Quando fa buio

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Nel paese: esercizi di scrittura di un noto giornalista molisano

di Corrado Sala - fb

31 maggio 2019

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Dopo essere dimagrito una decina di chili, ho finalmente rimesso da un paio di giorni la mia vecchia giacca alla Dylan Dog. Proprio come l'indagatore dell'incubo, questa sera, dopo la messa in suffragio di un signore morto alla casa di riposo, ho fatto qualche passo per scrutare il paese degli spiriti. Quale paese? Non è importante, non fatevi ingannare: ogni paese ne contiene un altro, ogni paese vivo (e questo nella foto lo è) è anche un paese di spiriti, fatto di case sprangate, finestre rotte, scale dov'è cresciuta l'erba alta, porte socchiuse dalle quali si intravedono gli oggetti e i segni di una vita che c'era e se n'è andata per sempre. In ogni paese vivo c'è un paese morto dove, se ascolti bene, puoi sentire le voci che arrivano dal grande silenzio e se chiudi gli occhi, come se chiudessi una delle tante porte di quelle case estranee che hai davanti, puoi vedere un viso che ne diventata tanti che poi diventano una fila di uomini e donne, allora pensi che anche in quelle case talvolta il sole spunta ancora e qualcuno sente il suono della campana che chiama la messa. Dalle stalle escono anche gli animali e prendono la strada della campagna, anche loro tornano in quello spazio rimasto vuoto. Ma è un'illusione, solo uno scherzo del destino. Quando fa buio quella processione di spiriti svanisce. Un giorno, in un tempo antico, in quelle case c'era la vita. Adesso, affacciati a finestre senza vetri, restano i volti trasparenti di chi dorme il sonno buono e aspetta il giorno della Resurrezione. C'è questo miracolo nei paesi: quando inizia ad imbrunire, quando fa buio, puoi sentire il tocco di un'ala dolce, qualcuno che ti resta sempre vicino e si oppone alle tenebre.

di Corrado Sala - fb

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