Pedalare

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La strada verso il futuro si percorre su due ruote. Le piste ciclabili sono sempre molto apprezzate per brevi spostamenti soprattutto a fini turistici

di Giulia Di Paola (da lafonte.tv)

23 ottobre 2017

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La strada verso il futuro si percorre su due ruote. Le piste ciclabili sono sempre molto apprezzate per brevi spostamenti soprattutto a fini turistici, per passeggiate spensierate che magari offrano anche un panorama apprezzabile, o per muoversi liberamente nel traffico cittadino. Una pratica molto diffusa in Emilia-Romagna dove la rete della mobilità ciclopedonale vede una percentuale di spostamenti doppia rispetto a quella nazionale (rispettivamente il 10% e il 5%). Anche perché esistono molti chilometri di piste ciclabili. Secondo un rilevamento bike friendly effettuato da Legambiente tra le prime 12 città in classifica ben 5 sono in questa regione, e Modena detiene il primato con ben 220 km complessivi.

Una pratica che ha fatto fiorire negli ultimi anni lo bike sharing in diverse città: il parco bici più grande è a Milano ed ha ricevuto un forte acceleramento in occasione dell’Expo, ma sono molte le città che offrono un servizio per affittare le biciclette. Per la precisione si tratta di 200 comuni e altri enti territoriali per un totale di quasi 14.000 bici condivise.

Un problema per il Molise potrebbe essere la conformazione del territorio, un po’ impervio per il ciclista da passeggiata mentre l’unica zona che può prestarsi tranquillamente all’uso dei pedali è quella costiera: proprio lì ha guardato la giunta quando ha deliberato il “Programma integrato per lo sviluppo del turismo ambientale e ricreativo” puntando sulla valorizzazione del sistema diffuso del mare attraverso mobilità turistica sostenibile, grazie ad un protocollo d’intesa firmato dai comuni di Termoli, Petacciato, Montenero di Bisaccia e Campomarino. Si tratta di una pista ciclabile che va da Campomarino a Montenero, dell’importo di 5 milioni di euro, i cui lavori dovranno essere assegnati entro il 2019, pena la revoca dei finanziamenti.

L’idea è nata nell’ambito del Patto per lo sviluppo della regione Molise che contiene anche l’area tematica “Turismo e Cultura” e che si prefigge di realizzare opere di valorizzazione e rifunzionalizzazione delle strutture culturali ed artistiche di rilievo, nonché la realizzazione di impiantistica sportiva specializzata e promuovere uno sviluppo turistico integrato eco-sostenibile e del benessere.

Soggetto attuatore: il comune di Termoli.

Affidare tutte le rigide procedure per realizzare opere deliberate dal Cipe attingendo dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione una cifra di 5 milioni di euro sembra quasi volersi andare ad infilare in un tunnel. Almeno, questa volta, si tratta di un opera eco-compatibi- le.

Il bike sharing è nato proprio per completare la mobilità sostenibile, per coprire l’ultimo tratto di strada che neanche i mezzi pubblici possono percorrere. In questo modo veramente puoi andare a prendere il gelato al centro senza emettere sostanze inquinanti, senza ingolfare i parcheggi, risparmiando sulle multe e forse, dopo una pedalata, te lo gusti pure meglio. Non è meglio affittare le biciclette che svuotare il ventre della città?

Se ci fosse già stata una bella pista ciclabile avremmo avuto anche la possibilità di partecipare al bando per il riutilizzo di immobili pubblici che il Ministero dei beni culturali intende concedere gratuitamente agli under 40 al fine di “recuperare oltre 100 immobili pubblici lungo i cammini e i percorsi ciclopedonali e storico-religiosi che attraversano tutta l’Italia per trasformarli in ostelli, piccoli hotel, punti ristoro, ciclofficine, punti di servizio e assistenza per tutti i pellegrini, i turisti, i camminatori e i ciclisti che ogni anno percorrono questi tracciati. Favorire e sostenere lo sviluppo del turismo lento offrendo la possibilità di riutilizzare gli immobili pubblici come contenitori di servizi e di esperienze autentiche, fortemente radicate sul territorio”.

Molise assente dal progetto “Valore Paese – Cammini e Percorsi”, eppure ce ne sarebbero di case cantoniere e caselli ferroviari da poter riutilizzare a scopo turistico culturale. Del resto, allo stato attuale, dove li mandi i turisti in bici? Su strade trafficate e mal tenute? Si può fare solo se si tratta di amanti dello sport estremo, quello che prevede anche il rischio morte.

Considerando l’alto numero di studenti che da settembre a giugno vanno su e giù fra casa e scuola l’uso delle bici potrebbe essere strategico non solo in estate ed evitare gli ingorghi e i parcheggi di fantasia che fra le otto e le nove di mattina si fanno beffe del Codice della strada, dei vigili urbani e di chi vive nei pressi delle scuole. In questo l’esperienza romagnola potrebbe essere di esempio, senza inventare nulla, facendo solo tesoro delle buone pratiche altrui.

di Giulia Di Paola (da lafonte.tv)

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