80 anni dalle leggi razziali

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Il silenzio gelido non aiuta a ricordare una delle pagine piu’ vergognose della storia italiana. Occorre un percorso unitario contro il razzismo!

di Michele Petraroia (Vice Presidente ANPI)

10 settembre 2018

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Nella residenza reale di San Rossore l’allora Re d’Italia, Vittorio Emanuele III°, il 5 settembre 1938 senza alcuna remora, firmò l’entrata in vigore delle leggi raziali, allineando il nostro Paese alle tragiche scelte della Germania Nazista di Adolf Hitler. 

In base a quelle norme migliaia di persone vennero private dei loro diritti elementari per il solo fatto che non appartenevano alla razza ariana, persero il posto di lavoro nella Pubblica Amministrazione, nelle scuole e nelle Università, gli portarono via le proprietà, gli esercizi commerciali e le imprese artigiane, vennero messe ai margini della società e perseguitate per il solo fatto di essere ebrei, rom o per avere la pelle scura. 

Pseudo studiosi teorizzavano, con un ardire sconclusionato, il primato degli italiani e la loro presunta superiorità sulle altre razze perché ariani, giustificando in tal modo gli orrori commessi in Etiopia contro civili inermi, donne e fanciulli, e perpetrati dai fascisti contro ogni minoranza etnica, opposizione sociale o dissenso politico. 

Questa vergognosa pagina della nostra storia è stata rimossa con un’ipocrisia impressionante, è raro trovarla sui libri di storia, non viene ricordata in eventi culturali e la si fa scivolare ad una parentesi buonista del fascismo meno tetra della ferocia repressiva nazista. 

Quasi nessuno ricorda il campo di sterminio di Trieste, gestito direttamente dalle SS o i campi di internamento aperti anche in Molise oltre che nel resto d’Italia. Onde evitare che i mostri di quel periodo tornino a materializzarsi sotto nuove sembianze è indispensabile attrezzarsi sul piano culturale, promuovendo un percorso unitario contro ogni razzismo, discriminazione, persecuzione o violenza. 

Il documento approntato recentemente a livello nazionale e condiviso da più associazioni rappresenta uno degli strumenti possibili per sostenere una mobilitazione popolare in difesa del principio sancito 70 anni fa nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. 

Questo auspicio potrà tradursi in pratica diffusa tra i cittadini solo se non si commette l’errore di sottostimare i rischi di una nuova ondata xenofoba che mina alle radici la democrazia in Europa e nel Mondo. 

di Michele Petraroia (Vice Presidente ANPI)

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