Sant’Antonio Abate e i demoni!

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A Petacciato si suona, si canta, si recita in palcoscenici naturali

di Antonio D’Ambrosio - fb

15 gennaio 2019

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A Petacciato, un Sant’Antonio Abate speciale. Unico nel Molise e più completo di quello dell’Abruzzo. Si suona, si canta, si recita in palcoscenici naturali. Il Santo è assistito da 12 barbuti fratelli eremiti. Sono questi, insieme al narratore a chiedere di entrare ad una una casa di un fedele devoto al Santo (si sceglie sempre uno generoso). Una volta invitati ad entrare essi si posizionano e, cantando, annunciano l’arrivo del Santo. Finito il canto che racconta la vita, i prodigi e la lotta dell’Eremita contro i demoni , si inginocchiano, in segno di rispetto verso il prodigioso Antonio, il quale, fa il suo ingresso. Sant’Antonio, in un incedere benedicente, attraversa le due ali di eremiti ed in fondo alla sala inizia il suo canto raccontando le tentazioni ed i tormenti subiti nel deserto. Egli è accompagnato, come gli eremiti, da una variegata presenza di musici forniti di fisarmoniche, chitarre e strumenti rustici. La scena si fa magica. La musica e’ una dolcissima melodia con un piacevolissimo ritmo che sostengono sia la celestiale voce del Santo che il robusto coro degli Eremiti. Alla fine del canto, Antonio, l’Abate invoca l’aiuto di due Angeli. Questi arrivano e gli offrono, uno la croce ( la fede) e l’altro la spada ( l’arma dell’Arcangelo Michele), i due simboli che serviranno ad uccidere i demoni tentatori. Con la loro morte si libererà il mondo dal peccato. Dopo che Antonio ha ricevuto il dono dagli Angeli, la scena si fa buio ed entrano i demoni, muniti di fuoco e tridente, catene e campanacci. Le forze del male iniziano a tentare ancora una volta il Santo e gli astanti. Così la lotta prende subito corpo tra suoni, grida , fiamme, fuoco , frammiste ai pianti dei bimbi spaventati e alle voci delle madri che cercano di consolarli. Alla lotta partecipano i presenti sostenendo il Santo. Tutti assistono trepidanti alla scontro delle forze del male contro la fede e l’amore, rappresentato dal Santo. La lotta è dura, quasi incerta, ma alla fine la luce squarcia le tenebri e Antonio uccide i demoni plutonici. In casa torna la luce ed il canto finale. Canto e musica che, inaspettatamente prendono un risvolto pratico e canzonatorio, chiedendo al capofamiglia di fare una generosa offerta di cibo e di vino! La paura passa e tutti ridono ed approvano con un applauso liberatorio la fine della lotta e la vittoria del Santo. il sorriso torna anche sui volti dei bambini. La richiesta di una offerta generosa e ripetuta in versi anche dal narratore, figura laica e popolana, il quale, nell’esaltare la proverbiale generosità del padrone di casa, con ironia, ed un po’ di sfrontatezza nel guardare il maiale appeso al soffitto o le salsicce in attesa della stagionatura, lo ringrazia per quello che donerà.

Ecco, proprio in questo momento entriamo in scena noi ospiti! Se il padrone di casa è generoso, come si è creduto nello sceglierlo, le cose prendono il verso giusto, specialmente per noi. Così possiamo iniziare a mangiare il maiale soffritto, con peperoni rossi seccati, dolci e piccanti, ed aglio! Carne di maiale e salsicce di carne e di fegato alla brace. Non manca salsiccia, ventricina, soppressata pancetta ed altre specialità, sempre di carne di maiale. L’animale votato al Santo. Vino a piacere.

Ai monaci cercatori Sono sempre offerte anche frutta secca e mele. Il pane finisce di riempire le loro bisacce. Questo è la cena del Santo, degli Eremiti dei diavoli, degli Angeli e... degli amici presenti! (speriamo di essere inclusi).

Comunque, a parte qualche incertezza per quello che mangeremo e berremo, vi consiglio vivamente di vedere per una volta nella vita questa manifestazione di fede e di purificazione popolare della società contadina.

La rappresentazione la fanno due gruppi che si alternano nelle case dei petacciatesi e nei luoghi di aggregazione sociale. A loro va il nostro apprezzamento per l’impegno che mettono per mantenere viva l’antica tradizione. 

Quest’anno studieremo ed approfondiremo i significati ed il simbolismo della rappresentazione. Per questa ragione abbiamo il piacere di avere con noi la professoressa Letizia Bindi, antropologa dell’Universita’ del Molise ed altri illustri ospiti.

Vi aspettiamo, senza garantire niente sul cibo, se non una serata di vita popolare straordinaria.

Nota di colore per i più giovani: da piccolo ho interpretato l’Angelo con la spada, mio padre il diavolo!

Grazie dell’attenzione!

di Antonio D’Ambrosio - fb

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