Stampa 

La dote incompleta

Visite: 643

I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre

di Vincenzo Colledanchise (fb)

05 febbraio 2018

Back

Antonia ebbe vita alquanto tormentata. Promessa sposa ad un suo cugino, questi la ripudiò alla vigilia delle nozze a causa della sua dote.

Nel doddario vi era l’elenco completo e minuzioso dei beni dotali. Nel suo v’era scritto:

“Notamento degli oggetti corredati per dote da Pasquale Serpone per la sua figlia Antonia, in contemplazione del matrimonio col giovine Andrea Tucci, contadino.

La dote consiste nel seguente materiale:

- Numero due pezzi da letto di paglione di panno comparto; 

otto lenzuola di panno di casa; dodici federe per guanciali di tela diversa; 

coperte di panno di lana; un lenzuolo ricamato ed una tovaglia per battesimo; 

un servizio completo da tavola con mensale e dodici salvietti; 

sedici camicie di tela, incluse tre con ricamo; due abiti di lanettino; 

un comò con tre tiratori e mensa di marmo; 

una tina, un maniero e una cottora di rame; 

un ruoto con dodici ruoticelli per i dolci; 

due orecchini ; 

un fermaglio; 

un brilocco usato.”

Alcune donne con grosse ceste in testa portarono gli oggetti dotali ben in vista. La mamma della futura sposa non seguì il corteo, ma rimase a piangere in casa. Davanti alla casa dello sposo stava in attesa il padre di quest’ultimo con accanto l’”apprezzatore”, un esperto nel valutare la quantità e la qualita’ dei beni e di ogni singolo bene venne fatta la “spunta”.

Si constatò che non corrispondevano le quantità promesse e ne seguì una lite furibonda che fece annullare il matrimonio. Antonia, rimasta zitella poteva sperare solo in un matrimonio con anziano o invalido, che avrebbe rappresentato solo un modo di donarsi reciproca assistenza.

Così, grazie ad un commerciante venuto in paese per la fiera, si unì con un anziano sellaro di Sant’Elia, col quale rimase solo alcuni anni perché costui, dopo averle fatto avere Carmela, la ripudiò a sua volta rimandandola nel suo paese.

Poverissima, allevò Carmela facendo calze e maglie di lana con i ferri che vendeva ai paesani e andando a giornata nei campi, in estate faceva la spigolatrice . 

A sessanta anni contrasse il tracoma che la portò alla cecità completa, a causa di tale invalidità morì ustionata a ridosso del suo camino nella sua casa sulle pagliarole.

di Vincenzo Colledanchise (fb)

Back

racconti