Domenica 09.09.18

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Cronache dalla Missione

di p. Antonio Germano Das, sx.

17 settembre 2018

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Cosa mi è successo Domenica 09.09.18? C’è da premettere che il sabato sera avevo appena finito di cenare, quando vedo uscire dalla cucina, gridando alla disperata, Pobon, il nostro cuoco. Si batteva il petto per il dolore ed era andato a sdraiarsi sul sagrato della chiesa. Alle sue grida era subito accorsa tanta gente, che aveva cominciato a versargli sulla testa tanta acqua, mentre egli continuava a gridare, battendosi il petto. Sono accorso anch’io con un bicchiere d’acqua, in cui avevo versato alcune gocce estratte dal boccettino che conservo per me per eventuali attacchi cardiaci. L’ho dato alla moglie perché glielo desse a bere. Lei dapprima glielo ha fatto sorseggiare e poi, con mia rabbia e disappunto, glielo ha versato sulla testa. Sono poi andato a prendere lo spray che ugualmente conservo con me e, questa volta, io stesso l’ho spruzzato sotto la lingua del Pobon. Nel frattempo è arrivato il van, che lo ha portato al bazar dal medico, il quale ha confessato subito che non poteva farci nulla e che bisognava accompagnare immediatamente l’ammalato a Khulna al Medical. Così viene accompagnato a Khulna, ovviamente tutto a spese della missione. Con loro va anche il catechista Martin, a cui ho affidato i soldi per le spese. Nel frattempo, chiuso il cancello e tornata la calma alla missione, sono rimasto solo e poco dopo sono andato a letto sperando di dormire, ma è stato un dormiveglia tutta la notte. Ogni tanto telefonavo per rendermi conto della situazione.

E qui termina la vicenda Pobon. Al mattino di Domenica mi alzo come al solito alle 5 meno un quarto, faccio le mie cose e mi reco in chiesa per la mia preghiera personale e la celebrazione domenicale. Do’ i soliti rintocchi di campana e aspetto la gente per iniziare la celebrazione. Inizio, come al solito, tutto nella normalità, canto il Vangelo, faccio l’omelia e proseguo con la celebrazione. Mentre distribuisco la comunione, comincio ad avvertire qualcosa di strano e sento che le gambe non mi reggono. Riesco comunque a finire la distribuzione, purifico il calice, ma non riesco a deporre la pisside nel tabernacolo. Riesco finalmente a sedermi. Nel frattempo la gente si era accorta che c’era qualcosa che non filava. Così, quando mi siedo, tutti si precipitano al capezzale. Si è creato ovviamente del panico, accompagnato da scene di isterismo da parte di qualche devota. La Golapi, ovviamente col mio telefonino, comincia a telefonare in giro esagerando sulla mia situazione e creando allarmismi, nonostante che io avessi pregato di non dire niente in giro. Intanto continuano i massaggi sulle mie mani e sui miei piedi e mi tolgono i paramenti di dosso. Pian pianino ricupero le forze e sui miei piedi, affiancato da due sostenitori, raggiungo la mia stanza. Vado subito al bagno, perché sentivo un improvviso movimento interno. Fatta la scarica, senza accompagnamento, mi sdraio sul letto per ricuperare pienamente le forze. Dopo un quarto d’ora circa mi reco in refettorio a prendere un caffè e fare un po’ di colazione. Nel frattempo cominciano ad arrivare le telefonate. Prima di tutte quella del superiore p. Gobbi, il quale mi dice di rientrare subito a Boyra nella casa regionale. Io cerco di fargli capire che si era trattato di una indigestione dovuta alla tensione della sera precedente. Sono così rimasto a Chuknagar. Ho trascorso tranquillamente la domenica svolgendo regolarmente la routine della giornata. Tra l’altro, come faccio ogni domenica dopo colazione, ho preparato sull’apposito quaderno la liturgia per la domenica successiva con canti e relative letture.

Lunedì è il mio day off. Celebrata la s. Messa, fatta colazione, salgo in moto verso Khulna. Arrivo tranquillamente ed incontro per primo il p. Gobbi, al quale dico: “Vedi, questa è la prova che sono tornato normale!”. Ma qualcosa di diverso mi attende. Come al solito, appena arrivo a Boyra, la prima cosa che faccio è quello di andare all’ospedale delle Suore del PIME per il controllo della pressione, che risulta normale: 120/80. Busso poi allo studio di Sr. Roberta per chiederle il parere su un farmaco. Sr. Roberta mi accoglie abbastanza freddamente e mi fa capire che mi nasconde un rimprovero. Difatti, tornato a casa, p. Gobbi mi comunica la decisione di Sr. Roberta, che è quella i non muovermi assolutamente da Boyra e di fare un elettrocardiogramma ed una TAC. P. Gobbi prende i contatti e nel pomeriggio di lunedì facciamo il bel tutto. In serata arrivano anche i risultati. Al mattino di martedì li porto a far vedere a Sr. Roberta. Sembra che tutto sia nella normalità. C’è un solo punto nella TAC che suscita dei dubbi a Sr. Roberta e per il quale non trova una risposta. Manderà via internet i risultati in Italia per un consulto e per una eventuale risposta. Giovedì mattino, 13 settembre, p. Gobbi mi riferisce il parere di Sr. Roberta, la quale suggerisce di fare una risonanza magnetica a distanza di una risonanza magnetica a distanza di una settimana dall’episodio occorsomi e cioè domenica 16 settembre, giorno del mio 79° compleanno.

Così sono in attesa, tranquillo e sereno e mi affido al Signore, chiedendogli la forza di sapere accettare la Sua volontà. E’ stata una occasione in più per me per leggere e pregare. Avevo portato recentemente con me il Fedone di Platone, una edizione nuovissima in italiano e greco, che non avevo ancora letto e così ho preso anche un testo di Gustavo Gutiérrez “Bere al proprio pozzo. L’itinerario spirituale di un popolo”, un testo fondamentale della teologia della liberazione. Così da una parte l’immortalità dell’anima, dall’altra l’impegno concreto per la liberazione dei Das.

Boyra, 15.09.18: 54° anniversario della morte di mia madre.

di p. Antonio Germano Das, sx.

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