da allora persi le tracce di Fred, per ritrovarlo sporadicamente tramite qualche lp impolverato venuto fuori dalla soffitta. Nel corso degli anni, la mia formazione musicale mi ha portato a spaziare in maniera trasversale tra generi, epoche e sonorità piuttosto diverse, ma con grande rammarico ho sempre snobbato la musica che identificavo come quella dei miei genitori.

Un volersi distinguere inconscio, una ribellione ai vari Buscaglione, Califano, Bobby Solo, Battisti, Baglioni e, appunto, Fred Bongusto che avevano accompagnato in maniera così intensa la gioventù dei miei genitori e scandito la vita di milioni di italiani che si mettevano alle spalle le ferite della grande guerra aprendosi ad anni di fermento economico e sociale.

Oggi, a 35 anni, con quasi 2mila dischi in casa, leggendo in anteprima le pagine del volume “Fred Bongusto – Il crooner che fece sognare l’Italia” scritto magistralmente da Giuseppe Tabasso (amico di lunga data di Bongusto e figlio di un musicista, Lino Tabasso, che fu punto di riferimento giovanile di Fred), mi accorgo di aver trascurato con colpevole indolenza un artista elegante, raffinato, garbato, ironico, capace di interpretazioni struggenti e di resistere alle mode del tempo, molto più eclettico di quanto si pensi (sorprendente la sua prolifica attività di composizione per colonne sonore di film di successo e sigle di programmi televisivi), ma sempre fedele al suo stile, mai banale, mai sopra le righe e sempre intenso.

Il libro, edito da IBC Edizioni e di prossima pubblicazione sia in formato cartaceo che in ebook, mi ha dato l’impressione che Bongusto rappresenti, per il nostro Molise, quell’eroe che non si merita, ma di cui avrebbe bisogno. Un personaggio legatissimo alla sua terra e alla tradizione italiana, ma allo stesso tempo di respiro internazionale, capace di spaziare tra atmosfere da night club americani, echi da bluesman consumato, bossanova, jazz, ma sempre riconoscibile per il timbro caldo che ha dato voce ai sentimenti e alle tensioni emotive di milioni di italiani.

Due diverse sezioni monografiche ricostruiscono con dovizia di particolari la vita, lo stile, la formazione musicale ed il successo di Fred Bongusto anche grazie ad una pregevole cura della sezione fotografica, impreziosita da immagini donate dagli eredi dell’artista campobassano e selezionate da Tiziano Carozza, da anni impegnato nel valorizzare la figura dell’artista, curatore anche di un’appendice biografica ricchissima di spunti, curiosità e fatti inediti, un vero e proprio libro all’interno del libro. Semplicemente impeccabile.

A rendere ancora più interessante la pubblicazione è un racconto a fumetti intitolato “La storia vera di FRED BONGUSTO”, pubblicato dal settimanale “Bolero Film” il 4 aprile 1965, due giorni prima che il cantante compisse trent’anni, riproposto integralmente come testimonianza tangibile dei tempi che furono, quando, attraverso il fotoromanzo, intere generazioni di italiani sognavano insieme ai personaggi più amati dell’epoca e tra questi va annoverato Fred, “dispensatore di sogni”, come sottolineato da Tabasso.

Ad un anno dalla sua scomparsa, questo libro diventa un vademecum indispensabile per chi, come il sottoscritto, deve recuperare un pezzo importante del patrimonio artistico e culturale del Molise e della canzone italiana, ma anche di approfondimento per chi, nel corso degli anni, non ha mai smesso di emozionarsi con la sua musica, testimonianza immortale di un artista dal fascino senza tempo, ma forse troppo sottovalutato.

Meriterebbe (e avrebbe meritato) ben altri onori Bongusto, ma questo volume, grazie al lavoro prezioso di Giuseppe Tabasso e Tiziano Carozza, può essere il primo passo, importante, per riscoprire e valorizzare l’eredità di un campobassano partito da Via Marconi alla conquista di un pezzo di mondo.

di Michele Colitti (da ilbenecomune.it) 

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