Il miracolo in paese

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I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre

di Vincenzo Colledanchise

3 maggio 2018

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Seguivo la processione durante la festa del Corpus Domini del 1985, lungo le vie del paese erano stati allestiti gli altarini per l’ostensione, alla cui base si potevano godere le belle infiorate. Ai balconi qualche devota esibiva coperte ricamate, in ossequio per il passaggio del Santissimo.

Ci eravamo fermati presso diversi di quegli altarini per la consueta solenne ostensione, lentamente ci avviavamo verso l’altarino di san Rocco, posto davanti all’antica chiesetta.

Sostammo come al solito per l’ostensione all’altarino di san Rocco, ma la permanenza non durò come per le soste precedenti. La processione si era fermata del tutto e dalle retrovie non se ne capiva il motivo.

Più incuriosito che spazientito, mi portai presso la chiesetta per verificare cosa fosse accaduto. I fedeli, dimentichi completamente del Santissimo, si riversavano a frotte nella piccolissima chiesetta, nella cui nicchia lasciata vuota dalla statua del santo, qualcuno gridava di vedervi impressa prodigiosamente l’immagine del Cristo.

La cosa mi scandalizzò e forse proprio per tale motivo non riuscivo a scorgere immagine alcuna. Qualcuno, a causa della mia incredulità, mi invitava di collocarmi frontalmente alla nicchia, altrimenti l’immagine non la si coglieva nella sua interezza, anzi c’era il rischio di vedervi quella del demonio. 

Ormai il miracolo era compiuto facendo riversare a Toro migliaia di fedeli e curiosi. La devozione popolare credeva ciecamente di scorgere nella nicchia le fattezze miracolose dell’Ecce Homo. 

La Chiesa, prudentemente, non si pronunciò e il Vescovo esortò le migliaia di fedeli, convenuti da ogni dove durante quella torrida estate, a credere veramente in Cristo, pur non vedendolo comparire nelle sue ombre riflesse su di un semplice muro. 

Già, il muro. Sulla parete della nicchia smaltata, dalla forma concava, si notavano delle escrescenze che per un curioso fenomeno ottico proiettavano delle strane ombre che riconducevano vagamente alla tipica fisionomica del Cristo. 

Ebbi in seguito la fortuna di avvicinarmi alla nicchia vuota per verificare meglio quelle escrescenze che pensai fossero dovute all’umidità sulla parete. 

Non dissi a nessuno che dall’altra parte della parete della nicchia, che confinava con la cucina di mio nonno, vi era addirittura un “palmento” a forma triangolare, dove mio nonno, un tempo pigiava l’uva e che evidentemente riversava della residua umidità presso la nicchia.

di Vincenzo Colledanchise

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