Un sogno da realizzare

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Le responsabilità dello scempio compiuto sul pian San Leonardo sono da ricercare in chi ha amministrato la città di Larino

di Giuseppe La Serra (da lafonte.tv)

24 maggio 2019

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Racconto sempre con piacere un episodio vissuto una trentina di anni fa. Leggo sul giornale di Vicenza del ritrovamento di una tomba longobarda in un paesino dell’hinterland vicentino. Dopo alcune settimane vado alla sua ricerca. La trovo. Senza voler assolutamente deriderla, trovo un mucchio di ciottoli di fiume ammucchiati, delimitato da pareti in vetro antisfondamento a protezione dello stesso e una struttura in costruzione che la inglobava. L’avevano rinvenuta durante i lavori di scavo per la costruzione di una palazzina. Riportata alla luce, viene salvata, recuperato l’arredo funebre e valorizzata.

“Ecco!” mi sono detto “una virtuosa e lungimirante gestione del patrimonio archelogico”. Pensando a Larino, l’indignazione era salita alle stelle. Gli interessi economici e politici di chi ha governato questa città a partire dagli anni sessanta hanno violentato e distrutto un cospicuo patrimonio archeologico, mortificando coloro che a diverso titolo avevano a cuore la storia, la valorizzazione delle specifiche risorse del luogo per uno sviluppo culturale e turistico della cittadina frentana.

La Soprintendenza ha messo così in atto comportamenti volti a salvare il salvabile, portando via il materiale che veniva alla luce e valorizzandolo dove non c’erano avversità. Vedasi il museo sannitico di Campobasso.

>E sì! Le responsabilità dello scempio compiuto sul pian San Leonardo, del degrado di alcune aree della zona urbana, sono da ricercare in chi ha amministrato la città, in quei poteri affaristici che pur di gettare cemento, hanno fatto distruggere reperti e seppelliti ruderi dell’antica Larinum e non solo (vedasi la ciminiera dietro il consorzio agrario).

Ora si respira un’altra aria. Ma è facile cadere in quella logica, che è storia per i larinesi, di rivendicare presunti diritti calpestati (e da chi? Dagli stessi larinesi?) e pretendere cose irrealizzabili. Indietro nel tempo non si torna. Valorizzare il nostro patrimonio. Questo deve essere l’ imperativo. Vediamo cosa c’è.

1) Villa Zappone – Espropriata negli anni settanta con l’obiettivo di realizzare un parco archeologico con un museo nella villa a stile liberty. Alcune campagne di scavo hanno interessato l’anfiteatro e una modesta area adiacente la villa. Interventi specifici di ristrutturazione hanno interessato la villa e si attende un altro finanziamento per completare i lavori. È ancora questo il contenitore per il museo?

2) Area archeologica di via Jovine – Area vincolata negli anni ottanta. Scavi a singhiozzo hanno messo in luce diverse tipologie di strutture a carattere sacro. Il ricorso dei proprietari ha ulteriormente bloccato i lavori.

3) Area archeologica di Torre S. Anna – Gli scavi, voluti dall’Università di Roma, hanno dato alla luce il foro dell’antica Larinum e a interessanti reperti. L’area recintata ingloba la Domus di età repubblicana pavimentata con ciottoli policromi, il tempio di Marte e altri edifici pubblici.

4) Museo Civico – Un luogo nato come deposito di reperti, oggi organizzato con pretese discutibili, vede i primi mosaici strappati dalla loro storia giacere in stanze buie e prive di spazio e camminamenti che consentono di apprezzarli. Larino merita un Museo degno di questo nome.

Ecco quattro realtà che se sapientemente collegate da un itinerario turistico fruibile, potrebbero contribuire ad un diverso modo di vivere il territorio.

>Ma per fare questo è necessario prima di tutto intervenire su quanto è stato già scavato e realizzare il tanto desiderato museo. Il tempo ed interventi opinabili hanno messo in serio pericolo le strutture scoperte. Il mosaico con cernie e polpi si allaga ad ogni acquazzone. Il pavimento in ciottoli policromi, nonostante quella assurda copertura, si sta sgretolando. Stessa sorte per l’opus reticolatum dell’anfiteatro. L’elenco potrebbe continuare.

Ed è facile intuire come per realizzare tali interventi, oltre all’apertura del museo, ci vogliono copiose risorse economiche. Quindi programmazione, pianificazione, sinergia.

Mi piace ancora pensare che sia possibile condividere un sogno, dove più soggetti, con ruoli diversi, concorrono alla realizzazione dello stesso.

di Giuseppe La Serra (da lafonte.tv)

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