I contadini e la ferrovia

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“Così era il cibo, povero e semplice…”

di Corrado Sala - fb

21 giugno 2018

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Frequentare un paese, significa (ri)sintonizzarsi con il Creato. 

Questi frutti, mangiati stasera, hanno un sapore buono che sa di nostalgia. Di campagna, di quando, dopo un partita a pallone nei pomeriggi estivi, tornavo a casa con le ginocchia sbucciate e le gambe e il viso pittati di polvere. 

A casa c'erano i profumi: basilico, peperone, pomodoro, origano, e ogni pietanza ne veniva esaltata, nel gusto e nel colore. 

Così era per il cibo, così povero e semplice da risultare meraviglioso (penso al pane strisciato col pomodoro), così era per la frutta, poverissima all'occhio, come questa che ho ritratto, ma dalla fragranza esaltante. 

Mangiare quella frutta, allora, era qualcosa di consueto. Spesso, a noi, la regalava una coppia di contadini che facevano da custodi al Casello 16 della ferrovia, quella che correva (si fa per dire) da Campobasso a Termoli. Nicola e "Chelina", si chiamavano così e io me li ricordo ancora.

Adesso tutto è passato, la ferrovia è morta e il Casello chiuso. Stasera però, quando ho mangiato queste "perelle" e queste strane ciliegie che sanno di prugne, quel tempo è tornato (benedetto Proust, quante cose ci hai insegnato!). 

Mangiare questa frutta non è stata una cosa ordinaria. L'ho mangiata a Macchia Valfortore, un paese rimasto intatto, ed è stato come mangiare dalle stesse mani di Madre Natura. È stato come rivedere il Casello vivo, i contadini e la ferrovia.

di Corrado Sala - fb

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