“Castropignano: curiosando nel borgo” 

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Il Barone Vincenzo D’Evoli, uno dei personaggi di maggior spicco vissuti in paese 

di Castropignano Borgo Di Eventi - fb

17 luglio 2020

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Vincenzo è stato sicuramente uno dei più illustri della stirpe e tanto fece per migliorare le condizioni del feudo, al punto da lasciare Napoli e la vita di corte e trasferirsi a Castropignano.

Fu uomo di grande cultura, studiò nella Badia di Montecassino e, giovanissimo, ebbe il titolo di cavaliere che, a quell'epoca, veniva concesso solo a uomini di alta stirpe aristocratica e che si fossero distinti in campo militare.

Il Barone Vincenzo si rese subito conto che i suoi vassalli vivevano in stato di grande miseria: i più d'inverno si recavano in Puglia e, per un bassissimo salario, si prestavano a governare le greggi, tornando poi in paese a marzo o aprile con i pochi guadagni con cui saldavano i debiti contratti dalle mogli per provvedere ai bisogni primari di famiglia.

In primo luogo, quindi, cercò di favorire l'agricoltura, soprattutto la produzione del grano nei pressi di un suo mulino sul Biferno; fece edificare una cartiera, facendo giungere da Piedimonte un direttore ed impiegando come manodopera i giovani del paese; rinunciò al pagamento di alcune imposte a favore del comune come, ad esempio, quelle sul forno della panatica, sul macello, sulla pesca ecc.

Inoltre riformò la giustizia liberandosi di funzionari faziosi o venali, sostenendo che i governatori dovevano possedere timor di Dio, vita integerrima, essere imparziali e non avere nessun riguardo per i gradi sociali. In sostanza la giustizia doveva essere uguale per tutti.

Vincenzo D'Evoli teneva molto alla dignità umana e fece togliere la gogna che era posta presso lo stipite della porta piccola, "la portella" del paese.

Aveva a cuore anche la morale soprattutto dei giovani e, una volta a settimana, apriva il castello affinché questi incontrassero il sacerdote, incontri a cui non mancava di far partecipare anche i suoi figli.

E il castello rimase aperto pure quando vi fu la peste del 1532 che a Castropignano fece 501 vittime certificate. Fra le mura del maniero veniva prestato soccorso ai richiedenti avvalendosi di precise norme igieniche.

Tutto ciò fece circolare la voce del buon governo del Barone Vincenzo e la popolazione prese ad aumentare. In paese giungeva ogni tipo di gente, sia povera ed onesta che malintenzionata e le porte venivano aperte a tutti per la vigenza del diritto di asilo ed immunità, ma, chi non intendeva vivere secondo le regole, incontrava sempre il limite di leggi molto precise e stringenti pronte a scoraggiare ogni tipo di angheria.

Così presto iniziò ad espandersi il centro abitato anche fuori dalle mura nelle contrade Leone, Trivecchia e Vitecchie.

Vincenzo non trascurò la famiglia e da Aurelia Carafa, sua consorte, ebbe otto figli, quattro femmine e quattro maschi che educò personalmente.

Morì l'otto novembre del 1567 e fu sepolto in Santa Maria delle Grazie dove si trova una lapide commemorativa.

Fonti storiche: Micheleantonio Borsella

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