Due storielle dal mondo dell’Islam

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Favole bengalesi che vogliono far riflettere

di p. Antonio Germano Das, sx.

12 ottobre 2017

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BREVE PREMESSA. Questa volta le due storielle sono tratte dal mondo dell’Islam. L’autore, pur avendo vissuto gli ultimi 20 anni tra i tribali della zona di Chittagong, che sono in maggioranza buddisti, era molto addentro sia al mondo hindu sia a quello musulmano. Molti dei suoi maestri e collaboratori provenivano dal mondo musulmano e, con tutta probabilità, le due storielle le avrà sentite da loro. Protagonista della prima prima storiella è il Mohanobi (grande profeta) Maometo (peace be upon him=la pace rimanga su di lui). Ogni volta che i musulmani pronunciano il nome di Maometto, in segno di rispetto, aggiungono l’equivalente in arabo dell’espressione tra parentesi. Uno dei 99 nomi attribuiti dai musulmani ad Allah è “Allah è paziente” e qui il Mohanobi ci dà un esempio di grande pazienza. Protagonista invece della seconda storiella è il califfo Omar. Anche quando viene pronunciato il nome di un califfo o di uno dei compagni di Maometto si aggiunge sempre l’equivalente arabo di “Allah è contento di lui”. Anche qui compare un altro dei 99 nomi attribuiti ad Allah: “Allah è misericordioso”. Volendo approfondire o conoscere di più sui personaggi in questione, basta digitare i loro nomi in internet. Il titolo hozrot, che accompagna i nomi, ha il significato italiano di: “sua altezza, sua maestà, sua santità, ecc.).

PRIMA STORIELLA: IL MOHANOBI E LA VECCHIA IMPERTINENTE. Il Mohanobi Hozrot Maometto (peace be upon him=la pace rimanga su di lui) aveva cominciato da poco a predicare l’Islam. Difficoltà emergevano da ogni parte. Nessuno lo aiuta, anzi tutti gli ostruiscono la strada. A quell’epoca, al sorghere dell’aurora, il Mohanobi si recava alla moschea per pregare. Ogni giorno, sulla strada che lo portava alla moschea, una vecchia disseminava delle spine perché il Mohanobi ne rimanesse afflitto. Quando veniva punto dalle spine, ovviamente il Mohanobi ne soffriva e la vecchia, di nascosto, osservava in piedi e se la ridacchiava facendo smorfie con la sua bocca sdentata.

Ciononostante il Mohanobi non diceva nulla; in silenzio rimuoveva le spine dalla strada e proseguiva. La vecchia dentro di sé pensava: che strano uomo è costui! Ogni giorno viene punto dalle spine e non impreca. E così passano i giorni: la vecchia sparge le spine ed il Mohanobi con il sorriso sulle labbra le rimuove. Un certo giorno, però, il Mohanobi sulla strada non trovò neppure una spina. Egli si guardò d’attorno, ma della vecchia nessuna traccia. Allora pensò: forse è caduta ammalata e nessuno si prende cura di lei. Si recò quindi nella casa della vecchia. Alla vista del Mohanobi, la vecchia rimase sorpresa e stette a guardare stupefatta in silenzio. Dentro di sè pensava: quanto è generoso il Mohanobi e quant’è magnanimo! Non c’è bisogno di dirlo: d’allora in poi il Mohanobi non trovò più una spina sulla via della moschea!

SECONDA STORIELLA: UN AMICO COMPASSIONEVOLE. Omar Faruk è il secondo califfo del mondo musulmano. Egli, per conoscere la reale situazione in cui versavano i suoi sudditi, durante la notte girava in incognito. Una notte, a forza di girare, arrivò in una località chiamata Hazar, lontana 4/5 chilometri da Medina. Ad un certo momento gli arrivò all’orecchio il suono mesto di un pianto. Nel tentativo di rendersi conto del dove proveniva il pianto, arrivò e si fermò dinanzi ad una catapecchia. Vide che dentro la capanna una donna stava cucinando. Al suo fianco 3 o 4 bambini continuavano a piangere. Egli entrò nella capanna e domandò: “Perché i bambini piangono?” La donna rispose: “Essi piangono perché hanno fame. Per calmare il loro pianto ho messo la pentola vuota sulla stufa. Hozrot Omar (Allah è contento di lui!), senza perdere tempo, tornò a Medina. Presi con sé farina, ghi(molto usato nella cucina bengalese. Non so se ci sia un termine adeguato per tradurlo in italiano. In inglese lo chiamano “clarified butter”), carne, farina d’orzo e datteri, si mosse per tornare di nuovo in quella capanna. Uno dei servi gli disse: “Huzur (signore), la dia a me tutta quella roba, la porterò io!” Ma egli rispose: “Questo è lavoro mio e devo compierlo io! Nel giorno del giudizio tu non potrai portare il mio peso”. Ciò detto, si caricò il peso sulla testa e tornò dalla donna. 

Questa volta la donna poté cucinare. Hozrot Omar (Allah è contento di lui!), a forza di soffiare, tenne acceso il fuoco. Fu preparato il pasto. I bambini, dopo aver mangiato a pancia piena, cominciarono a giocare. Il cuore di Hozrot Omar (Allah è contento di lui!) fu inondato di gioia. La donna, poco tempo dopo, quando poté capire chi era quel signore, piena di sorpresa e meraviglia, esclamò: “Quale grande magnanimità! Chi avrebbe potuto immaginare che il califfo Omar (Allah è contento di lui!) del mondo musulmano sarebbe diventato partecipe del mio dolore e della mia tribolazione? Nessuno avrebbe potuto immaginare una cosa simile. Egli non è soltanto il nostro sovrano, egli è anche nostro amico!”

di p. Antonio Germano Das, sx.

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