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A Frosolone Don Luigi Ciotti ricorda Rita Atria

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L’incontro fa memoria delle stragi di Capaci e via D'Amelio

di Miriam Iacovantuono (da moliseweb.it)

6 ottobre 2017

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Una stretta di mano ai presenti e un bacio affettuoso alle signore più anziane, così don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e del Gruppo Abele, ha fatto il suo ingresso nella chiesa di Santa Maria Assunta a Frosolone, invitato per un incontro organizzato, ieri 5 ottobre, dalla Scuola di Formazione e dell’Impegno Sociale e Politico ‘Paolo Borsellino’ e dalla Caritas di Trivento in collaborazione con il Comune e la ProLoco di Frosolone.

A fare gli onori di casa il sindaco della cittadina, Giovanni Cardegna, che ha ricordato come “il problema delle mafie attanaglia tutto il Paese e ne dobbiamo prendere consapevolezza per tenere alta la guardia” e poi parlando di cultura della legalità ha continuato “è necessario coltivarla e d è importante coglierne i segnali”.

Ad introdurre l’ospite della serata don Albero Conti, direttore diocesano della Caritas di Trivento e tra i fondatori della Scuola di Formazione ‘Paolo Borsellino’, che ha spiegato come l’evento, dopo l’incontro dello scorso 30 agosto a Castelguidone con Salvatore Borsellino, è il secondo appuntamento per fare memoria delle stragi di Capaci e via D’Amelio a 25 anni di distanza.

“Don Luigi non ha bisogno di presentazioni – ha esordito don Alberto – chi non conosce don Ciotti non conosce la storia”. È proprio così, il fondatore di Libera racchiude un mondo di storie, è un pezzo di storia d’Italia e un pozzo di insegnamenti e con i suoi moniti e i suoi discorsi invita a riflettere e prendere coscienza di sé e del mondo che ci circonda.

Un mondo fatto anche di mafia, la stessa che ha portato alla morte una giovane di 18 anni, Rita Atria, che si tolse la vita dopo l’uccisione di colui che l’aveva protetta e che si era preso cura di lei come una figlia, il giudice Paolo Borsellino. E durante l’incontro organizzato a Frosolone si è voluto fare memoria di questa giovane donna e del suo coraggio, ma anche di tutte quelle donne che non sono state zitte e hanno deciso di diventare testimoni di giustizia. Donne che hanno raccontato ciò che di sporco e illegale era intorno a loro, ciò che sporco e illegale facevano i loro familiari, donne che non si sono mai sporcate la mani nella mafia, ma che quell’odore lo avevano nelle loro case e che per l’amore viscerale per i propri figli e per loro stesse hanno deciso di denunciare, donne che hanno avuto paura, ma il riscatto della dignità è stato più forte.

Don Ciotti dopo aver fatto un excursus delle attività portate avanti dalla Scuola di Formazione e che la stessa è stata la prima ad essere nata in nome della figura del giudice Borsellino, ha ricordato che proprio per questo motivo, don Alberto Conti ha subìto delle minacce, “non siamo lontani da questo fenomeno, - ha commentato - loro sono molto bravi, ma noi dobbiamo esserlo di più”. Sì, perché il forte messaggio lanciato da don Ciotti durante l’incontro con la comunità di Frosolone e con quelli dell’intera diocesi di Trivento e non solo, è stato di “avere il coraggio di non tacere quando si vede calpestata la dignità e la libertà della gente, illuminare le coscienze, informare, incentivare la legalità e non essere indifferenti, perché l’indifferenza si mescola con la disattenzione, con la smemoratezza, con il silenzio, con la rassegnazione e la cultura mafiosa”.

Don Ciotti ha spiegato come questo coraggio Rita Atria lo ha avuto e la sua decisione di infrangere la spirale di violenze, ha prodotto molti frutti e molte donne dopo di lei hanno deciso di rompere quella catena che le teneva legate al sistema mafioso. “È importante prendere coscienza e perché la memoria sia una memoria viva bisogna avere coraggio ed essere uniti, perché coraggio e unità non richiedono eroismo, ma responsabilità”. La stessa responsabilità che hanno avuto Rita Atria, Lea Garofalo, Felicia Impastato e tante altre donne che con le loro testimonianze ci invitano a riflettere. E concludendo con una frase di don Tonino Bello, don Ciotti ha detto “non mi interessa sapere chi sia Dio mi basta sapere da che parte sta… e noi stiamo tutti dalla stessa parte”, dalla parte della legalità.

di Miriam Iacovantuono (da moliseweb.it)

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