Il Romanico nel Molise

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Presenze architettoniche ragguardevoli, ma quanti disastri!

di Franco Valente - fb

18 maggio 2020

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Con il termine “romanico” in genere si intende una serie di opere di arte e di architettura che hanno come particolarità prevalente il riutilizzo di pezzi erratici romani integrati con elementi di nuova creazione.

La circostanza che la definizione di romanico appartenga a un intellettuale del secolo XIX (Charles de Gerville) permette di dire con assoluta certezza che i grandi artisti e i grandi architetti che fecero tal tipo di opere dal IX secolo fino all’introduzione definitiva delle forme gotiche (più o meno nel XII secolo) non chiamarono mai romaniche le opere che stavano realizzando.

Ovviamente un contenitore temporale del romanico precisamente definito non esiste, potendosi ritrovare i suoi caratteri nella precedente architettura carolingia e anche nella successiva gotica.

Nel Molise si trova un discreto numero di architetture che definiamo romaniche, ma sicuramente tra esse due chiese rappresentano esempi di altissimo livello: S. Giorgio nel nucleo abitato di Petrella Tifernina e S. Maria della Strada in agro di Matrice.

Il primo possiede decisamente uno degli interni più belli e misteriosi tra le basiliche romaniche italiane. Il secondo, S. Maria della Strada, certamente è tra quelli in cui le rappresentazioni esterne costituiscono una straordinaria sintesi di particolari narrazioni bibliche e di complesse simbologie teologiche.

Eppure, anche se presumibilmente i blocchi squadrati provengono da edifici romani, al loro interno non è stata riutilizzata neppure una colonna o un capitello romano.

Romanica è la Cattedrale di Venafro o la basilica di S. Maria di Canneto o l’impianto della Cattedrale di Trivento.

Soprattutto per la realizzazione delle absidi semicircolari che furono costruite riutilizzando pezzi curvilinei prelevati da grandi tombe romane circolari. A “tamburo” come le chiamano gli archeologi.

In realtà, se vogliamo usare correttamente il termine “romanico” la basilica romanica per eccellenza nel Molise è quella di S. Vincenzo al Volturno.

Fu fatta edificare dall’abate Josue all’inizio del IX secolo.

Il Chronicon Vulturnense riferisce che furono riciclati blocchi lapidei provenienti da Capua. Poi si è scoperto che molti di essi, più precisamente venivano dalla Venafro romana.

Purtroppo i Saraceni, su ordine di Atanasio II, vescovo cristiano di Napoli, distrussero la basilica di Josue nell’881.

A dire il vero la stanno distruggendo di nuovo anche in questo secolo, esattamente a mille anni dalla sua costruzione.

Stanno provvedendo architetti della Soprintendenza che, fatto il disastro, oggi si godono immeritatamente la pensione.

di Franco Valente - fb

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