La Fontana Fraterna di Isernia

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Tutto e il contrario di tutto, uno dei tanti misteri della Fontana Fraterna

di Franco Valente - fb

5 novembre 2020

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Con Gabriele Veneziale, che per me è stato il più importante politico per capacità di sintesi e formazione culturale nel Consiglio Regionale del Molise, avevo un rapporto speciale perché si entusiasmava ogni volta che cercavo di coinvolgerlo a ragionare anche di cose che a molti apparivano insignificanti.

In genere nel campo dell’indagine sull’architettura si procede per tentativi e verifiche, specialmente se mancano i grafici originali del progetto. Perciò nel caso della nostra fontana mi era sembrato opportuno procedere attraverso la verifica di un graffito che fino ad allora non era stato mai studiato e che è sistemato in evidenza sull’ultimo lastrone a sinistra sulla base della facciata.

Quando, in presenza di amici, cercavo di illustrare le ricostruzioni geometriche del graffito che avevo scoperto sul fronte della fontana Gabriele Veneziale si divertiva a sostenere che io, nottetempo, avevo fatto quei segni sulla lastra lapidea per dimostrare le mie teorie sulle proporzioni perfette di quel monumento.

Si tratta a prima vista di un disegno privo di significato, ma che attentamente studiato induce a delle ipotesi per lo meno sorprendenti.

Anche in questo caso è opportuno fare preliminarmente alcune considerazioni.

La fontana, nel prospetto, è divisa chiaramente in tre fasce orizzontali corrispondenti al basamento, agli archetti, alla cornice.

Il basamento e gli archetti sono sullo stesso piano, mentre la cornice è aggettante.

Inoltre, procedendo ad una divisione verticale, è ancora il numero tre la matrice della ripartizione.

La base è costituita, infatti, da tre parti uguali di cui quella centrale è formata da un lastrone a rilievo con delfini e fiori acquatici proveniente da un monumento romano e quelle laterali da lastroni lisci senza motivi ornamentali.

Raddoppiando il numero tre si ottiene il sei e cioè il numero degli archetti superiori.

Va notato che mentre il numero tre ha nel Medioevo un significato anche religioso essendo riferito alla Trinità, il sei invece non ha alcun significato. Si potrebbe allora far discendere da questo il fatto che mentre i tre archi a sinistra poggiano su colonne rotonde, quelli a destra poggiano su colonne ottagonali richiamando di nuovo il tre, e quindi si tratta di due elementi diversi tra loro, ma aggregati perché omologhi.

Con un successivo raddoppio si passa poi al dodici che è il numero degli archetti pensili della cornice superiore e che nella tradizione medioevale viene associato al numero degli apostoli e di conseguenza alla idea della comunità.

Sempre il numero tre è alla base del disegno sulla lastra di pietra; infatti il grafico parte da un modulo quadrato che ripetuto per tre volte in larghezza ed in altezza determina un quadrato più grande composto da nove quadrati.

Questa particolare forma geometrica fu diffusamente usata nel XII secolo per l’impostazione planimetrica di chiese gotiche francesi fra le quali Saint Denis.

Un altro particolare rende interessante il disegno ed è costituito dal sottomodulo del quadrato base, ottenuto dividendo il modulo con diagonali in maniera da ottenere un quarto di esso.

Quest’ultimo criterio proporzionale, che ha origine platonica, fu molto usato per definire le riseghe dei pinnacoli gotici.

Quale sia il rapporto tra il disegno scolpito e la fontana si è ricavato verificando la sua applicabilità al prospetto. Del resto non avrebbe alcun senso quel grafico se non vi fosse stata una relazione con la costruzione della fontana.

È molto probabile che si tratti di un “appunto” del lapicida che sulla pietra aveva segnato i criteri di base che dovevano essere rispettati nel montaggio dei pezzi scolpiti.

Questi criteri sembra siano brillantemente rispettati nella Fontana Fraterna quando verifichiamo che il disegno di cui abbiamo parlato non è altro che lo schema di tutti i rapporti proporzionali adottati nella composizione del prospetto.

Restituendo dunque il grafico nella stessa scala della fontana, tenendo come elemento unitario di base l’interasse della colonna, otteniamo automaticamente tutti i punti essenziali perché si possa definire la larghezza delle colonne, la dimensione dei capitelli e delle basi, l’altezza ed il posizionamento della cornice e dei singoli elementi della cornice, nonché la larghezza e l’altezza della fontana..

Purtroppo, però, i dubbi sono tanti e le mie considerazioni, al momento, non sono altro che suggestive ipotesi.

I misteri rimangono, anche perché, con una operazione maldestra di ripulitura eseguita con il recente restauro, il disegno è pressoché scomparso. 

di Franco Valente - fb

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