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Una nonna di altri tempi

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I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre

di Vincenzo Colledanchise 

4 ottobre 2023

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Era nata nel 1887, mia nonna Incoronata: semplice, amabile, umile, dimessa. Era molto pia, la sua modesta casetta era piena di una collezione di quadri devozionali e candele prelevate presso i santuari pugliesi da lei raggiunti a piedi, essendo gran camminatrice.
Nonna Incoronata mi preparava ottimi decotti con mele, fichi secchi e sorbe, ma il ricordo delle sue enormi tazze di creta di profumatissimo orzo e miele, sarà per me indelebile.
Anche da ottantenne aveva conservato l’abitudine di recarsi a piedi dalla città fino al suo paese natale, attraverso la via vecchia del tratturo.
Vestiva sempre di nero, con mantellina e scialle nella stagione fredda. Proferiva le sue umili preghiere ad alta voce,dalla campagna fino alle prime case del paese, con un grande rosario nero ed esibiva un’infinità di medagliette votive di stagno sulla “pellegrina”, come un generale, senza vergognarsene. Lo sfolgorio delle sue medagliette votive ce la facevano riconoscere anche da lontano.
Dalla nonna avevo appreso, da piccolo, una buona abitudine, quella di portarmi per i viottoli dei campi con l ‘ausilio di una canna. Quando avvertivo la sete, lei faceva dei fori nella parte bassa della canna, che immergendola nei pozzi, riusciva da questi ad attingere l’acqua.
Zizì l’adorava e l’aveva costretta, suo malgrado, portandosela in città, a volerla redimere da umile campagnola a cittadina, senza che migliorasse minimamente sulle sue antiche abitudini contadine. 

di Vincenzo Colledanchise 

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