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La figlia di Don Ciccio

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I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre

di Vincenzo Colledanchise

24 settembre 2019

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A Pasqua lo sposo, insieme a tutta la sua famiglia, si recò a casa della sposa. Aveva approfittato della grande festa per fare la sua entrata ufficiale in casa dei futuri suoceri, ma portandosi nella loro masseria solo in tarda serata, dopo che tutti gli animali erano tornati alla stalla e la giornata di lavoro era finita. 

La sposa aveva indossato un vestito di velluto marrone ricamato con motivi floreali, e messo un po’ di colore sulle guance.

Non abituati alle cerimonie, come i signori, i consuoceri si misero subito a parlare del lavoro dei campi e delle loro bestie stabilendo tra loro cosa avrebbero donato ai fidanzati, non altro, perché poco inclini a parlare di sentimenti.

Si puntualizzò subito sull’ entità della dote e le uniche domande riguardarono quest’ultima. Gli sposi si scambiarono gli anelli, come segno d’amore. 

La mamma dello sposo donò un birlocco d’oro alla sposa, mentre i genitori della sposa regalarono delle camicie e l’anello allo sposo. Tutto avvenne senza grandi cerimonie, quasi in silenzio. 

Il sentimento non ebbe affatto l’onore che meritava durante tale incontro. Forse il timore di non arrivare alle nozze impedì le manifestazioni di gioia. Gli sposi si tennero distanti e quella distanza che avevano sempre mantenuto cercavano di evidenziarla maggiormente come per mostrare a tutti la verginità del loro sentimento. 

Ognuno si vergognava dell’altro, poche parole e tanta inibizione. Dopo aver assaggiato qualche tarallo e bevuto buon vino, in tarda serata la sposa ebbe a ricevere dagli amici dello sposo la serenata.

Il volto della ragazza continuava ad essere rigido e pallido, nonostante il colore dato. Si sentiva di ingannare tutta quella brava gente, anzi si vergognava di averla anche disonorata con la sua leggerezza e imprudenza. 

Nonostante avesse aumentato e rafforzato le stecche, la sua gravidanza cominciava ad evidenziarsi, nonostante i suoi sforzi per celarla.

Dopo che andarono via tutti ebbri di vino e di gioia, ella fece la cosa semplice che meditava ormai da tempo. Raggiunse il pozzo, osservò impaurita il cerchio di luce opaca che proveniva dal fondo, saltò rapida sul boccale di pietra e segnandosi si buttò nell’acqua gelida, in piena notte, sotto un cielo pieno di stelle.

(Foto: donna di Toro in costume - Archivio Trombetta) 

di Vincenzo Colledanchise 

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