Abruzzi e Molise, breve storia di una regione spezzata

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di Enzo C. Delli Quadri (da altosannio.it)

2 luglio 2019

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Già al tempo del Regno di Napoli (dal XIII all’inizio del XIX secolo) e delle Due Sicilie, XIX secolo, quel territorio era considerato un’unica entità, che ricomprendeva le quattro province di Abruzzo Ultra I, Abruzzo Ultra II, Abruzzo Citra e Contado del Molise, di cui mai han fatto parte né l’Alto Molise, nè l’Alto Volturno e le sue Mainarde. 

Infatti, il Contado di Molise, dalle sue origini medioevali sino al 1806, comprendeva meno della metà del territorio della futura regione, la quale fu anticipata (in parte) dalla istituzione della napoleonica Provincia di Campobasso.

Il Capoluogo di regione era L’Aquila.

La suddivisione nelle quattro province era di natura geografica e storica: gli Abruzzi Ultra I, Citra e il Molise erano separati dai corsi dei fiumi Pescara e Trigno, mentre l’Abruzzo Ultra II era diviso dalle restanti province tramite le alte vette dell’Appennino Abruzzese, dal Terminillo fino ai Monti della Meta, passando per Monti della Laga, il Gran Sasso e la Majella.

Nel 1852 vi era stata l’annessione del comune di Ancarano dallo Stato della Chiesa. Alla formazione del Regno d’Italia la regione ebbe altre variazioni territoriali, annettendo il territorio di Venafro (già appartenente alla provincia di Terra di Lavoro) e cedendo svariati comuni alla neo-costituita Provincia di Benevento, tra cui Pontelandolfo e Casalduni, in cui, nell’agosto del 1860 avvenne da parte delle truppe piemontesi una orribile strage.

Le nuove regioni Abruzzo, da una parte, e Molise, dall’altra..

La regione  “Abruzzi e Molise” scomparve nominalmente nel 1963, cambiando il proprio nome in regione Abruzzo, quando la provincia di Campobasso, corrispondente alla totalità dell’odierno Molise (fino al 1970 anno in cui nacque la provincia di Isernia) fu staccata dall’Abruzzo ed eretta in regione. È l’unico caso della storia dell’Italia repubblicana di formazione di una regione per distacco da un’altra. Di conseguenza, Alto Molise e Alto Volturno  hanno a che fare con la parola Molise solo da 2 generazioni.

L’Italia del 1963 – Abruzzo e Molise, regione spezzata 

L’intento di fare del Molise una Regione a sé stante suscitò l’avversione di parecchi eminenti costituzionalisti che non volevano creare regioni incapaci di sopravvivere per difetto di autosufficienza politica ed economica. Per questa ragione fu negata la Regione al Salento (che è più grande e più abitato del Molise ed è tuttora una parte della Puglia).

Per staccare il Molise dall’Abruzzo si ricorse ad una legge "ad usum delphini” che correggeva addirittura la Costituzione, prevedendo una deroga alla norma che fissava ad un milione d’abitanti il numero minimo per costituire una Regione (vedi Legge Marracino del 1957). La  secessione avvenne con un procedimento praticamente ILLEGALE, giacché non ci fu consultazione popolare, nessun voto, nessun referendum (oggi sarebbe IMPENSABILE). Cinque o sei parlamentari decisero da soli il destino separato di circa 2 milioni di cittadini!

E pensare che se nessuno avesse compiuto questo scempio, oggi, Abruzzo e Molise, insieme, potrebbero godere dei seguenti vantaggi:

Primo vantaggio: al Tavolo Stato Regione a ai vari Tavoli Europei, le popolazioni abruzzesi e molisane avrebbero maggiori probabilità di ottenere finanziamenti utili allo sviluppo del territorio. A titolo di esempio, per il periodo 2014-2020 ci sono risorse aggiuntive a livello comunitario da investire nell’area adriatica; il che significa che, con molta più probabilità che non ora, potrebbero essere sbloccati finanziamenti su opere infrastrutturali importanti e su distretti produttivi, su poli turistici, su centri universitari e di servizi avanzati.

Secondo vantaggio: Riduzione dei costi della politica per riduzione degli organi politici e amministrativi intermedi. Un Consiglio regionale, invece di due, un Presidente di Regione, invece di due, 30 consiglieri regionali, al posto di circa 80;  riduzione ad un terzo di tutte le attuali consulenze; riduzione ad un terzo di tutti gli attuali gruppi politici regionali (nel Molise, scandalo su scandalo, al consiglio regionale sopravvivono circa 15 gruppi politici a fronte di 20 consiglieri. È di tutta evidenza che siamo in presenza di un caso in cui la matematica diventa una opinione, perché un gruppo, invece di essere uguale ad almeno 3 persone, diventa uguale a una sola persona)

Terzo vantaggio: Riduzione delle spese per appalti e acquisti. È risaputo che acquisti e appalti gestiti su più vasta scala portano ad un risparmio di spesa.

Quarto vantaggio: Marketing territoriale, con Migliore e maggiore penetrazione del messaggio promozionale, con ricadute positive sul turismo.

Quinto vantaggio: Sviluppo di sinergie in molti settori dell’economia che riguardino   l’agricoltura, l’industria, lo sport, il turismo, la pesca non sportiva, la viabilità stradale e ferroviaria, l’archeologia, l’edilizia scolastica, la formazione professionale, ecc…

Sesto vantaggio: Abruzzo e Molise, insieme, sarebbero la più potente regione di transito tra l’Europa dell’Est ed il Mar Tirreno, con ricadute significative su porti, autostrade e strade, viarie e ferroviarie.

Svantaggi?  A me ne viene in mente uno solo: la perdita di potere e prebende da parte di una numerosa casta politica, quella che ha voluto la separazione tra Abruzzo e Molise  e fa opposizione e resistenza al cambiamento.

di Enzo C. Delli Quadri (da altosannio.it)

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