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L’Autodafé del Camminante

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Rappresentazione teatrale tratta da “Address to the Jury e The Walker” di Arturo  Giovannitti. Testo, scene e regia di Stefano Sabelli, con Diego FLORIO, nella parte di Arturo Giovannitti. A Roma, sabato 23 settembre, al Teatro Marconi

di Teatro del Loto

21 settembre 2017

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Invitato negli USA, per il Centenario del Bread and Roses’s Strike The Walker’s Autodafè è ispirato al caso politico e giudiziario che nel 1912 coinvolse, in Massachusetts, il poeta e sindacalista d’origine molisana, Arturo Giovannitti. Lo spettacolo ripercorre l’epopea poetica e giudiziaria di quel giovane immigrato italiano, fra i più fieri animatori del grande Sciopero tessile di Lawrence che sconvolse l’America in quegli anni. Con una visione a 360°, gli spettatori entrano in una gabbia che evoca la condizione di reclusione che fu del giovane Arturo assumendo, di fatto, il ruolo di Giuria popolare. Quella stessa Giuria che, il 23 novembre 1912, presso la Salem Courthouse - nota per il famoso Processo alle Streghe del 1692 - fu chiamata a giudicare la straordinaria Autodifesa de... il Bardo della Libertà! 

Lo spettacolo è tratto dall’originale Address to the Jury (Appello alla Giuria) e da The Walker (Il Camminante) strug-gente poemetto a tema carcerario che il giovane Giovannitti compose in inglese nei mesi di reclusione precedenti il Processo che lo vide imputato a seguito dei moti del Bread and Roses’s Strike, di cui fu fervente animatore.

Nei primi giorni di sciopero, infatti, un’operaia tessile d’origine italiana, Anno Lo Pizzo, rimase uccisa durante una delle manifestazioni promosse. Arturo Giovannitti e Joe Ector, suo compagno nel movimento sindacale dei Wob-blies, furono accusati quali mandanti dell’omicidio. Rischiavano la sedia elettrica!

Sulla scena, il poeta-sindacalista molisano – nato a Ripabottoni (CB) nel 1884 ed emigrato in America nel 1901 - è visto in uno dei momenti salienti della sua vita: quando, all’età di 29 anni, espose davanti alla Corte di Salem il suo straordinario Appello alla Giuria.

Quell’Autodifesa (la prima nella Storia americana di un immigrato, italiano per giunta) pronunciata in eccellente inglese, fu così appassionante da segnare la Storia di quel Processo, che precedette di dieci anni il caso di Sacco e Vanzetti.

Ricordato come il primo dei grandi Processi americani del XX secolo, rivive in quest’opera teatrale, senza quarta parete e con il contrappunto lirico dei versi di The Walker che irrompono come flashback e intimo flusso di coscienza, scandendo i tempi della colta, vibrante e potente oratoria dell’Appello alla Giuria: un’autentica Autodafé pronunciata

per quei valori sociali, umanitari e di fratellanza fra i popoli che scandirono tutta la vita di Arturo Giovannitti.

L’installazione predisposta per il pubblico ricorda un ambiente carcerario. Lo spazio scenico è interamente occupato da una gabbia di sbarre arrugginite, al centro della quale si accomodano gli spettatori, con una visione a 360° dell’azione scenica. Sempre intravisto attraverso quel “rosso cancello di ferro”, evocato ne Il Camminante, che ne suggellò la prigionia, Arturo si muove in modo perimetrale rispetto alla gabbia che rinchiude il pubblico che, per empatia, ne rivive e condivide la condizione carceraria. Come pure si fa interprete, lo spettatore, del ruolo di giurato, nella ricostruzione teatrale di quel nuovo Processo alla Streghe di cui, sempre a Salem, fu vittima quel fiero e colto italiano, difensore dei lavoratori e degli umili. 

Assunto all’epoca, per i fatti che lo coinvolsero, a fama mondiale, quel giovane immigrato molisano divenne nel Nuovo Mondo il Poeta dei lavoratori e figura centrale della Cultura delle Migrazioni.

Fu idolo, fra gli altri, di Fiorello La Guardia che dichiarò che mai sarebbe potuto diventare Sindaco di New York se Arturo Giovannitti, non avesse ridato, con le sue azioni e opere, dignità e fierezza a tutti gli italiani d’America.

di Teatro del Loto

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