Il governatore senza spartito

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Il vago programma di Toma. Finora abbiamo ascoltato programmi di rilancio del Molise a suon di opere "keynesiane". Ma basterebbe partire dalle nostre ricchezze per non essere più penultimi in Italia per PIL

di Domenico D'Adamo (da lafonte.tv)

16 luglio 2018

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Lo “spartito” di Toma per far ripartire il Molise

In genere, quando un musicista compone un brano, una melodia, una sinfonia, lo fa disponendo le sette note musicali sul pentagramma, avendo cura di non sciuparne nessuna. In realtà, le note sono sempre le stesse ma quando il compositore è bravo, quei rumori diventano suoni, ti entrano nell’anima, ti fanno sognare. C’è un inizio che contempla anche la fine, la composizione elaborata diventa un corpo unico, coerente e coesa, immersa in un’atmosfera che ti prepara già all’epilogo. Abbiamo provato a leggere le dichiarazioni programmatiche che il presidente della giunta regionale ha illustrato nella seduta consiliare del 28 maggio scorso con lo stesso spirito con cui si ascolta un brano musicale. Lo abbiamo fatto liberandoci da ogni pregiudizio nella speranza che un intellettuale, lontano dalle logiche perverse che hanno determinato le scelte politiche di questo nuovo secolo, possa portare il Molise a un vero processo di cambiamento.

Ai politici molisani senza programmi, basterebbe sfogliare il manifesto “Molise domani”

Dalla lettura degli atti, l’impressione che ne abbiamo ricavato non è stata entusiasmante: tanti gli accordi, nessuna sinfonia. Oltre alla retorica sui principi ispiratori che orientarono i padri costituenti della Carta statutaria della Regione Molise e una ostentata vocazione “perbenista”, la stessa con la quale si è presentato agli elettori qualche mese fa, il presidente Toma non si è privato di nulla e, per illuminare il percorso amministrativo della XII legislatura, ha solennemente promesso di ascoltare sempre e in ogni momento le istanze del popolo. Sperando che “l’ascolto del popolo” si traduca in una vera partecipazione democratica fatta da cittadini veri, non virtuali, vorremmo far presente al dr. Toma che il periodico la fonte, insieme a tanti suoi lettori, ha elaborato e pubblicato nei mesi precedenti alle elezioni regionali molisane, alcune proposte di governo da offrire alla discussione di tutti coloro che hanno a cuore le sorti della propria terra. Nessuno dei consiglieri eletti, né prima né dopo la consultazione elettorale, ha ritenuto utile “ascoltarle” e questo non depone a favore né di chi ha vinto né di chi ha perso le elezioni. Quanto al fare cose “perbene” per la crescita del Molise e dei molisani, non faremo mancare il nostro contributo critico “sempre e in ogni momento” nella speranza che il palazzo del governo possa diventare un luogo trasparente e di partecipazione democratica.

Il Molise è penultimo in Italia per PIL. Ma di chi è la colpa?

Naturalmente il governatore, da uomo di studi quale egli è, prima di avventurarsi in facili promesse ha voluto leggere le carte, quelle del bilancio e quelle della programmazione, per capire “cosa non ha funzionato negli ultimi dieci anni”, per non fare torto né a Iorio né a Frattura. In verità il presidente Toma ha mostrato grande obiettività nel riportare fedelmente i dati forniti dagli istituti di statistica che ci collocano tra i primi cinque nella graduatoria delle regioni che registrano i peggiori dati economici, secondo PIL più basso d’Italia, una situazione in verità imbarazzante, senza però rivelarcene le cause. Non una sola parola sull’assenza progettuale dei suoi predecessori né sugli interessi particolari, né sulle pratiche clientelari perpetrate dall’inizio del nuovo secolo. Fin qui, al di là di qualche sviolinata, di musica non ne abbiamo ancora sentita.

Il programma “keynesiano” di Toma: di preciso, cosa intende fare il governatore?

Ma veniamo alla “ciccia” del programma di governo. In buona sostanza il dr. Toma ci dice che i dati economici della regione sono lievemente migliorati nell’ultimo anno del governo Frattura, non per merito del suo predecessore ma per fattori esterni alle dinamiche regionali e che gli stessi, tuttavia, non indicano una vera ripresa per la quale ci sarà invece bisogno di scelte politiche in grado di rendere più efficace l’azione di governo, quindi, da fedele keynesiano, propone di aiutare la crescita economica con l’impiego di consistenti investimenti pubblici per la realizzazione di opere infrastrutturali, strade, ferrovie, porti, tutto ciò non solo per creare nuovi posti di lavoro, ma per favorire condizioni propedeutiche a “una politica di straordinaria amministrazione”, per la quale “ci si metta immediatamente in moto per l’Italia per l’Europa e per il Mondo con azioni mirate a reperire capitali e commesse da destinare al nostro territorio” e qui, dopo un crescendo quasi entusiasmante, arriva la stonatura. Non si capisce bene a chi il presidente voglia affidare questo gravoso compito, né pensiamo che abbia deciso di girare il mondo in cerca di fortune; di certo, propositi come questo, in epoche non lontane, se non fossero state contrastate con determinata ostinazione, avrebbero consentito di concentrare sul nostro territorio molisano la bellezza di dodicimila vacche in una sola stalla. Il progetto che ammaliò il Gotha della sinistra molisana, tra l’altro finanziato dal governo nazionale, non vide mai la luce né in regione, né altrove: “l’opera” sarebbe stata talmente inquinante che altre regioni, pur di non ospitare quella grande “cagata”, avrebbero addirittura pagato. Quindi prima di andare in giro a reperire risorse, raccomandiamo al presidente Toma di fare chiarezza su cosa vuole fare del Molise: proseguire nelle logiche spartitorie di sempre o cambiare direzione di marcia?

Invece di annunciare grandi progetti, dovremmo ripartire dalle bellezze del Molise con un progetto di “economia pulita”

Per evitare che imbroglioni e mestatori riducano la nostra terra in una enorme discarica, non basta realizzare strade e porti, né è sufficiente, ancorché necessario, rendere più efficiente la struttura regionale laddove i progetti di sviluppo registrano un livello di spesa pari o vicino allo zero. Consiglierei invece al nuovo governatore una passeggiata distensiva da Collemeluccio – Montedimezzo fino alle rive dell’Adriatico per constatare di persona quanta ricchezza la natura ci ha regalato: la qualità dell’ambiente, dell’aria, dell’acqua, delle persone, ci dà la misura esatta di quanta ricchezza possiamo portare sui mercati nazionali e internazionali. Riunire insieme tanta prosperità in un unico progetto sotto il nome di economia pulita, restituirebbe alla nostra Terra la centralità che la natura gli ha assegnato, sia in termini geografici che socio economici. Non ascolti il richiamo delle sirene, stia lontano dalle politiche isolazioniste: l’acqua la si può anche barattare ma di sicuro non la si può vendere.

di Domenico D'Adamo (da lafonte.tv)

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