Sant' Antonio Abate a Vastogirardi

Visite: 386

Si rinnova la tradizione dei fuochi

di Maria Carosella

17 gennaio 2020

Back 

Accensione nel pomeriggio delle fiamme dei vari fuochi disposti nelle varie piazzette del paese, e quest'anno sarà presente Canale 5 con la trasmissione " l'Arca di Noè" e gli Amici del CAI.

Il 17 gennaio, in occasione dei festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate, le piazze e i vicoli del borgo antico si animano di maestosi ed ardenti falò: i “Fuochi di Sant’Antonio”, nelle tre Piazze principale i fuochi saranno organizzati dal Comune, mentre tra i vari vicoli troviamo i fuochi delle varie compagnie di cittadini.

Il fuoco principale sarà allestito in Piazza V. Emanuele, all'ingresso del paese dove alle ore 17,00 ci sarà la benedizione degli animali da parte di Don Paolo Conti, e dove la Proloco accoglierà i visitatori con uno Stand patrocinato dal Comune, presente Canale 5 con la trasmissione "l'Arca di Noè" che girerà un servizio su questa tradizione e soprattutto sulla benedizione degli animali per trasmetterlo in scala nazionale, e gli Amici del CAI che hanno organizzato un tour tra i vari monumenti storici e archeologici del paese.

Ricordiamo la storia di questa centenaria tradizione a Vastogirardi:

la consuetudine di accendere fuochi propiziatori per i raccolti della nuova stagione, proprio nel periodo più freddo dell’anno, ha origini pagane ed è legata all’apertura del Carnevale da tempo immemorabile. L’associazione di questi fuochi a Sant’Antonio Abate nasce dal fatto che nella mitologia cristiana Sant’Antonio è il guardiano dell’inferno, protettore degli animali e dei fabbricanti di spazzole di setola (che venivano fatte con le setole di maiale). A seguito della peste del 1656, nella quale perirono due terzi della popolazione del Regno di Napoli (a Vastogirardi il numero delle famiglie da 258 si ridusse a 88 nel giro di pochi mesi), la tradizione dei fuochi si propagò in tutti i paesi assumendo anche una valenza purificatoria.

Il culto di Sant’Antonio Abate, chiamato in tutto il Regno “Sant’Antuono” per distinguerlo dal Santo di Padova, al quale era già dedicata una Chiesa nella piazza del paese, sotto la torre dell’orologio, la quale aveva anche funzioni di campanile, non poteva non propagarsi in una terra dove gli animali abbondavano e dove la transumanza ha costituito per millenni l’unico modello economico.

La Chiesa matrice di San Nicola, un tempo completamente affrescata, conserva alcune parti di affreschi strappate ai muschi e all’umidità di anni di incuria, e in una di queste è ben riconoscibile Sant’Antonio Abate.

L’uso di appiccare fuochi nelle piazze e piazzette del borgo si è consolidato nei secoli e diviene più vivo proprio quando in molti paesi vicini se ne è persa la memoria. Ai giovani viene affidata poi la tradizione di prelevare un po’ di brace dal fuoco del rione per trasferirla nel camino di casa ed utilizzarla per accendere il proprio fuoco. Con il grasso più puro del nuovo maiale veniva confezionato il pane di Sant’Antonio e con lo stesso grasso di produceva un unguento per curare l’infezione chiamata Herpes Zoster, più nota con il nome popolare di “fuoco di Sant’Antonio”.

di Maria Carosella

Back