Chuknagar missione saveriana in Bangladesh

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La storia di un villaggio martoriato, dove opera il missionario molisano P. Antonio Germano

da Munda TV magazine

29 ottobre 2018

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Chuknagar è cara a chi è amico dei Saveriani perché sede di una Missione fondata agli inizi degli anni '80 da padre Luigi Paggi sx, che per primo cominciò a portare avanti con immensa pazienza  un discorso di promozione umana tra i fuoricasta, insistendo in modo particolare sull'educazione civica della gente e sull'istruzione dei bambini, riuscendo a creare piccole scuole in una ventina di villaggi disseminati nel raggio di 20-25 chilometri. Negli anni la Missione ha continuato a crescere in opere e strutture e recentemente sono terminati i lavori che l’hanno arricchita di una chiesa e di un edificio polifunzionale, realizzando l'antico sogno di padre Antonio Germano sx, il quale ha pubblicato su Internet un toccante articolo (Consacrazione della Chiesa, 28 ottobre, 2011) dal quale riportiamo qui alcune foto.

L’articolo (reperibile anche su Internet) a firma di p. Antonio Germano, che riproduciamo integralmente di seguito, racconta e spiega molte cose.

LA MISSIONE TRA I RISHI di P. Antonio Germano Das (Chuknagar, 27.07.08) 

1.IL NOME: STORIA O NON STORIA? Rishi è uno dei tanti nomi con cui vengono designati i fuori-casta, che ritrovano nel Sud-Ovest del Bangladesh e, precisamente, nei tre distretti di Khulna, Jessore e Satkhira e, cioè, nella zona in cui dal 1952 operano i Missionari Saveriani. Secondo un calcolo approssimativo, il loro numero si aggira intorno alle 200 mila unità. Un dieci per cento sono diventati cristiani e rappresentano quasi la metà numerica dei cristiani della Diocesi di Khulna che comprende appunto i tre distretti di Khulna-Jessore-Satkhira. Etimologicamente, Rishi significa “saggio” e, secondo una tradizione, non accreditata per altro nei manuali degli studiosi, i fuori-casta designati con tale nome sarebbero dei nobili decaduti. Ma ci sono anche altri nomi coniati per loro, che fanno riferimento diretto alla loro condizione segnata da un destino crudele. Tra di essi i più comuni sono: Muci, Das, Horijon, Dolit. Muci è il titolo più dispregiativo ed è legato al loro mestiere originario, che era quello di scuoiatori e conciatori di pelli. Il semplice sillabare la parola Muci fa sputare per terra in segno di disprezzo. Nel contesto culturale Hindu il venire a contatto con carogne crea un tabù, da cui scaturisce lo stigma dell’impurità e dell’intoccabilità. Si nasce e si muore Muci, ma la segregazione continua anche dopo la morte, perché anche il shoshan (il luogo dove si bruciano i cadaveri) deve essere diverso per loro. Un Muci non può sedersi al bar (docan) e sorseggiarsi il suo the, non può avere accesso al suo piatto di riso al ristorante, non può andare dal barbiere a farsi tagliare i capelli, perché gli oggetti che lui tocca rimangono contaminati. Das (la s finale si pronuncia come l’sh inglese) è l’altro nome con cui sono indicati all’anagrafe o nei registri scolastici. Ancora oggi i ragazzi di Chuknagar, che vanno alla scuola pubblica, occupano gli ultimi posti nell’aula scolastica e qualcuno degli insegnanti si diverte a chiamarli Das Company. Das significa schiavo, servo. …..

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