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Dal Messico a Napoli in cerca di ‘Redenzione’

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Presentazione a Campobasso del nuovo romanzo di Paco Ignacio Taibo II

di Michele Colitti (da ilbenecomune.it)

11 maggio 2018

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Mentre in città si discute alacremente, nelle piazze reali e virtuali, del sempre meno interessante “concertone” del Corpus Domini, lo scorso 7 maggio Campobasso ha ospitato la presentazione, in anteprima mondiale, del nuovo romanzo dello scrittore/giornalista/saggista messicano Paco Ignacio Taibo II, Redenzione, edito da La Nuova Frontiera. 

In pochi ne hanno parlato e ancora meno sono intervenuti, nonostante il grande sforzo della storica libreria Mondadori “La Scolastica”, in collaborazione con la Fondazione Molise Cultura, per portare nella nostra regione un personaggio di tale calibro internazionale, rappresentante autorevole e significativo di quella narrativa latinoamericana così intensa e passionale che tanto è piaciuta al pubblico italiano nel corso degli anni. Taibo II, d’altronde, è un militante culturale che ha attraversato indenne gli ultimi 50 anni di storia, tutt’altro che serena, di un continente così contraddittorio, capace di momenti di raro splendore e di violenze devastanti, che non si è mai tirato indietro per quanto riguarda l’analisi politica del suo tempo, spesso centrale anche nelle suo opere.

Per il suo nuovo romanzo, Redenzione, Taibo II ha messo in mostra, ancora una volta, un’immaginazione vivida, che attinge a piene mani a quei “riferimenti culturali potenti” caratterizzanti di tutta una generazione di scrittori come Cortázar, Márquez, Sepúlveda, Soriano che hanno traghettato la letteratura latinoamericana verso la modernità, a discapito dell’opinione poco lusinghiera che si aveva di una certa parte di mondo così troppo “periferica”. La presentazione all’Ex GIL, con lo scrittore/regista/autore televisivo campobassano Leopoldo Santovincenzo e Lorenzo Ribaldi, editore de La Nuova Frontiera, è stata l’occasione per ascoltare qualcuno che ha realmente qualcosa da dire. Anche per quanto riguarda la situazione politica di un Sud America frammentato, afflitto dalla violenza e dalla corruzione, dove le elezioni presidenziali del prossimo luglio in diversi Paesi, tra i quali il Messico, si preparano a delineare un nuovo assetto geopolitico, probabilmente più tendente a sinistra. “Una sinistra senza senso dell’umorismo è uguale alla destra”, ha ammonito Taibo II durante la serata, armato di sorriso e immancabile bottiglietta di CocaCola.

“Una risata vi seppellirà”, il celebre slogan del movimento studentesco italiano di fine anni ’70, grazie a Taibo II sembra, quindi, essere ancora prepotentemente d’attualità, merito della sua ironia, capace di dare valore a piccole storie e personaggi presi dal suo personale “armadio”. Storie che a volte hanno una lunga gestazione, che “non vogliono farsi scrivere”, come lui stesso ammette (l’ultimo romanzo pubblicato da Taibo II risale al 2008), ma che, alla fine, trovano in Redenzione un senso compiuto attraverso una struttura letteraria capace di combinare insieme tanti input e diversi generi dando vita a qualcosa di originale e smagliante, una letteratura popolare capace di immaginare e raccontare il presente e lo stato di salute (poca) della sinistra mondiale nonostante i ripetuti tentativi di manipolare l’opinione pubblica da parte di chi si occupa di costruire scientificamente il consenso.

Se poi, a tutto questo aggiungiamo che nel libro l’Italia è assai presente, non solo come sfondo della vicenda, ma vera e propria alfa e omega della vita rocambolesca del protagonista Lucio Doria, si capisce come siano tanti gli elementi potenzialmente attrattivi per il lettore italiano. Doria, o Luciano Dorantes, nome da cittadino messicano (con documento di nascita falso), emigrato napoletano che vive da ottant’anni in Messico fingendosi contadino assieme ad un gruppo di anarchici, decide di tornare nella sua Napoli alla ricerca di quella redenzione, appunto, che gli consentirebbe di espiare la grande colpa che porta dentro di sé dopo una vita dedita alla menzogna e al tradimento. Ma non aspettatevi un melodramma: il testo, tradotto magistralmente da Bruno Arpaia, è l’esempio di cosa può venire fuori dalla fantasia sentimentale e utopistica di un grande scrittore che ama osare e che non si pone regole o limiti nell’approccio alla sue storie.

Una fantasia al servizio di chi cerca riscatto, dal Messico fino a Napoli.

di Michele Colitti (da ilbenecomune.it)

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