Signori, si parte!

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Ma il Molise rimane alla stazione.

di Franco Valente - fb

3 giugno 2020

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Dopo il terremoto di S. Anna del 1805, che devastò tutta la regione, il Molise ripartì alla grande.

Quando in una fila di case nei centri antichi del Molise (ma anche nel Meridione in generale) vedete i portali a sesto ribassato (che qualcuno definisce ad arco scemo) potete giurare che si tratti di un edificio ricostruito o pesantemente ristrutturato dopo il 1805.

Non sta scritto da nessuna parte ma me ne sono convinto osservando con un po' di attenzione il carattere degli edifici.

L'arco scemo fu una soluzione geniale a un problema statico.

Ovviamente anche allora il governo, che aveva la sua capitale a Napoli, dispose che gli interventi si facessero in maniera corretta.

Nella stagione murattiana (i Francesi avevano occupato il trono borbonico) nel Molise fu inviato un ispettore, un certo Monde.

Ho ritrovato molti anni fa un appunto manoscritto sull'angolo di una pagina dove poeticamente, con pochi versi, si riferiva dell'attività di questo ispettore a Isernia:

"Il Monde è qui venuto,

ha mangiato ed ha bevuto

ed alquanto divertito

ha cacato ed è partito".

Eppure nel Molise, regione povera, si sono fatte cose splendide.

Anche grazie a uomini molisani di altissimo livello che fecero da sponda a sindaci e prelati che in sede locale si impegnarono nella "ripartenza"..

Tra essi Biase Zurlo di Baranello, Intendente del Molise, e suo fratello Giuseppe, giurista e ministro.

Il secondo era stato Commissario borbonico per il terremoto in Calabria nel 1783.

Fu il primo a denunziare gli abusi e le violenze che si facevano in quella regione a danno dei contadini.

Avvocato e giurista, divenne anche ministro, ma nel nuovo governo francese..

Baranello e il Molise gli devono molto.

Un particolare.

 Giuseppe Zurlo, divenuto Ministro dell'Interno, approfittò delle requisizioni che il Governo aveva disposto nei confronti dell'immenso patrimonio ecclesiastico e fece inviare a Baranello, per la chiesa appena costruita, una serie di autentici capolavori.

Tra essi un’eccezionale rappresentazione della Visitazione dipinta da Domenico Antonio VACCARO, uno dei più importanti tra gli scultori, architetti e pittori napoletani (Napoli 1678-1745).

Elisabetta poggia la mano sinistra sulla pancia di Maria che sembra voler spiegare cosa sia successo.

In primo piano Giuseppe assiste al colloquio.

In un angolo del quadro, che meriterebbe di essere restaurato, sopravvive malamente il monogramma DAV di Domenico Antonio Vaccaro..

Anche oggi il Molise riparte.

Ma i politici che contano dormono alla grande nel deposito bagagli.

di Franco Valente - fb

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