Il Molise e Campobasso, dove battono i “cuori piccoli” d’Italia

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La Redazione di ItaliaNostra.org intervista il Presidente di Italia Nostra Sez.CB

di italianostra.org

13 luglio 2020

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Il Molise è regione naturalisticamente importante e rappresenta un caleidoscopio di paesaggi anche molto diversi tra di loro. È un “cuore piccolo” d’Italia che respira di aria pulita e ambienti incontaminati, come ad esempio, quelli del Parco Nazionale d’Abruzzo e del Parco Nazionale del Matese.

Intervistiamo Gianluigi Ciamarra, presidente di I.N. Campobasso, sulle bellezze di questa terra incontaminata.

1) Ciamarra, potrebbe descrivere la bellezza dei luoghi montani della provincia di Campobasso citando alcuni dei luoghi più noti?

La ringrazio, innanzitutto, per avermi dato la possibilità di parlare del Molise. A questa domanda preferisco rispondere facendo una panoramica d’insieme della regione – e non parlare della sola provincia di Campobasso – sia perché l’Alto e l’Altissimo Molise, in provincia di Isernia, sono luoghi affascinanti, sia perché, come Sezione del Capoluogo, rappresentiamo la Regione in quanto tale.

La morfologia del territorio molisano, di appena 4.460 km², è tale che in breve tempo, percorrendolo, si ha la rappresentazione di paesaggi variegati in un alternarsi di panorami ammirabili lungo il tragitto che dal versante molisano delle vette appenniniche delle Mainarde e del Matese prosegue per l’area montana dell’alto Molise giungendo sino al mare attraverso dolci colline e pianure.

L’alto e l’altissimo Molise, caratterizzati, per l’appunto, da aree esclusivamente montane ricade per gran parte sotto la provincia di Isernia, mentre il restante territorio sotto quella di Campobasso. Molte sono le aree destinate a Oasi e a Riserve naturali: tra queste, spiccano le Riserve Naturali Regionali “Torrente Callora” e “Monte Patalecchia”, “Torrenti Lorda e Longaniello” (IS), gestite da Italia Nostra. Di particolare interesse e bellezza anche le Riserve MAB di Collemeluccio e di Roccadimezzo (IS), l’oasi WWF di Guardiaregia (CB), e l’Oasi LIPU di Casacalenda (CB) in cui si possono ammirare in primavera numerosissime specie di farfalle, la “Montagnola Molisana” (IS), l’area de “Il Gigante” di Duronia (CB), rupe naturale fatta istituire Monumento Naturale Regionale dalla Sezione di Italia Nostra Campobasso, il “Parco delle Morge”, per non parlare del Parco archeologico-naturalistico di Monte Vairano, che si estende tra Campobasso, Baranello e Busso, del Parco Nazionale del Matese, istituito alla fine del 2018, che comprende la nostra montagna madre, il “Mons Tifernus” (come lo chiamava Tito Livio) ed una vasta area alle sue pendici, del “Giardino botanico” di Capracotta (IS), istituito per favorire la conoscenza, lo studio e la conservazione della flora appenninica e delle essenze arboree.

Poco antropizzato – si pensi che la sua densità è di 67,91 abitanti per km² – e sostanzialmente incontaminato, può dirsi che il Molise è pressoché sconosciuto ai più; solo ultimamente, grazie ad un turismo lento amante della natura, dei silenzi e dei sublimi paesaggi, si comincia ad apprezzare questa antica terra. Non a caso i quattro tratturi che lo attraversano, nel loro percorso che va dall’Abruzzo alle Puglie, sono diventati meta di camminatori, lì dove storia e natura costituiscono un tutt’uno.

Ma il patrimonio culturale del Molise non si ferma ai beni naturali e paesaggistici: sui caratteristici borghi quasi tutti arroccati sui monti o distesi su verdi colline si ergono palazzi baronali, palazzi ducali, ma soprattutto maestosi Castelli come quelli (per citarne qualcuno) di Venafro, di Monteroduni, di Cerro al Volturno, di Roccamandolfi, di Bagnoli del Trigno, di Carpinone, di Pescolanciano, tutti in provincia di Isernia, e di Torella del Sannio, di Castropignano, di Civitacampomarano, di Gambatesa,  di Termoli, questi ultimi in provincia di Campobasso, e dello stesso castello del Capoluogo, Castel Monforte.

Né mancano siti archeologici e luoghi di particolare interesse, anche internazionale: “La Pineta” di Isernia, sito preistorico con testimonianze di attività umane risalenti a circa 730 mila anni fa: tutta la documentazione di tale sito si trova al Museo del “Paleolitico” di Isernia; ancora, l’antico Monastero benedettino di S. Vincenzo al Volturno a Castel S. Vincenzo (IS), uno dei più importanti del medioevo con tutte le testimonianze archeologiche, tra cui la cripta dell’abate Epifanio, dove si può ammirare un importantissimo ciclo pittorico di affreschi del IX sec; i resti del Monastero De Jumento Albo, sempre benedettino, a Civitanova del Sannio (IS); la Basilica santuario di Castelpetroso (IS); la città romana, già sannita, di Altilia –Saepinum (CB); il Parco archeologico di Pietrabbondante (IS) con i resti delle possenti mura poligonali e con i due templi ed il teatro di epoca sannita; il teatro romano di Larino (CB); le antiche città di Campobasso, Larino e Isernia, ma anche Agnone (IS), la “Atene del Molise”, con le sue bellissime ed artistiche 14 chiese e con la centenaria fonderia Pontificia Marinelli, fabbrica di campane famosa nel mondo; Frosolone, piccolo centro dell’alto Molise, rinomato per la produzione di coltelli e ferri taglienti, nonché di ottimi prodotti caseari. Tutto il territorio regionale è disseminato di fortificazioni sannitiche racchiuse da mura poligonali, di numerosissimi reperti che testimoniano la lunga storia del Molise, molti dei quali raccolti nel Museo archeologico di Campobasso, nel Museo di Santa Maria delle Monache a Isernia ed in quello di Venafro, autentici luoghi della memoria. Andrebbero menzionate anche le tante opere artistiche custodite nelle varie chiese dei piccoli paesi e i tanti palazzi di indubbio pregio architettonico, ma sarebbe davvero lungo farne una elencazione.

Le tradizioni resistono ancora allo scorrere del tempo. Tra le più originali si possono citare: a Jelsi (CB), da 200 anni in occasione della festa di S. Anna, si ripete la sfilata dei carri trainati da buoi con composizioni realizzate interamente con chicchi di grano; a Campobasso, nella domenica del Corpus Domini, sfilano in una suggestiva processione, risalente al sec. XVI, “i Misteri”, aventi ad oggetto sacre rappresentazioni: sono quadri viventi i cui protagonisti, principalmente bambini, sono sospesi in aria per mezzo di strutture invisibili ideate dal campobassano Paolo Saverio Di Zinno nel 1740; ed ancora, la “Ndocciata” di Agnone, una originalissima tradizione legata al fuoco e consistente in una sfilata di lunghe e spesse fiaccole di legno.

2) Dal punto di vista degli habitat, gli amanti della natura possono trovare fauna selvatica anche a basse quote?

In un ambiente salubre ed in un contesto naturale ancora per grandissima parte incontaminato, la fauna selvatica è particolarmente presente e numerosa in Molise: non è raro, percorrendo le strade che collegano i vari paesi, poco distanti l’uno dall’altro, imbattersi in qualche capriolo, cervo, daino, lupo e, naturalmente, in cinghiali e volpi che, come un po’ dappertutto in Italia, si avvicinano sempre più ai centri abitati. L’orso bruno, specie protetta, è ancora presente nei Parchi sopra citati, così come ben resistono specie di fauna aviaria come il falco, la ghiandaia, la poiana, il nibbio, il gheppio, la starna, la coturnice, la pernice e l’aquila reale.

3) Sotto il profilo degli ambienti marini, la costa seppur piccola si candida ad essere un punto di attrazione molto interessante. potrebbe indicarci alcune località poco conosciute ma attrattive dal punto di vista naturalistico?

La fascia costiera molisana, seppur di breve estensione (36 Km di lunghezza), è sede di un ecosistema di particolare interesse grazie ai suoi tanti elementi ambientali quali dune, gineprai, pinete, zone umide, tratturo, i quali, assieme al retrostante paesaggio rurale ove viene praticata l’attività agricola, si presenta come un mosaico di variegati colori in un panorama di semplice ma genuina e pittoresca bellezza. I piccoli paesi che si affacciano sul mare e che hanno a valle tratti di spiagge sabbiose poco frequentate, lontane dal chiassoso turismo di massa, sono posti piacevoli e tranquilli, esempio di una accoglienza destinata a chi dell’ambiente marino voglia cogliere gli aspetti migliori. I centri turistici minori di Marina di Montenero e Petacciato e del lido di Campomarino offrono al mare una meravigliosa cornice naturale. Da Termoli, poi, cittadina marina maggiormente conosciuta dal borgo antico di particolare fascino, è d’obbligo imbarcarsi per raggiungere, in un’ora circa di viaggio, le Isole Tremiti, arcipelago paradisiaco dalla natura assolutamente incontaminata e dal mare cristallino.

4) Una fotografia del Molise attuale vede una facilità di convivenza tra passato e futuro. Potrebbe indicarci una via verso i decenni a venire che proviene dalla visione di una persona impegnata da anni, come Lei, nella salvaguardia del territorio?

Qui, il discorso non è semplice. Il Molise, geograficamente e morfologicamente non è terra – fortunatamente, aggiungerei – che si presti ad attività industriali che possano risollevare la sua economia. Come ho detto, e come è unanimemente riconosciuto, il territorio regionale ha caratteristiche tali da poter basare il suo (auspicato) sviluppo su ciò che esso stesso offre ”naturalmente”, ossia la sostanziale incontaminatezza dei luoghi, la loro bellezza paesaggistica e naturale, la sua storia, la sua quiete, la qualità dell’aria, la salubrità dell’ambiente. E non è poco, direi. Valori che oggi come oggi rappresentano l’aspirazione di molti cittadini costretti a vivere nel traffico e nello smog, nello stress quotidiano e con poco tempo libero a disposizione, lontani da una dimensione più consona ad una dignitosa condizione umana di cui si è forse perso le tracce. Una dimensione geografica, quella molisana, che nella sua limitatezza facilita scambi di rapporti sociali ed offre alternative al vivere quotidiano; una dimensione umana, sia per il senso di ospitalità che contraddistingue i molisani che per il comune senso di appartenenza ad una terra che si ama, ereditata in gran parte dal popolo dei Sanniti pentri – ancora presente nelle tante testimonianze archeologiche che si rinvengono in ogni zolla di terreno – che la abitò difendendo le sue genti e i suoi valori dalle mire espansionistiche dei Romani; una dimensione temporale, dove la vita scorre lenta e pacifica in attesa di un pigro futuro.

Tutto ciò potrebbe apparire – e per molti versi lo è – un quadro assolutamente positivo, bucolicamente parlando; un esempio di società e di vita di cui si è persa la memoria se ci si ferma a considerazioni di carattere estetico e spirituale. Esiste, però, l’altro lato della medaglia: l’isolamento delle aree interne, lo spopolamento dei piccoli paesi, l’abbandono del lavoro della terra e di attività artigianali che in passato assicuravano dignitosi redditi, la mancanza di infrastrutture tali da assicurare una più sostanziosa presenza turistica, la disoccupazione che affligge le classi giovanili ed altre problematiche, comuni, senza dubbio, anche a zone disagiate di altre regioni.

Questi aspetti negativi non devono, però, scoraggiare chi è tenuto – politici, amministratori, operatori nei settori produttivi, ecc. – a guardare avanti. Credo che la soluzione vada ricercata in una sintesi che coniughi ciò che il territorio offre sotto il profilo ambientale, naturale, paesaggistico, culturale in genere, e ciò che l’uomo deve programmare, approntando i mezzi idonei per far sì che questi beni possano produrre sviluppo economico e turismo di qualità, culturale, esperienziale ed alternativo al turismo di massa. A condizione, naturalmente, che l’intervento antropico non stravolga l’essenza dei luoghi e la loro unicità. Alla proposta turistica deve necessariamente accompagnarsi un progetto che si fondi sulle attività compatibili con la natura stessa del territorio, rispolverando, magari, con l’ausilio delle moderne tecnologie, quelli che furono gli antichi mestieri in un’ottica moderna e innovativa e nella consapevolezza di non disperdere (conservare) una memoria storica, valorizzando antiche tradizioni artigianali, professionalità e creatività individuali contro una globalizzazione che la odierna crisi economica sta già mettendo in discussione e che ancora di più si manifesterà  negli anni a venire. Artigianato (cito solo, per esempio,  la lavorazione dell’acciaio traforato, del ferro battuto, del rame, del legno, della ceramica; l’antica lavorazione del merletto a tombolo), agricoltura, pastorizia, allevamento, coltivazione e produzione di prodotti di nicchia (il tartufo molisano la cui produzione è pari al 40% di quella nazionale, è oramai conosciuto al pari di quello di Alba e di Acqualagna e di altre località famose nel settore), imprenditoria tessile – e via dicendo – sono attività ancora presenti e che, se incoraggiate e sostenute da corsi di formazione, potrebbero dare una svolta decisiva alla economia regionale.

Dalle premesse che ho fatto sulle caratteristiche di questa regione, va da sé, per restare al presente, che il nostro impegno in Italia Nostra, come sezione del capoluogo molisano e provincia, istituita nel 1983, dove operano giovani e meno giovani, mira non solo alla tutela del nostro patrimonio culturale e paesaggistico (Italia Nostra Campobasso gestisce due aree naturali: quella del sopracitato “Gigante” ed un’area montana – Valle Banca – sulla Montagnola molisana) ed alla sensibilizzazione sulla importanza dei beni culturali e del paesaggio (anche per mezzo dei corsi di educazione e formazione programmati da I.N.), ma anche alla sua conoscenza e valorizzazione, difendendo il suo valore contro tentativi, sempre più frequenti, di sminuirne la essenza e la funzione. E mi riferisco soprattutto all’attacco al territorio, ai nostri crinali, che l’industria dell’eolico sta portando con le sue altissime e devastanti macchine con il rischio di cancellare definitivamente la memoria storica e identitaria delle nostre zone.

(Foto - Duronia (la Civita): la Testa del Gigante) 

di italianostra.org

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