Emozione e musica ai funerali di R. Zinna

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L'ultimo saluto all'attore di colleghi e amici, con i versi di Jack Keoruac e la musica di Stevie Wonder 

di Giulio Baffi (da repubblica.it)

24 settembre 2018

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C’erano tanti suoi amici nella piccola chiesa un po’ nascosta e lontana dai rumori della strada. Gremita e piena di dolore, di lacrime, saluti, abbracci, ricordi. Per Riccardo Zinna artista che si guardava intorno e sapeva sorridere, rigoroso a sincero. Attore di teatro, di cinema, di televisione, volto per tanti familiare, e regista, musicista, scrittore, pittore, e chissà quante altre cose tenute quasi nascoste dal suo carattere schivo, dalla sua capacità «di conquistare tutti senza luoghi comuni» come ha detto, commosso, Domenico Ciruzzi, amico della prima ora, di quando, ragazzi pronti a conquistare il mondo, s’affacciavano al loro lavoro.

Insieme a Silvio Orlando, Tonino Taiuti, Adolfo Ferraro, ognuno a cercare di coniugare la passione per il teatro con la propria allegria, ognuno a costruire il proprio percorso in differenti professioni. C’erano tutti a dargli l’ultimo saluto. Cercando di sorridere come Riccardo Zinna avrebbe voluto, insieme ai tanti amici con cui l’artista condivideva il lavoro e il suo tempo.

Attori e amici di una vita, come Cristina Donadio, Antonella Stefanucci, Gianfelice Imparato, Nicola Miletti, Diego Nuzzo, Anotnio Pizzo, Carmen Femiano, Eddy Colonnese, Pino Sondelli. C’erano i giovani del suo laboratorio di Campobasso, a ricordarlo con i versi di Kerouac e gli amici musicisti della band con cui suonava che hanno saputo intonare le note liete di “Overjoyed” di Stevie Wonder. Per accompagnarlo come si conviene, almeno un poco e per l’ultima volta.

Riccardo Zinna era nato nel maggio del 1958, aveva studiato al Liceo artistico e all’Accademia di belle arti era stato allievo di Augusto Perez. Segni forti e passioni non dimenticate, portate avanti nella vita con tenacia entusiasta insieme al suo bel lavoro d’attore che gli ha permesso di essere un “volto” riconosciuto in tanti spettacoli, film, serie televisive. A teatro con Carpentieri, Martone, Servillo, Capuano, al cinema con Moretti, Archibugi, Salvatores, Muccino, De Lillo, Vanzina, Garrone, in televisione a fare molte volte il “cattivo”, ma con lo sguardo “buono”.

«Forse era il migliore di noi», ha detto ancora Ciruzzi salutandolo, «un artista speciale alla costante ricerca di verità». Ed altri hanno saputo affermare con parole emozionate il privilegio di averlo avuto per amico o compagno di lavoro, «perché Riccardo ha lasciato un buon segno, una buona semenza che ancora darà i suoi frutti».

E a me che scrivo non senza emozione e rammarico è tornato in mente un ragazzo dai capelli neri e ricci, dallo sguardo ostinato, dal sorriso sicuro, che con i suoi amici mi parlava di uno spettacolo da fare ad ogni costo: “In volo da Gorgoglione”. Il primo credo, che, non senza fatica, andò in scena una sera sul palcoscenico del “mio” teatro San Ferdinando nel maggio del 1982. 

di Giulio Baffi (da repubblica.it)

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