Il paziente Molise

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Lettera aperta a quanti scelgono di lottare con nuova lena

di Antonio Di Lalla (da lafonte.tv)

29 maggio 2018

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Un lungo fortuito soggiorno in ospedale, in balia degli umori di medici, infermieri e portantini mi ha confermato una certezza che ritengo basilare: la verità va detta all’ammalato.

Un lungo fortuito soggiorno in ospedale, in balia degli umori di medici, infermieri e portantini mi ha confermato una certezza che ritengo basilare: la verità va detta all’ammalato, senza edulcorazioni, chiara, totale, immediata, anche quando potrebbe far male. Solo partendo dalla verità ci può essere lotta, riscatto, determinazione verso obiettivi che possono apparire anche impossibili. Compagna della verità è la premura facendo sì che tutto ruoti intorno al più debole, a quello che non può farcela da solo, al malato.

Di conseguenza, se i progetti che si elaborano non avvantaggiano coloro che non possono cavarsela da soli, stiamo costruendo una società classista agli antipodi della cultura umana, antitetica al cristianesimo. Don Zeno, fondatore di Nomadelfia, diceva: “Se incontro un assetato devo porgergli un bicchiere d’acqua, poco importa se lo faccio in nome di Marx , di Maometto o di Cristo”. Se la politica entrasse negli ospedali non per piazzare baroni né tantomeno per loschi affari, ma per guardare in faccia la sofferenza, forse avremmo ben altre classi dirigenti e finalmente scelte politiche sensate.

Siamo andati al voto senza entusiasmo. La scelta, ipotizzata sul numero scorso, era tra “il peggio, il più peggio e l’assai peggio”. Purtroppo. E così è stato. Il centro-destra ha mandato in giro impunemente un ex cavaliere ed ex senatore, cacciato dal senato per indegnità, che per giunta si era fregato il seggio del Molise, data l’alta considerazione che ha delle persone che gli facevano da codazzo appresso; ha fatto scorrazzare un leghista che si faceva ritrarre sorridente con gli zingari, salvo propagandare lo smantellamento dei campi rom; ha infilato centottanta persone nelle liste per dodici posti (come nei concorsi statali); e, non ultimo, ha riciclato persone che hanno cambiato nome al partito per cambiare schieramento; e che dire di quei politicanti che poggiano tutto il loro appeal sul pacchetto di voti anziché sul pacchetto di idee? Sui 5 Stelle alcuni interrogativi: si può comporre una lista attraverso il web? Storie, relazioni, impegno, scelte quotidiane valgono così poco che basta un click in più per fare di uno anziché di un altro un aspirante consigliere? Il candidato presidente aveva così tanta fiducia negli elettori che si è messo anche nella lista per timore di non sedersi a tavola! Sul centro-sinistra è inutile inveire. Se un partito che sta governando si liquefa vuol dire che sta amministrando proprio alla grande! Cinque consiglieri sono saltati dal treno in corsa per entrare in un vagone dell’altro treno unicamente per continuare a mangiare alle nostre spalle. Un’ inversione che sa poco di conversione! Anche a sinistra, su cento concorrenti solo due si sono aggiudicati un piatto caldo ogni giorno. E il fatto che i due estratti abbiano poco o nulla a che vedere con la sinistra, per storia personale e scelte politiche, la dice lunga sul futuro che ci sarà riservato. La sinistra è scomparsa perché il popolo molisano la rifiuta o perché non ci sono interpreti credibili?

Parlare di sinistra non è facile perché c’è sempre qualcuno che ha da mostrare un pezzo di stoffa più rosso, che ha una fregola più originale, un distinguo più interessante. Francamente di questi sinistrati ne abbiamo tutti piene le scatole. Filtrano il moscerino e si bevono l’elefante, direbbe il mio datore di lavoro! Possono sparire bandiere, leader, sigle di riferimento ma non determinate istanze, non il bisogno di riscatto, la necessità di giustizia. Francamente non so che cosa significhi essere di sinistra, come Giorgio Gaber ironizza con efficacia. Ma so con certezza che i valori propugnati dalla rivoluzione francese, e purtroppo non ancora realizzati: libertà, uguaglianza e fraternità, sono indispensabili. Non l’uno o l’altro, l’uno prima dell’altro. Tutti e tre insieme, subito, sempre.

Ora che i riflettori sul Molise si sono spenti, ora che le comparsate sono finite, ora che la regione torna sconosciuta ai più, è tempo di ripartire con nuovo entusiasmo. Anzitutto per impedire che gli affaristi riprendano o continuino a portare avanti i loro loschi affari impunemente, poi per aiutarci a riconoscere e valorizzare chi lavora per lo sviluppo collettivo, per portare avanti quella carta di intenti da noi elaborata e divulgata, che ha posto al centro lo sviluppo del Molise nel rispetto dell’ambiente.

Questi prossimi mesi sono preziosi per valorizzare la vocazione al turismo promuovendo iniziative e attività atte a fare apprezzare la nostra terra non per l’arco di una manifestazione, ma per uno stile di vita e di relazioni che invogli a trovarvi dimora o perlomeno a creare nostalgia in chi la frequenterà. Un futuro dignitoso per la nostra regione è possibile, con o senza il supporto del nuovo consiglio regionale, ma è sicuro che come persone e come rivista impediremo in tutti i modi che stiano lì per farsi i fatti loro.

Se il malato è il Molise ripartiamo dal suo capezzale per costruire un’altra storia. 

di Antonio Di Lalla (da lafonte.tv)

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