Stato di emergenza

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Dal terremoto del 24 Agosto di due anni fa l’Italia ha tremato 93 mila volte

di  Davide Vitiello (lafonte.tv)

14 settembre 2018

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Dal terremoto del 24 Agosto di due anni fa che devastò Amatrice, Accumuli, Arquata del Tronto e intere realtà della provincia umbro-marchigiana, fino ad oggi l’Italia ha tremato 93 mila volte. Gli eventi si sono accentuati dal 14 Agosto con le oltre 200 scosse che hanno colpito il Basso Molise. La scossa più forte, che ha fatto ripiombare i molisani nell’incubo del terremoto del 31 ottobre 2002, è stata avvertita alle 20.19 del 16 Agosto, con magnitudo 5.2.

L’area dell’epicentro è altamente vulnerabile e il timore generalizzato di nuovi terremoti è alto, così come hanno confermato le parole del Capo del dipartimento nazionale di Protezione Civile Angelo Borrelli.

In uno scenario di questo tipo sono emerse in tutta evidenza le carenze e le criticità del sistema di Protezione Civile, frettolosamente smantellato dallo scorso governo regionale dopo anni di investimenti in prevenzione, sistemi di monitoraggio, uomini e mezzi.

In attesa di accertare le responsabilità di chi colpevolmente ha messo la sua firma sullo smembramento di una macchina che nel passato aveva dimostrato di funzionare, oggi bisogna fare i conti con un’emergenza di fatto, che seppur non è stata ancora formalmente riconosciuta dal governo centrale, è testimoniata dall’elevato numero di sfollati, molti dei quali anziani ospitati nelle tendopoli sparse tra Guglionesi, Montecilfone e Palata, e dal progressivo aumento degli edifici pubblici e privati resi inagibili. Va detto che in molti casi si tratta di immobili già lesionati dal sisma del 2002 e non ancora messi in sicurezza. Un esempio su tutti è dato dagli immobili rurali, totalmente dimenticati a discapito della cultura e dell’identità di una comunità che sulla ruralità ha saputo costruire negli anni opportunità di sviluppo e benessere.

Ma questo terremoto ha contribuito a mettere in evidenza anche altre gravi mancanze, a partire dallo stato delle infrastrutture. Dopo la chiusura precauzionale del viadotto del Liscione è venuta a galla la problematica legata all’assenza di una rete stradale alternativa in grado di collegare il Basso Molise con Campobasso e Benevento, con conseguenti disagi per gli automobilisti e per i comuni attraversati dall’unica arteria alternativa: la Statale 87 nel tratto che comprende i territori di Larino e Casacalenda che hanno risentito dell’aumento della mole di traffico di auto e mezzi pesanti.

L’altra criticità, che dovrebbe far riflettere le istituzioni, è data dall’assenza in un territorio a rischio sismico di un presidio ospedaliero in grado di assicurare un pronto intervento in casi di emergenza.

Uno scenario in cui a dominare sono i ritardi e le negligenze che hanno finito per peggiorare la situazione ed aumentare le difficoltà di un territorio fragile dove la parola prevenzione non è mai stata presa in considerazione.

di  Davide Vitiello (lafonte.tv)

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