In ricordo di Giuseppe Mignogna

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Non aspettiamo la morte per riconoscere chi ha valore!

di A.C. La Terra

27 novembre 2017

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Due settimane fa ci ha lasciato Giuseppe Mignogna di Pietracatella, una persona da porre ad esempio ai giovani per la causa della rinascita dei nostri paesi. Un eroe dei nostri giorni. Per capire il grosso vuoto che Giuseppe ha lasciato, si riportano di seguito alcuni commenti.

    Anche Giuseppe -anni 48- ha preso la sua vita tra le mani e ha deciso di lasciarci; così all’improvviso, unico artefice di una fine annunciata per quel mal da disagio, come spesso avviene particolarmente in provincia, tra i giovani senza miraggio di futuro: itinerare tra un bar e l’altro del borgo. Si fece violenza nel bere sempre più incontrollato, ma non perse mai l’ironia di uno sguardo bonario, divertito e pungente…
“Amò la vita in modo così esclusivo da non sopportare più doverla condividere con l’umanità.” scriveva Guido Rojetti…
L’amico Giuseppe Mignogna, re delle Maitunate di fine d’anno a Pietracatella (CB) -rituale musical/canoro affidato alla bravura degli improvvisatori in rime d’ironia, di scherno e dileggio- era arguto, intelligente, sveglio e totalmente sprecato per un paese che amava e odiava, ma da cui -nonostante le mie sollecitazioni- non ebbe mai il coraggio o la determinazione di andar via verso quell’ “ovunque” ove sarebbe stato più apprezzato; lì dove probabilmente avrebbe trovato una certa serenità d’esistenza. Verso la fine degli anni ’90, lo coinvolsi con il suo gruppo in vari spettacoli (Il Narratore Ambulante, per esempio), voglio onorarlo con un filmato (di seguito anche il testo) girato all’epoca con loro e a lui dedicato: “Giuseppe, l’ultima Maitunata”. Buon viaggio Giusè e ovunque andrai con i tuoi lazzi fai divertire il Padreterno in cielo, come facesti ridere noi in terra!....

di Pierluigi Giorgio

    Giuseppe sognava di costruire un Museo nel suo Paese e per tutta la vita non si è mai stancato di raccogliere documenti, arnesi, testimonianze d'epoca, foto e ogni tipo di materiali utile allo scopo. Il suo sogno era quello di offrire un'anima alla sua comunità, un luogo della memoria, una sede in cui accogliere gli emigranti al loro rientro. Una casa capace di far capire con le immagini, i suoni e gli strumenti da lavoro di contadini ed artigiani, quale fosse il passato di quella comunità, quali fossero le radici, i canti popolari, le feste, le tradizioni e le aspettative. Giuseppe amava la sua terra e mai nessuno è riuscito ad impedirgli di continuare a sognare per costruire il Museo del Paese. Dormiva con la porta aperta, gli piaceva la compagnia, era un genio nello scrivere e cantare musiche popolari, un'artista, un poeta e una persona affabile, sensibile, solidale e capace di trasmettere attraverso gesti semplici grandi insegnamenti. Il Parroco del Paese nel ricordarlo al termine di una Messa in suo suffragio ha menzionato le parole di una ragazza della scuola media " Senza Giuseppe il nostro Paese non sarà più lo stesso. Ci ha insegnato a dare senza aspettarsi niente in cambio ". 
Conosceva talmente bene il patrimonio storico locale che sapeva illustrare con rara competenza la cripta, il crocifisso ligneo, i quadri, le opere e le vicende locali. Giuseppe era un operaio, lavorava a giornata, viveva solo ma era amato e stimato dai tanti che non si rassegnano all'idea che da un giorno all'altro non ci sia più. Dopo essermi fermato a ringraziare il Parroco e le persone che gli hanno voluto bene mi sono imbattuto in alcuni manifesti che lo ricordavano. Uno bellissimo era firmato dall'associazione " A crap s'è sciot " con un nome che può apparire inusuale ma racchiude genialità, identità e appartenenza ad un luogo. Giuseppe è venuto a mancare quando gli mancava poco per realizzare il suo sogno ed aprire un Museo al Paese. Sosteniamo insieme il sogno di Giuseppe e aiutiamo chi gli ha voluto bene a mettere insieme tutto ciò che lui aveva raccolto per aprire quel Museo.

di Michele Petraroia (Consigliere Regionale)

    L'ho conosciuto nell'edizione del 2000 di "cammina, Molise!". Una persona straordinaria, preparata, sensibile, disponibile, umile e molto attaccata alla sua terra. Giuseppe è stata una di quelle persone che ho sempre portato ad esempio tra i nostri marciatori per la rinascita dei nostri borghi.
Condivido, ora più che mai, quello che dice l’amico Michele Fratino di Jelsi: “Non aspettiamo la morte per riconoscere chi ha valore!”

di Giovanni Germano

di A.C. La Terra

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