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Il caso di Giuseppe Tabasso

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Lo storico giornalista molisano: “Vi spiego perché ho chiesto di essere cancellato dall’Ordine del Molise”

da primonumero.it

14 ottobre 2020

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Giuseppe Tabasso ha 94 anni, una mente lucidissima e un talento inconfutabile nel raccontare le cose. Non a caso è un giornalista affermato, che ha sempre esercitato questa professione (bellissima e tosta) in via esclusiva, e per testate importanti. Ha lavorato in vari quotidiani e periodici come Paese sera, Corriere lombardo, Ore 12, L’Europeo, Annabella, Gente, Radiocorriere; è stato inviato di politica estera per il GR3 della Rai, ha lavorato a Strasburgo come redattore parlamentare, a New York presso la Rai Corporation, nelle sezioni italiane della BBC a Londra e della Deutschland Funk a Colonia.

E’ nato e cresciuto a Campobasso, sebbene abbia trascorso gran parte della vita “in giro”, come conviene a un cronista che ha consumato centinaia di paia di scarpe e cambiato mezzo di comunicazione infinite volte (macchina da scrivere, dittafono, carta stampata, tv, radio e infine anche Internet: Primonumero.it ospita i suoi editoriali e commenti, con grandissimo piacere).

Dopo 64 anni di iscrizione all’Ordine dei Giornalisti Professionisti del Lazio, nel 2018 ha chiesto e ottenuto di “traslocare” nell’Ordine dei Giornalisti del Molise, per terminare la carriera dove l’ha iniziata. “Una botta sentimentale”, dice lui. Ma ora, all’indomani del rinnovo dell’Ordine, ha messo in atto l’operazione inversa: questa mattina ha infatti chiesto alla segreteria dell’Odg del Molise di cancellarlo dai suoi iscritti e trasferirlo di nuovo all’Ordine del Lazio. “La mia ‘botta sentimentale’ – chiarisce Giuseppe Tabasso - si è rivelata una pia illusione”.

Cosa è successo? “L’OdG Molise – è la ricostruzione – ha rinnovato il suo Consiglio direttivo dopo mesi di manovre interne ed esterne cui a quanto pare non sono rimaste estranee pressioni politiche, sfociate in telefonate di Toma, manovre degli uomini di riferimento di Patriciello. E così l’ingloriosa e arrendevole gestione di Pina Petta è passata direttamente nelle mani del pubblicista Vincenzo Cimino. Una maggioranza imbarazzante, come tutte le maggioranze bulgare, è andata alla sua lista “Ordine povero”. Dopo la sua elezione a presidente, verrebbe ora da dire “Povero Ordine”.

A differenza degli Ordini dei Medici, Avvocati, Ingegneri, eccetera, quello dei Giornalisti include tra i suoi iscritti non solo i professionisti che praticano il mestiere – e di esso bene o male campano – ma anche i Pubblicisti, categoria composta da persone che spesso svolgono altre attività e sono saltuariamente ospitate sui media. In molti ordini regionali i pubblicisti sono la maggioranza, anche perché la relativa facilità di ottenere il famoso tesserino è spesso una manna per i costi di esercizio degli Albi. Si pensi che alla fine del 2019 l’Ordine del Molise contava 76 professionisti e ben 646 pubblicisti. “Sta quindi di fatto che questa seconda figura finisca col godere di una rappresentatività numerica fatalmente incisiva sugli equilibri interni. Questo spiega perché Vincenzo Cimino, noto come “sindacalista” e ignoto come pubblicista, sia potuto arrivare alla Presidenza dell’Ordine”.

“Non stiamo parlando di una associazione bocciofila - prosegue Tabasso - di una cooperativa e nemmeno di un sindacato, ma di un Ordine, cioè di una persona giuridica di diritto pubblico sottoposta alla vigilanza del Ministero della Giustizia. L’Ordine è infatti una magistratura dotata di un Consiglio territoriale di disciplina il cui compito più alto è quello di far rispettare dai suoi iscritti la deontologia professionale. Ed è proprio qui che, come dimostrerò, crolla la credibilità e addirittura l’utilità dell’OdG Molise il cui motto – “Sempre al fianco dei nostri iscritti” – tradisce una percezione sindacale dell’Ordine”.

“Sono spinto a giudizi così radicali proprio in veste di iscritto la cui triste vicenda va ben oltre la mia persona. Succede che tre anni fa, preso da una botta sentimentale (“voglio chiudere la carriera dove l’ho iniziata”) chiesi all’OdG del Lazio, cui ero iscritto come professionista dal 1964, di trasferirmi all’Ordine del Molise. Pina Petta mi accolse con un “ne siamo onorati” ma quelli che non credono alle “botte sentimentali” devono aver pensato che avessi altre mire. Invece ho solo continuato a scrivere in piena libertà. Così nel 2019 due miei interventi, polemici e opinabili ma improntati a una civile dialettica, sono stati oggetto non di risposte ma di inaudite offese personali. Una da parte della direttrice di Telemolise, Manuela Petescia, che mi invitava a “godermi la pensione invece di scrivere cazzate” e una seconda, proprio da parte di Cimino, che ha perso la testa dandomi addirittura della “capra”.

L’inciviltà dell’attacco mi ha procurato molte solidarietà ma dinanzi a tali inaccettabili violazioni del codice deontologico ho denunciato i due casi in un documentato esposto al Consiglio di disciplina dell’Ordine. Non ci crederete: per settimane e per mesi ho atteso invano uno straccio di risposta da Ordine e Consiglio di disciplina. Ho quindi scritto una lettera di sollecito alla presidente Petta ma anche lei rimane assurdamente muta: non sa che pesci pigliare, ma sa che quelli da me denunciati sono troppo grossi. Così quel “sempre al fianco degli iscritti” diventa una barzelletta. Roba da indurre l’Ordine nazionale, a mio avviso, a commissariare questo carrozzone che si è mostrato incapace di rispettare il suo principale ruolo istituzionale”.

La conclusione di Giuseppe Tabasso è questa: “Poiché è impensabile che un nuovo Consiglio di disciplina possa ora rispondere a una denuncia che riguarda direttamente il nuovo Presidente, ho chiesto di essere trasferito di nuovo all’Ordine del Lazio. La mia “botta sentimentale” si è rivelata una pia illusione. Tuttavia l’essere stato privato del mio diritto alla giustizia è un vulnus che, da oggi condanna non solo la credibilità della presidenza Cimino ma quella dell’Ordine molisano”.

da primonumero.it

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