La Prima Comunione

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I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre

di Vincenzo Colledanchise (fb)

5 aprile 2018

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Alcune signorine dell’Azione Cattolica si dedicavano a noi ragazzi per istruirci al catechismo.

Don Camillo vigilava ascoltando le martellanti domande delle maestre e le relative nostre cantilenanti risposte mandate a memoria del catechismo di San Pio X.

“Chi è Dio ?“, e noi a rispondere in coro, “Dio è l’essere perfettissimo, Creatore del cielo e della terra”. Chi non era capace di rispondere veniva redarguito severamente dal parroco.

Alla vigilia dell’atteso giorno della prima comunione ci portammo a confessarci ed io, pur di non cadere in tentazione e rimanere in grazia di Dio, tornai a casa con le mani giunte e sguardo ieratico, inducendo inevitabilmente all’ilarità i miei compagni di gioco che intensificarono i loro sforzi per farmi cadere in qualche peccato.

Quando fui vestito dalla mamma e mi specchiai non potevo credere ai miei occhi che fossi io quel bel bimbo elegante dal portamento solenne.

Ci avviammo processionalmente dall’asilo infantile alla chiesa scortati dalle suore, a due a due, davanti le bimbe e dietro i maschietti. La cerimonia solenne ci indusse a tanta tensione che fu necessario da parte delle suore aiutarci con una brocca d’acqua per mandare giù la particola.

Avevo tra le mani una candela che facevo tremolare per l’emozione e perciò si riversò copiosa la cera sulla manica del vestitino. Quando ricevemmo l’attestato con il proprio nome e data della cerimonia notai che la mamma si asciugava l’ennesima lacrima.

Per me fu giorno di gran festa quel 31 maggio 1962 allorchè indossai il mio primo vestitino confezionato dal sarto, la mamma mi sorprese poi con le bomboniere con le relative immaginette votive, che distribuii a parenti e conoscenti dai quali ebbi a ricevere ben £. 17.000 in regalo. Era la prima volta che avevo tanto denaro tutto per me. Non abituato ad averne mai, né poco né molto, lo donai tutto alla mamma.

Vennero gli zii con la Vespa dalla città, mangiammo un lauto pranzo in casa e ci consentimmo pure una passeggiata lungo il viale, io a guidare quel corteo di parenti, col bel vestitino grigio alla cui manica esibivo il vessillo ornato dell'ostensorio dorato.

Nonostante le ristrettezze economiche fu ordinato al “Sangiovannaro” un servizio fotografico completo, per cui posai con i parenti, amici e le suore sull’ampia terrazza dell'asilo dopo la cerimonia.

Ero molto ansioso di rivedermi nelle fotografie scattate in quell'indimenticabile giorno, durante il quale l’emozione e la sentita partecipazione mi fecero agire come automa, perché veramente rapito dalla gioia di ricevere Gesù eucaristico.

Ma il fotografo ci disse il giorno seguente che quel rollino si era bruciato e nel sentire quella notizia si bruciò anche tutto il mio entusiasmo.

di Vincenzo Colledanchise (fb)

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