La spagnola a San Martino in Pensilis

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Ricerca su un evento dimenticato che si rivela di aiuto per comprendere ed accettare il triste presente dei nostri giorni

di Giuseppe Zio - fb

3 novembre 2020

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Nel maggio del 1918, quasi a prendere in mano il testimone della carneficina che avvenne negli anni del primo conflitto mondiale, ci fu nel mondo una grande pandemia, non dovuta al Coronavirus ma ad un Ortomixovirus, agente patogeno dell'influenza. Ogni anno abbiamo imparato a vaccinarci per i nuovi ceppi dell'influenza, perché questi microorganismi, hanno una grande capacità di cambiare il mosaico e la struttura del loro capside, ovvero l'involucro proteico esterno, che non viene riconosciuto più dalle nostre difese. Alcune volte questi cambiamenti sono minimi ma, altre volte, essi sono tali da provocare delle vere e proprie pandemie. Si pensi all'Asiatica degli anni cinquanta. Lo stesso Coronavirus, che era già presente e conosciuto nei libri di microbiologia da decenni, solo alla fine degli anni ottanta, con la SARS, e in questi mesi, sta creando vere e proprie epidemie mondiali e mortali perché è cambiato ed è diventato più resistente agli ambienti e può avere complicanze devastanti per l'organismo. In generale possiamo dire che da sempre i microorganismi mutano e si riorganizzano in maniera tale da provocare problemi, ma le grandi pesti e le epidemie falcianti, purtroppo, nei secoli sono state molte. E anche in futuro l'uomo e l'ambiente potranno essere attaccati da ceppi nuovi, e con rinnovata pericolosità, di forme virali, batteriche e protozoiche. Ma torniamo alla Spagnola, chiamata così perché sembra partita da un focolaio proprio in Spagna. Ma il vero motivo per cui quella tremenda epidemia fu identificata con la Spagna è curioso, e nasce dalla censura operata in molti paesi durante la Prima guerra mondiale. I governi delle nazioni belligeranti, temendo che si diffondesse il panico tra la popolazione, cercarono in tutti i modi di non diffondere la notizia della pandemia. Le prime informazioni trapelarono dalla Spagna – che era neutrale e quindi priva di controlli sulla stampa – e spinsero gli altri Paesi a far credere che fosse circoscritta alla sola Spagna, dove peraltro si ammalarono sia il primo ministro che il re Alfonso XIII.

Tra il 1918 e il 1920 questo virus colpì un abitante su tre del pianeta, causando la morte di decine di milioni di persone. Ma nonostante l’entità del fenomeno, le conseguenze dell’influenza “spagnola” che si diffuse su scala mondiale esattamente un secolo fa sono rimaste a lungo in ombra, offuscate dalla devastazione della Prima guerra mondiale e relegate a un ruolo secondario nei libri di storia. Soltanto negli Stati Uniti il morbo falciò mezzo milione di vite – circa dieci volte di più di quante ne uccisero i tedeschi durante la Grande guerra – eppure soltanto nelle aree urbane più colpite la malattia salì agli onori delle cronache. In Europa si contarono circa quindici milioni di contagi con stime che vanno dai cinque ai sette milioni di morti. In un primo momento i sintomi del morbo erano gli stessi di una comune influenza: mal di gola, mal di testa, febbre. Ma in molti casi si presentavano poi complicazioni come polmoniti batteriche in forma acuta, i malati sviluppavano in fretta difficoltà respiratorie e insorgevano dolori in gran parte del corpo. Seguivano sonnolenza e torpore, con febbre altissima, polso debole, lingua bianca, cefalea. Si finiva per morire per delle microemorragie che potevano estendersi negli organi interni o anche sulla pelle. Circa la metà delle morti si verificarono nel gruppo di età compreso tra i venti e i quarant’anni. Il morbo si propagò in breve tempo come un uragano e le contromisure mediche di prevenzione e cura si rivelarono perlopiù fantasiose, oltre che vane: gargarismi con chinino, camere di nebulizzazione dove fino a venti persone alla volta inalavano formalina o solfato di zinco. Fu, in generale, un brutto momento per la scienza, che non riuscì a trovare alcun rimedio e si accorse di non possedere alcuno strumento per identificare e neutralizzare l’agente invisibile del morbo. Ma gli stessi Stati e i medici e non avevano nemmeno il modo di catalogare con precisione epidemiologica i decessi. Ognuno si arrangiava come poteva. Di sistemi sanitari nemmeno un'idea e ognuno ha cercato di ricostruirne la storia dai pochi dati a disposizione. Con il parroco Don Nicola Mattia abbiamo iniziato per quanto riguarda San Martino in Pensilis, la disamina dei registri parrocchiali e sono venute fuori delle cose interessanti. Anche se non abbiamo la certezza documentale sui decessi, si nota subito che, nel 1918 e nel 1919 c'è una impennata improvvisa di morti. Infatti nel 1918 a S. Martino furono 272

e, nel 1919, 183. Nel 1916 furono 144 e nel 1917 155. Siamo negli anni di guerra e oltre ai caduti sul fronte, il conflitto porta anche ad una situazione interna di miseria e abbandono che determina anche in questi anni un innalzamento del numero di deceduti. Basta guardare ai successivi anni 1920 e 1921, dove il tasso di mortalità ritorna a valori normali in quegli anni e cioè, rispettivamente, di 77 deceduti nel 1920 e di 93 nel 1921. Si evince così che nel periodo della pandemia Spagnola i morti in un anno crescono a dismisura, ma se vediamo ancora con più attenzione, ci accorgiamo che il picco arriva nei mesi fra settembre e metà novembre del 1918 con 102 morti. nel mese di Ottobre si contano in alcuni giorni come il 4, il 17 e il 20, dieci morti al giorno, mentre il giorno 6 ben 12 morti. La pandemia continuerà sino ai primi mesi del 1919 ma sarà meno letale di questo picco sopracitato. Altro dato interessante è che circa il 67% di queste morti sono persone da un anno a diciassette. Come a dire che fra il conflitto mondiale, che falcidia i giovani uomini e questa pandemia, nelle comunità si è giocato gran parte del proprio futuro. Ma quella pandemia fece incominciare a pensare ad un sistema generale di tutela della salute, che accantonato per l'avvento del secondo conflitto mondiale e solo nel 1947, ritorna prepotente come esigenza con la nascita del sistema nazionale sanitario inglese. Quella pandemia fece ripensare alla scienza medica il proprio ruolo e per questo diventò esperienza che fece crescere! Gli Stati e la politica riuscirono a ripensare sé stessi almeno in Europa e nelle Americhe. Oggi con questa pandemia da Coronavirus, bisogna far fare ulteriori passi alla riflessione per aiutare le comunità!

Quadro riassuntivo dei dati sulle morti di Spagnola dai registri parrocchiali di San martino in Pensilis.

Morti a San Martino nel 1916: 144

Morti a San Martino nel 1917: 151

Morti nel 1918 a S. Martino: 272

Morti nel 1919 a San Martino: 183

Morti nel 1920 a San Martino: 77

Morti nel 1921 a S. Martino: 98

Morti a San Martino nel 1922: 105

Impennata nel 1918 e nel 1919

Dal 1 gennaio 1918 al 20 agosto :65 morti, mentre dal 1 settembre al 30 settembre 102 morti (in un mese 22 morti)

Ma il picco vero è a Ottobre con 36 morti, con una particolare frequenza fra il 4 e il 20 ottobre, dove ci sono giorni come il 6 (12 morti) e 17 ottobre (10 morti).

la fascia di età particolarmente colpita è quella dai o ai 17 anni che nel 1918 sono circa 82 morti, pari al 67% dei decessi.

di Giuseppe Zio - fb

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