Le pecore che passavano per Sepino erano tutte bianche?

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Una grande “fullonica” per il trattamento della lana

di Franco Valente - fb

12 ottobre 2020

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Non è da escludere che vi fossero anche pecore colorate di porpora, gialle e verdi, se è vero quello che racconta Plinio il Vecchio.

Benetton non ha inventato nulla....

Sepino deve la sua fortuna alle pecore.

Tutta la sua storia è legata ai suoi allevamenti, al suo commercio e alla sua lana.

Non è un caso se il primo complesso edilizio che incontravano coloro che entravano nella città provenendo da Benevento (e perciò dalla Puglia e dalla Campania) era una grande fullonica che era un complesso industriale per il trattamento della lana.

Anche se ne è stata scavata solo una piccola parte, gli archeologi sostengono che le vasche per la tintura della lana siano state usate per un tempo lunghissimo, sicuramente superiore al secolo, e che almeno una volta il laboratorio sia stato distrutto da un incendio.

La follatura serviva a rendere morbidi e leggeri i tessuti che venivano anche colorati.

Si usavano sostanze alcaline (anche l'orina) altamente inquinanti. Per questo avevano bisogno di imponenti quantità di acqua, che a Sepino non mancava.

Eppure qualcuno per dare sfogo al proprio lusso sfrenato faceva colorare il mantello delle pecore quando erano ancora vive.

Plinio il Vecchio nella sua Storia Naturale riferisce di essere stato testimone di una pratica incredibile: "Ormai abbiamo visto anche lane di pecore vive, tinte di porpora, cocco, conchiglia, a una libbra per un piede e mezzo, come per costringerle a nascere così per il proprio lusso".

(vidimus iam et viventium vellera purpura, cocco, conchylio sesquipedalibus libris infecta, velut illa sic nasci cogente luxuria)

(Plinio il Vecchio, Historia Naturalis, libro VIII-197). 

di Franco Valente - fb

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